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“And Just Like That…” è la versione boomer di “Sex and the City”

Era il lontano 1998 quando Sex and the City debuttava nelle vite di ignari spettatori che non avrebbero mai e poi mai pensato che quella serie sarebbe diventata iconica. La serie andò avanti per circa sei anni, per poi proseguire con film, prequel e And Just Like That, approdata su Sky questa settimana. Certamente non sto facendo alcuno spoiler se vi dico che le amiche stavolta non sono più quattro, ma tre – le attrici Sarah Jessica Parker e Kim Cattrall non si sono mai amate e quest’ultima ha deciso di non partecipare a questa nuova stagione. Di certo non è uno spoiler neanche raccontare che Mr. Big, compagno storico di Carrie, al secolo Chris Norton, non era affatto entusiasta di partecipare a questa nuova serie, ma si sa, pecunia non olet; quindi ha contrattato e ottenuto di partecipare soltanto al primo episodio. Dunque ci ritroviamo con le nostre tre amiche newyorkesi ormai più che cinquantenni, sposate e madri, nel periodo post-Covid-19. In pratica si potrebbe dire che sono tre boomer alle prese con la contemporaneità; dal giornalismo scritto si passa ai podcast (trattando il sesso in maniera decisamente esplicita), dai libri di testo ai Kindle, dagli avvocati specializzati in diritto societario ci si converte ad attività pro bono per tutelare le minoranze dalle politiche razziste o anti migratorie statunitensi.

Quello che effettivamente si fatica a capire, è il perché incaponirsi tanto nel portare avanti una serie che oramai obiettivamente ha fatto il suo tempo e che tenta ostinatamente di aggiornarsi, rimanendo però legata a ciò che era, per quanto possibile, ed ovviamente non è più. Da un certo punto di vista ho apprezzato e apprezzo di più la scelta del cast della produzione di Friends; nessuno di loro infatti si è mai reso disponibile a fare dei sequel. Questo ha fatto sì che la conclusione quasi perfetta delle storie di quei personaggi resti consolidata e ferma nella nostra memoria. Vedere invece gli autori arrampicarsi sugli specchi, forzando trame o tentando di vestire ancora in maniera glamour personaggi che sembrano non voler affrontare realmente il passare del tempo (capelli grigi di Miranda a parte), ritengo non sia esattamente la scelta azzeccata. Certo, questa serie affronta l’evoluzione delle vite delle protagoniste. Va da sé che scavallata la soglia dei 50 anni, soprattutto se hai una famiglia o hai scelto di avere un compagno di vita, è matematicamente certo che i problemi da affrontare non siano più legati alle scarpe di Manolo Blahnik o alla borsa di Louis Vuitton. La visione dei primi due episodi, quindi, al momento non giustifica l’aver resuscitato per l’ennesima volta Carrie, Charlotte, Miranda e Samantha.