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Gli Arcade Fire sono ancora dei visionari

Tra ferite da sanare e nuove frontiere sonore, gli Arcade Fire ritornano con un album, “Pink Elephant”, che è insieme trasformazione, rinascita e strategia immersiva

Circle of Trust è il nome dell’app lanciata dagli Arcade Fire pochi giorni prima l’uscita del singoloYear of Snake che anticipa il settimo album Pink Elephant. Fiducia, ciò che il gruppo molto probabilmente vuole ritrovare nei fan e nel pubblico dopo il periodo nero di Win Butler, accusato nel 2022 di presunti abusi sessuali. Anche se archiviata, la vicenda, che ha scosso la credibilità di una band da sempre impegnata socialmente e politicamente, ha avuto ripercussioni nel gruppo che in quest’album perde la produzione musicale di Will Butler, fratello minore di Win e di Owen Pallett, storico collaboratore e arrangiatore della band. Registrato a Good News Recording Studio a New Orleans, il disco è prodotto, oltre che da Win e Régine, da Daniel Lanois produttore canadese simbolo degli anni Ottanta che ha firmato alcuni degli album che hanno segnato la storia del rock. Il settimo album degli Arcade Fire anche se ha all’attivo solo due singoli ha sicuramente dietro una strategia di comunicazione di tutto rispetto, figlia indiscutibile di un tempo in cui l’immagine la fa da padrona. “Video killed the radio star” cantavano The Buggles cantavano nel lontano 1979, ma erano ignari che a distanza di oltre quarant’anni quest’affermazione sarebbe diventata un po’ legge nell’epoca in cui i social media permettono agli artisti di costruirsi un’immagine pubblica/intima che crea un filo diretto e personale con i propri fan.

La vera innovazione del progetto Pink Elephant è l’app Circle of Trust: non una semplice estensione promozionale, ma una piattaforma ibrida tra sito e social, pensata per accorciare concretamente la distanza tra la band e il pubblico. L’app è rivolta non solo ai fan, ma anche a chi ha un occhio per il design, la musica e le narrazioni visive. I contenuti multimediali – brevi video e clip – sono costruiti su tonalità rosa tenui e su un linguaggio visivo intimo ma curato. Al centro c’è il racconto: pensieri, frammenti, riflessioni che svelano il dietro le quinte emotivo e creativo dell’album. L’app ospita anche un’esclusiva: la nuova versione di Cars and Telephone, un brano fuori dalla tracklist ufficiale, ma fondamentale. È infatti la prima canzone che Win registrò per Régine agli albori del progetto Arcade Fire, e qui trova una seconda vita, ponte tra passato e presente. Nonostante i contenuti visivi dominanti gli Arcade Fire con Pink Elephant non mettono in secondo piano la musica; sicuramente l’album suona in modo differente rispetto ai precedenti, Daniel Lanois appone la sua firma inconfondibile e Win e Régine, che per la prima volta troviamo alla batteria lui e al basso lei, sono riusciti a mantenere integra l’identità del gruppo, cedendo tanto quanto basta a una vena musicale più pop, meno lirica e poetica rispetto al passato, ma rimanendo su un livello alto che soddisfa le aspettative dopo tre anni dall’ultimo disco We.

L’album è un’odissea sonora, quarantadue minuti da ascoltare senza interruzioni che conducono l’ascoltatore in un percorso introspettivo e visionario, una sorta di esplorazione del senso della vita che si svolge all’interno della percezione personale. Pink Elephant esplora tematiche esistenziali attraverso una produzione ricca di contrasti, giocando sapientemente con chiaroscuri emotivi e suggestioni psichedeliche e traccia dopo traccia costruisce un forte climax musicale. Tutto il disco ruota attorno al concetto della capacità di rinnovamento e di trasformazione, elementi legati all’anno del Serpente (iniziato a fine gennaio 2025) che per l’oroscopo Cinese simboleggia la saggezza, l’arguzia, l’intuizione e lo spirito critico. Non è un caso che a dare il via al nuovo progetto, dopo un periodo di crisi, Régine e Win abbiano scelto Year of Snake, singolo promosso da un videoclip psichedelico, diretto da David Wilson e dal video artist Mark Prendergast, che racconta la vita on the road degli Arcade accompagnata da un ritmo pulsante e chitarre elettriche. Ultimo estratto il singolo Pink Elephant che dà il nome all’album, l’elefante rosa metafora del paradosso del pensiero – più cerchi di ignorarlo, più diventa impossibile da evitare. Si rivolge a qualcuno che sembra essere mentalmente ed emotivamente assente, instabile, quasi intrappolato in uno stato d’ansia o confusione.

Mind is changing like a mood ring/Jumping every time the phone rings” suggerisce un’instabilità emotiva o forse un trauma non risolto, costretti a vivere in una realtà distorta, inaccessibile, un misto di rassegnazione e speranza. Rispetto al passato, Pink Elephant segna una svolta nel percorso sonoro degli Arcade Fire; se Reflektor sperimentava con l’elettronica dark, questo nuovo lavoro si muove in territori più introspettivi; l’energia punk evocata in fase promozionale resta perlopiù una suggestione: l’unico vero scarto in quella direzione è Alien Nation. Open Your Heart or Die Trying è il brano che apre l’album: lungo, interamente strumentale, agisce come una porta d’ingresso in un territorio indefinito, quasi astratto. Non impone un significato preciso, ma lascia spazio all’ascoltatore di costruire il proprio, in base a ciò che sente. L’atmosfera è profondamente cinematografica – come accade anche negli altri intermezzi strumentali del disco – e accompagna in un viaggio sospeso, fuori dal tempo e dallo spazio. È un percorso nomade, senza una direzione chiara, ma che lascia intuire che qualcosa sta prendendo forma. Il crescendo emotivo è potente, e segna fin da subito l’intensità del disco.

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