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I migliori album di debutto del XXI secolo, per il momento

Avete presente quando vi trovate davanti tutti gli album che avete sempre desiderato, ma vi viene detto che o ne scegliete dieci o non ne potete portare a casa nessuno? Ecco, scegliere quali siano i migliori esordi discografici della storia ha più o meno la stessa difficoltà. Cominci ad andare a ritroso, scavando tra i tuoi ascolti su Spotify, guardando i vinili e i dischi che hai in casa. Cerchi l’ispirazione su internet, perché sei sicuro che ci sarà sempre qualcosa che sfuggirà alla tua vista e alla tua mente. Proprio per questo motivo questi sono i migliori esordi discografici non della storia, ma degli ultimi 20 anni. Certo, ci sarà sempre qualcuno che storcerà il naso, ma d’altronde è complicato mettere d’accordo tutti, com’è complicato trovare un gruppo di persone che non riescano a litigare sulla diatriba tra Oasis e Blur o Beatles e Rolling Stone. Spoiler: per evitare conflitti, non troverete nessuno di questi quattro gruppi.

The Strokes, Is This It

L’album d’esordio degli Strokes, pubblicato ben 20 anni fa, nel 2001, dalla RCA/BMG, è ormai a tutti gli effetti una pietra miliare dell’indie americano anni 2000. Con il suo esordio discografico la band di Julian Casablancas è riuscita a catturare l’attenzione di pubblico e critica, pubblicando un album che contiene alcuni dei brani più belli degli ultimi 20 anni e manifesto di diverse generazioni, da Last Nite a Hard to Explain, fino a Someday. Un album che ha sempre messo d’accordo tutti i fan della band per la sua bellezza e che, tra l’altro, è stato venduto in Europa e negli Stati Uniti con due copertine diverse. Is This It non solo è l’album manifesto degli Strokes, ma anche quello che, riascoltandolo, ci fa incazzare per alcuni dei loro lavori successivi, come Angles e Comedown Machine, ritenuti dai più, me compresa, decisamente sottotono rispetto alle grandi potenzialità della band.

The Killers, Hot Fuss

Sebbene non ci sia mai stata rivalità tra le due band, e non vogliamo scatenare asti proprio adesso, non si può citare Is This It tra i migliori esordi degli anni Zero senza citare Hot Fuss dei Killers. Uscito nel 2004 per Island Records, il debutto della band di Brandon Flowers è costellato di grandi successi che chiunque non viva sotto una pietra conosce, da Somebody Told Me a Mr. Brightside, da Smile Like You Mean It ad uno dei brand manifesto dell’indie oltreoceano: glamorous indie rock & roll. Arrivato alla numero uno delle classifiche di Australia, Regno Unito e Irlanda, Hot Fuss è senza dubbio tra i migliori debutti discografici di sempre. Questo perché è un disco capace di trasportare chi lo ascolta nelle atmosfere di quegli anni, fatte di cambiamento e di nuovi sound. Un lavoro che fa da apripista a quelle che saranno le band portati dell’indie rock e alternative degli anni successivi.

Noel Gallagher, Noel Gallagher’s High Flying Birds

Non vi ho mentito quando ho detto che non avreste trovato i Blur o gli Oasis. Ovviamente mi riferivo ai gruppi, non ai singoli componenti delle due band. Perché l’omonimo album di debutto di Noel Gallagher e della sua band, pubblicato nel 2011 da Sour Mash Records, è un gioiellino di valore a mio avviso inestimabile. L’esordio solista di Noel Gallagher è, infatti, la prova inconfutabile che Noel non solo sa scrivere bene, ma sa cantare forse meglio. If I Had a Gun è probabilmente una delle più belle canzoni d’amore mai scritte. Ma non solo. Perché Stop the Clocks, Everybody’s On The Run e The Death of You And Me sono canzoni che fanno rimpiangere gli Oasis e amare, allo stesso tempo, la decisione di Noel di intraprendere la carriera solista. Il suo è un esordio discografico degno di nota che ha messo fine da tempo alla possibilità di rivedere sullo stesso palco i fratelli Gallagher.

Harry Styles, Harry Styles 

Ammetto di essere stata, in gioventù, una fan degli One Direction. Tra tutti gli esordi discografici degli ex componenti della band, l’omonimo album di Harry Styles merita un posto tra i migliori esordi di questi ultimi anni. Il cantante, con Harry Styles, ha cambiato le carte in tavola, dando prova di potersi approcciare anche a sonorità diverse dal pop commerciale, abbracciando soft rock e pop psichedelico. Da Sign Of the Time a Kiwi, le dieci tracce dell’esordio di Harry Styles hanno posto solide basi per i suoi progetti futuri. Un lavoro maturato di un artista che potremmo definire un bocciolo, sbocciato e divenuto un bellissimo fiore con il suo secondo disco Fine Line.

