Interviste musica

Linecheck con Dino Lupelli: quando l’esilio diventa creativo

Nel fittissimo programma della Milano Music Week torna, con la sua ottava edizione, Linecheck Music Meeting and Festival. Dal 22 al 26 novembre si terranno incontri, dedicati ai professionisti e agli amanti della musica, per mettere al centro dell’attenzione il mercato e la filiera musicale, con artisti e protagonisti della scena musicale nascente e contemporanea. Non mancheranno gli appuntamenti live, con una serie di concerti di alcuni tra gli artisti più interessanti della scena musicale italiana. Per citarne alcuni: Marco Castello, La Niña, Bawrut, Studio Murena e Arssalendo.  Abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore generale di Linecheck, Dino Lupelli, per scoprire qualcosa di più sul festival.

Quali sono i punti di forza di un evento come Linecheck e cosa avete imparato in queste edizioni?
Abbiamo imparato che quello che stiamo facendo è davvero importante. Chi ha partecipato alla sessione di Linecheck, con diverse aspettative, ha portato a casa dei risultati abbastanza concreti. Il minimo che porti a casa è approfondire argomenti difficilmente affrontati, ti fa entrare in contatto con persone che appartengono a questo mondo in maniera diretta e soprattutto ti fa capire da vicino la complessità dell’ecosistema della musica.

Il tema di quest’anno è “Inexile”. Si affronta così la lontananza dalla patria, non solo fisica ma anche immaginata. Perché lo avete scelto?
Questo tema ha un’origine molto di pancia, che si è evoluto nel tempo. Questa parola, molto suggestiva, normalmente ha un significato negativo, ma ne assume anche diversi positivi in alcuni termini, come per esempio l’esilio creativo, che tutta una serie di filosofi, letterati e artisti stessi considerano la dimensione fondamentale per essere liberi nella creazione. Significa spegnere i rumori di fondo di quello che succede nel mondo per concentrarsi sulla propria produzione in totale libertà, abbandonando i vincoli che normalmente ti impediscono di essere libero nella creazione.

Come dicevi, però, esiste anche l’accezione negativa di questo termine.
Sì, quando andiamo a parlare di esilio fisico. È una condizione che abbiamo sperimentato tutti in qualche modo in questi anni. Non riguarda solo chi è costretto ad abbandonare la propria terra, ma anche chi è costretto a isolarsi, rimanendo lontano dai propri simili. Tutto questo ha a che fare con la musica perché ti porta in una dimensione altra. Poi noi abbiamoportato all’attenzione del filosofo Leonardo Caffo questo tema, e lui ci ha dato una terza lettura.

E quale sarebbe?
Si lega a Milano, una città dove gran parte della popolazione vive venendo da altrove e dove la dimensione dell’esilio acquista entrambe le caratteristiche, fisica e creativa.

Per questa ottava edizione di Linecheck avete scelto artisti molto diversi tra loro, da Marco Castello agli Studio Murena, fino ad Arssalendo.
La scelta è stata affidata a Germano Centorbi, curatore di questa edizione, ed è in linea con la cifra stilistica di Linecheck, che va a portare sul palco artisti già inseriti nel mercato discografico, non esattamente emergenti, che hanno le caratteristiche per confrontarsi con un pubblico internazionale. La nostra sfida costante, com’è successo in passato con artisti come Giorgio Poi e Motta, o internazionali come Lewis Capaldi e Arlo Parks, è alimentare questa dimensione in cui la musica italiana si riesca a mettere allo stesso livello di quella internazionale. Tutti gli artisti di Linecheck sono accomunati dalla stessa caratteristica: il potenziale molto grosso rivolto al grande pubblico, non solo italiano.

Vorrei fare una considerazione con te: ad oggi stiamo effettivamente guardando “fuori”? O siamo ancora molto, o troppo, concentrati su quello che accade in casa nostra?
Dipende molto dalle scene. L’attitudine all’internazionalità è sicuramente propria della musica elettronica. Nel programma di Linecheck è presente Katatonic Silentio, artista che sta entrando in una serie di circuiti che vanno oltre la dimensione nazionale, anche perché nell’elettronica non c’è il problema del linguaggio. Dall’altra parte, gli artisti italiani si sono confrontati con l’estero per “copiare” dei linguaggi che non ci appartengono come tradizione e questa cosa non ha quasi mai funzionato. A livello internazionale c’è interesse verso il nostro mercato, ma se non hai le connessioni e non conosci gli altri mercati, devi lavorare con dei partner, che credano nel tuo progetto e ti facciano entrare dalle “porte giuste”.

Benedetta Minoliti
Autore

Giornalista professionista che difficilmente riesce a stare zitta, non esce mai di casa senza le cuffie, non saprebbe davvero come fare altrimenti. Fan sfegatata dei Killers e Oasis, le piace descriversi utilizzando una frase che Noel ha simpaticamente dedicato a Liam: «Sono una forchetta in un mondo in cui si mangiano solo zuppe».