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La trilogia cosmica di Noel Gallagher è una parentesi da dimenticare

Il coronavirus ci costringe, ahinoi, a stare a casa. Niente pub, niente birre in compagnia per i prossimi giorni, tuttavia c’è sempre la musica a salvarci la vita e noi ne facciamo indigestione. E se Liam Gallagher stesso ha temuto di aver contratto il virus scoprendo, infine, che fosse la sua stessa casa ad essere troppo calda, Noel lancia il suo ultimo EP chiudendo così la trilogia “cosmica” iniziata la primavera scorsa con il lancio di Black Star Dancing. Blue Moon Rising vede The Chief riavvicinarsi e, in certa maniera, riappropriarsi di suoni più vicini ai suoi canoni britpop. Se la title track, presentata dallo stesso Gallagher Senior come un pezzo che tiene assieme i Metallica e Bob Marley, non si discosta dalle sonorità dance ed è certamente la più vicina alla produzione di Who Built The Moon?.

La natalizia Wandering Star ci ricorda, per un attimo, le ballate morbide alle quali The Chief ci aveva tanto, tanto abituato mentre l’ultimo brano, Come On Outside, è invece un vecchio pezzo trovato «rovistando dietro al divano». Di fatti circola in rete come demo già dal lontano 2013, ma pare risalire ai gloriosi giorni degli Oasis. Lo stesso Noel Gallagher ha puntualizzato come, il brano in questione, «sarebbe l’ultima grande canzone scritta dagli Oasis». Effettivamente il brano suona Oasis eccome. Vi immaginate quel “Come on outside” del ritornello intonata da Liam? Al netto di tutto, nonostante la trilogia sia una parentesi da dimenticare, Blue Moon Rising pare essere il migliore dei tre EP pubblicati dal buon vecchio Noel. Se gli altri due erano stati una vera e propria rivoluzione copernicana – per il mondo di Noel e dei fai degli Oasis – questo si riavvicina a stilemi più in linea con il recente passato di The Chief e a noi, forse perché ci piace un certo tipo di songwriting, forse perché siamo degli inguaribili nostalgici dei bei tempi andati, non ci dispiace.

Le prossime mosse del cantautore mancuniano non le conosciamo. Non sappiamo se continuerà sulla strada della sperimentazione o se ritornerà a comporre nel suo classico stile, se continuerà con la formula degli EP o si degnerà di regalarci un album a tutti gli effetti. Quel che è certo è che il cantautore, dopo un breve tour in Regno Unito, che toccherà persino la prestigiosa Royal Albert Hall, si è detto pronto a rinunciare quasi del tutto alle apparizioni dal vivo: «Sì, sono pronto a dichiarare lo stop. Sono pronto a prendermi del tempo per me. Ma penso che continuerò a scrivere, senza produrre troppo materiale, per andare in tour ogni cinque o sei anni anziché ogni due o tre».