Sam Fender, Hypersonic Missiles 

Sam Fender, per me, è la combinazione, mandata sulla terra da non si sa chi, tra un pizzico di Bruce Springsteen, un cucchiaio di Killers e indie rock americano. Il suo esordio discografico, Hypersonic Missiles, forse è passato in sordina in Italia ma, credetemi, se non l’avete ancora ascoltato siete sempre in tempo per recuperarlo. Pubblicato nel 2018 da Polydor Recors, Hypersoni Missiles è un debut album ricco di personalità e raffinato. Nonostante abbia letto tante critiche negative su questo progetto, posso dirvi che, a mio avviso, Sam Fender ha proposto un lavoro sincero, fatto di parole importanti e chitarre, che merita di essere apprezzato e inserito tra i migliori progetti di debutto di questi ultimi 20 anni.

tha Supreme, 23 6451

Ci spostiamo in Italia e, se pensate che inserire tha Supreme in questo elenco sia una provocazione beh, vi sbagliate di grosso. Tralasciando la scelta, a mio avviso geniale, di associare ad ogni numero una lettera per andare a comporre il titolo (Le basi), l’esordio discografico di tha Supreme ha segnato un prima e un dopo. Questo perché il giovane producer ha posto le basi per la svolta, forse attesa da anni, della nuova musica italiana, fatta da giovani che non vogliono più rimanere incatenati alle regole del rap o del pop, ma vogliono riscriverle. La sua attitude e le sue produzioni, richiestissime, lo hanno proiettato in pochissimo tempo tra i grandi della musica. A 18 anni, tha Supreme è un artista da tenere d’occhio e su cui puntare, con un esordio discografico convincente, ricco di feat e simbolo del nuovo linguaggio giovanile decisamente ostico per gli adulti che ancora si domandano cosa voglia dire: “Swisho un blunt a swishland”.

Massimo Pericolo, Scialla Semper

Massimo Pericolo è riuscito a concentrare nel suo album d’esordio, Scialla Semper, tutta la frustrazione e la rabbia di cui una persona può essere piena. Pubblicato nel 2019 da Pluggers e Lucky Beard Rec., il primo album di Alessandro Vanetti è il simbolo di una generazione esausta e stufa delle violenze e delle condizioni, spesso degradate, in cui si è costretti a crescere e sopravvivere. Da 7 miliardi, carico di rabbia e perfetto da ascoltare quando si è incazzati col mondo, a Sabbie d’oro, con le chitarre di Generic Animal, Scialla Semper è tra gli debut album più convincenti di questi ultimi anni e la prova che Massimo Pericolo può fare grandi cose, e le sta già facendo.

Fulminacci, La vita veramente

Fulminacci è riuscito a farmi tornare la voglia di ascoltare l’indie italiano. Nella diatriba tra itpop, indie e cantautorato, Filippo Uttinacci mette tutti a tacere e, a poco più di 20 anni, da le piste a tutti pubblicando un album maturo, completo e ricco di immagini. La vita veramente, pubblicato nel 2019 da Maciste Dischi, è l’esordio degli esordi. È un album con il quale Fulminacci è riuscito a portarsi a casa il premio (forse) più importante per un artista italiano: il premio Tenco per la miglior opera prima. Sono abbastanza sicura che Tenco, che scriveva “scrivo quando sono triste, quando sono felice esco”, sarebbe felice che un premio a suo nome sia stato dato ad un giovane artista di talento e che, ne sono sicura, sarà capace di proporci altri album validi nel corso della sua carriera.

Speranza, L’ultimo a morire

Sembra strano dire che L’ultimo a morire è il disco d’esordio di Speranza, artista del panorama rap italiano che ormai circola da diversi anni. Ugo Scicolone, classe 1986, infatti ha già collaborato con tantissimi nome che contano della scena italiana, da Gué Pequeno a Tedua, da Ketama126 a Night Skinny. Il suo esordio discografico, pubblicato lo scorso 16 ottobre da Sugar e distribuito da Universal Music, è per me il disco rap dell’anno e tra i debutti più centrati degli ultimi anni. Con tanta pazienza e lavoro sodo, Speranza ha portato all’attenzione del pubblico un album completo che mixa dialetto napoletano, francese e italiano. L’ultimo a morire ti sbatte in faccia la verità, nuda e cruda, senza sovrastrutture o peli sulla lingua. Ascoltare Takeo Ischi, in collaborazione con Massimo Pericolo, per credere.

Carl Brave x Franco126, Polaroid

Non vorrei scatenare crisi di pianto in nessuno. Non credo che Carl e Franco stiano pensando di tornare a cantare insieme. Detto questo, chiudiamo il cerchio con Polaroid, che segna allo stesso tempo l’esordio e la fine del duo più amato dell’Itpop italiano. Chi non ha cantato, in estate ma anche in inverno, Sempre in due, Alla tua e Pellaria, forse non si è divertito abbastanza. O magari ascolta un genere di musica diverso, e solo in quel caso possiamo capirlo.  Anche se Carl Brave e Franco126 non cantano più insieme, Polaroid è sicuramente tra i migliori esordi degli ultimi anni e la cornice perfetta di tanti momenti spensierati e felici.