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I 10 migliori film fuori di testa

I personaggi affetti da problemi psichiatrici, dato l’ampio spettro in cui si muovono – dalla depressione alla schizofrenia – e le numerosissime variabili morali che potenzialmente li caratterizzano, da sempre affascinano i cineasti. Uno dei primi capolavori sonori, M – Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, vede come protagonista (o meglio antagonista) proprio una persona affetta da diversi disturbi: il personaggio interpretato da Peter Lorre è tuttavia una figura inquietante e pericolosa, così come la maggior parte dei personaggi mentalmente instabili rappresentati sul grande schermo fino ai decenni più recenti.

10. Io ti salverò (Alfred Hitchcock)

Un regista classico parzialmente estraneo all’incasellamento dei personaggi mentalmente disturbati nella categoria degli antagonisti è sicuramente Hitchcock: nonostante Norman Bates, personaggio principale di Psycho, sia un antagonista, in altri suoi film figure affette da problemi mentali sono infatti parzialmente o totalmente positive. Un esempio può essere Marnie, protagonista cleptomane dell’omonima pellicola del 1964, o Gregory Peck in Io ti salverò, particolarissimo film interamente ispirato alla psicoanalisi che in una sequenza onirica vanta scenografie progettate da Salvador Dalì, artista che, come tutti i surrealisti, era particolarmente vicino alle tematiche psicologiche.

9. A Dangerous Method (David Cronenberg)

Nonostante la psicoanalisi, anche grazie a evoluzioni recenti negli studi psicologici e psichiatrici, sia oggi molto meno popolare che in passato, la figura di Freud e i primi studi sui problemi mentali sono argomenti che riescono sempre ad affascinare pubblico e critica, come dimostra A Dangerous Method, uno dei più recenti successi di Cronenberg: il regista, da sempre interessato al rapporto tra problemi sociali e psicologici, nel suo atipico period drama mette in scena le dinamiche interpersonali tra i due padri della psicoanalisi, ovvero Freud e Jung, interpretati rispettivamente da Viggo Mortensen e Michael Fassebender.

8. A Beautiful Mind (Ron Howard)

In questo millennio, un’altra figura storica a cui è stato dedicato un film di successo è quella di John Nash, geniale matematico affetto da schizofrenia paranoide, psicosi estremamente debilitante e dolorosa per il soggetto coinvolto; il biopic, vincitore di quattro Oscar (tra cui Miglior film e Miglior regia), ha il merito di trattare con l’attenzione per il grande pubblico tipica di Howard un tematica davvero delicata e soprattutto all’epoca poco popolare.

7. Shutter Island (Martin Scorsese)

Un altro recente successo globale che vede come tema centrale i disturbi mentali è Shutter Island, tratto dal romanzo L’isola della paura, che vede il protagonista, interpretato da un Di Caprio in stato di grazia, muoversi all’interno di un misterioso ospedale psichiatrico, in un’indagine in cui la realtà e i deliri dovuti alla schizofrenia si fondono per quasi tutta la durata del film.

6. Melancholia (Lars von Trier)

Non tutti i problemi mentali sono evidenti come la schizofrenia: anche la depressione, spesso minimizzata per via dell’uso improprio del termine, è a tutti gli effetti un disturbo e merita di essere trattata con la dovuta serietà. Lars von Trier ha dedicato a personaggi affetti da depressione un’intera trilogia, il cui secondo capitolo, Melancholia, è da molti considerato il capolavoro del regista: la rappresentazione della depressione, al tempo stesso metaforica ed estremamente realistica, è infatti particolarmente sentita ed efficace.

5. Anomalisa (Charlie Kaufman)

Un altro regista da sempre interessato alla rappresentazione dei disturbi mentali è Charlie Kaufman, che nel 2015 sceglie di l’animazione in stop motion per mettere in scena l’alterazione del reale percepita dal protagonista, affetto dalla Sindrome di fregoli, rarissima patologia caratterizzata da delirio e manie di persecuzione. In Anomalisa, come negli altri suoi due film da regista (Synechoche, New York e Sto pensando di finirla qui), Kaufman usa l’espediente del disturbo mentale per rappresentare l’alienazione dell’uomo occidentale e in particolare dell’artista nella società contemporanea.

4. Fight Club (David Fincher)

David Fincher – fedelmente a Palahniuk, autore del romanzo – usa a sua volta un problema psichiatrico, in questo caso il disturbo dissociativo dell’identità o disturbo di personalità multipla (spesso chiamato semplicemente sdoppiamento della personalità), per mettere in scena l’alienazione, la frustrazione e l’apatia dell’uomo contemporaneo nella società occidentale, dando così vita a una trama cult in cui l’elemento mindblowing è talmente efficace da essere spesso erroneamente considerato il centro tematico del film.

3. Joker (Todd Phillips)

Un altro film recentissimo ma già cult che usa il disturbo mentale come metafora dell’alienazione dell’emarginato è Joker, in cui il protagonista è effetto dalla rarissima sindrome pseudobulbare. Il personaggio, incarnato da un maestoso Joaquin Phoenix, è a sua volta ispirato a due figure scorsesiane interpretate da Robert De Niro, ovvero Travis Bickle (Taxi Driver, 1976), affetto da disturbo da stress post traumatico in seguito al servizio militare in Vietnam, e Rupert Pupkin (Re per una notte, 1982), estremamente dissociato come lo stesso Joker.

2. Ragazze interrotte (James Mangold)

Nonostante i protagonisti delle pellicole che affrontano il tema della salute mentale siano quasi sempre maschili, uno dei più famosi film ambientati all’interno di un istituto psichiatrico, ovvero Ragazze interrotte, è interpretato da protagoniste quasi esclusivamente femminili. Anche se Winona Ryder offre un intenso ritratto di una ragazza affetta da disturbo borderline della personalità, la scena è dominata da Angelina Jolie, premiata con l’Oscar per la sua sfaccettata interpretazione di una paziente ricoverata per sociopatia.

1. Qualcuno volo sul nido del cuculo (Milos Forman)

Ragazze interrotte è stato spesso definito la versione femminile del capolavoro di Forman, che nel 1975 ebbe anche l’inestimabile valenza sociale di denuncia delle crudeltà perpetrate ai danni dei pazienti all’interno delle cliniche psichiatriche. Stilisticamente impeccabile e arricchito da interpretazioni annoverate tra le migliori della storia del cinema – su tutte quella di Jack Nicholson, Qualcuno volò sul nido del cuculo è sicuramente il primo titolo da recuperare per riflettere nel modo più completo sui drammi che derivano da una scorretta considerazione delle persone affette da disturbi mentali.

Lucia Ferrario
Autore

Classe ‘98, cinefila compulsiva che quando parte "My Way" alla fine di "Goodfellas" si sente come Alex mentre ascolta Ludovico Van.