Gli Studio Murena, un paio di anni fa, sono stati oggetto di una mezza discussione con il mio ex fidanzato, che voleva arrivare a un festival con calma. Io no, avevo fretta, perché non mi volevo perdere il live degli Studio Murena. Alla fine siamo arrivati su Mon Ami, a concerto quasi finito, ma è andata bene così. In fondo dobbiamo sempre fare dei compromessi, e se non si può avere tutto, a volte conviene accontentarsi. Sicuramente gli Studio Murena nel loro nuovo album, Notturno, non si sono accontentati. Il loro nuovo progetto, prodotto da Tommaso Colliva, è da ascoltare di notte, da soli, nell’unico momento della giornata in cui possiamo combattere, a volte perdendo, con i nostri pensieri. Notturno mescola jazz e rap, dando grande spazio all’elettronica e a una ricerca nei testi elegante, mai scontata e ricca di citazioni. Arricchito da diverse collaborazioni, da Willie Peyote a Rodrigo D’Erasmo, fino a Fabrizio Bosso e all’attrice Veronica Perdonò. Notturno è il disco di chi affoga nei suoi pensieri, ma sente il costante bisogno di tornare in superficie e respirare. «Ognuno vive l’attesa a modo suo, io sento tanta adrenalina. Sono agitato, gasato, mi sento come prima di un grosso concerto», mi racconta Lorenzo Carminati, voce degli Studio Murena.
Una provocazione: qualcuno mi ha detto «sono bravissimi, suonano da Dio, ma mi chiedo se li ascolterei in cuffia». La dimensione live vi appartiene di più?
Maurizio: Assolutamente sì. Siamo un progetto nato per suonare live, ci siamo conosciuti in quel modo. Da questo disco però c’è stata più attenzione alla produzione, con grande importanza per l’elettronica, e abbiamo cercato di sgrezzare, rendendo tutto più efficace e accessibile. Speriamo che con questo disco il pubblico scopra un altro lato degli Studio Murena.
Amedeo: Tutti gli artisti che effettivamente fanno musica visti dal vivo hanno un impatto maggiore. Che fanno musica in modo serio.
Maurizio: Esatto, che fanno musica in modo serio è importante da aggiungere.
Lorenzo: Sicuramente i dischi precedenti li abbiamo suonati molto di più prima di portarli in studio. Come dice Maurizio è un disco più fruibile, lo puoi ascoltare in cuffia e rispetto ad alcuni brani di WadiruM c’è una pasta e un impatto energico potente, ma diverso.
C’è un luogo di Milano che potrebbe rappresentare Notturno?
Lorenzo: Per il grado di intimità e cose personali che ci sono nel disco per me ci sono tre luoghi: la saletta, casa di Amedeo e casa di Maurizio. Sono i posti dove “stiamo in mutande” (ride, ndr.), dove la nostra intimità viene davvero fuori.
Il titolo rispecchia perfettamente il disco, un progetto che ascolti da solo, mentre sei in giro o seduto su una panchina e ti senti inghiottire dai pensieri. Vi ritorna questa impressione?
Lorenzo: Tantissimo. Sono felice di sentire che arrivano immagini concrete, perché sulla panchina inghiottito dai pensieri c’ero io, mentre scrivevo i testi. Il titolo l’ha dato Tommaso (Colliva, ndr.) la prima volta che ha ascoltato le demo. Ci ha illuminato, poi Maurizio ha tirato fuori il concetto di “effetto notte” e io mi sono ritagliato degli spazi notturni per scrivere, ma anche per mega riflessioni intime.
C’è una citazione esplicita a Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni in Nostalgia. Come vi è venuto in mente di inserirla?
Lorenzo: In questo disco, come dicevamo, abbiamo voluto dare più spazio all’elettronica. Abbiamo già fatto uso di sample, ma mai in modo così diretto. L’idea è arrivata da Tommaso e c’è una citazione nella citazione, perché anche Koas nel disco Fastidio del 1996 ha proprio una parte di quel sample.
“Ho tre esempi per l’ansia/Tre porte per le mie paure/L’incubo come patibolo in cui sono il boia, patibolo e scure”. Tre porte di paura è un brano forte, decisamente intenso. Com’è nato?
Lorenzo: Avevamo già la strumentale ancora prima che venisse pubblicato WadiruM, è una citazione a Evidence di Thelonious Monk e l’idea di costruire il brano così, a livello strumentale, nasce da un altro brano. Io però non riuscivo a scriverci, ero in difficoltà e quando non riesco a livello tecnico a trovare delle linee metriche che mi soddisfano poi faccio fatica anche a livello concettuale. Inizialmente pensavamo di farla diventare una posse track, ma era macchinoso e non trovavamo formazione che ci soddisfacesse, così è rimasto in stand-by.
E poi?
Lorenzo: A detta di tutti andava fatto, è un brano di cui avevamo bisogno. Tommaso ragionandoci mi ha detto che parlavamo di cose che succedono di notte, ma non di incubi. Inoltre è un brano che parla di sviluppo e crescita personale e c’è il tema della terapia, che per noi è importante e ci piacerebbe che venisse sdoganato, che non ci fosse più “semplicemente” il collegamento terapia-patologia, perché non è per forza così. Ci hanno ispirato Kendrick Lamar e Doechii, perché entrambi hanno brani in cui dialogano con qualcuno, lei addirittura con una terapeuta. Ci abbiamo provato anche noi, Tommaso conosce Valeria (Perdonò, ndr.) e l’abbiamo coinvolta. Avevamo l’ansia di non riuscire a fare qualcosa di impatto, ma lei è stata super nello scrivere il testo.
E sugli incubi?
Lorenzo: Li ho fatti veramente, non ne avevo mai parlato nei testi ma mi ha stimolato avere uno spazio per poterlo fare. Mi piaceva l’idea di avere tre porte come esempi per le mie paure personali e di espormi a questa terapeuta che prima mi dice «è tutto ok, hai qualcosa da aggiungere» e quando finisco mi dice «rivediamoci».

A differenza di altri gruppi voi non c’è un frontman che oscura tutti gli altri. Come riuscite a trovare un equilibrio?
Amedeo: All’inizio volevamo sottolineare di non essere un gruppo che accompagna il rapper, mentre ora non ci passa neanche più per la testa, è palese che siamo effettivamente un gruppo in cui non c’è un leader. Questo vale sia per la percezione all’esterno che internamente agli Studio Murena, perché siamo liberi di essere propositivi e c’è stato un processo personale che è servito a ognuno di noi per trovare sicurezza. Gli equilibri sono cambiati, ma non ci sono mai stalli creativi.
Maurizio: Nel curriculum scrivo grande come una casa capace di collaborare (ride, ndr). Abbiamo lavorato tanto per riuscire a trovare un equilibrio e all’inizio ci hanno detto: «Se riuscite a sopravvivere come band e a non litigare tra di voi avere un buon futuro». Litigi ce ne sono tanti, ma siamo sempre riusciti a trovare una soluzione e ognuno ha imparato a fare un passo indietro quando serve per il bene del gruppo.
E per quanto riguarda il tour?
Lorenzo: Abbiano annunciato il club tour invernale e una serie di date estive, che partiranno dal MI AMI il 24 maggio. Per ogni tour facciamo un arrangiamento del concerto ad hoc, perché ci gasa che sia un’esperienza e che non suoniamo esattamente come nel disco. Ci deve essere un motivo per incontrarsi davanti al palco.
Però spesso chi va a sentire un concerto e non ascolta un copia-incolla del disco rimane deluso…
Lorenzo: Io sono così (ride, ndr.). Se riarrangiano la mia canzone preferita mi spiazza. Noi non abbiamo riarrangiato nulla in modo drastico, ma c’è una via di mezzo tra questo e andare a sentire un live con le basi accese e spente. Noi suoniamo per il pubblico, non rifacciamo il disco a memoria.
Maurizio: Già solo nel concetto di musica strumentale è intrinseco che la rappresentazione sia diversa.