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“La trama fenicia”, Wes Anderson tra geometrie perfette e dolori imperfetti

“La trama fenicia” è il nuovo film di Wes Anderson: in un Medio Oriente immaginario si intrecciano spie, fede e redenzione. Più cupo e maturo del solito, ma visivamente impeccabile e ancora capace di incantare

“Vorrei vivere in un film di Wes Anderson, vederti in rallenty quando scendi dal treno”. Con queste parole che I Cani, nel 2011, cantavano il desiderio di abitare un mondo fatto di simmetrie perfette, personaggi idiosincratici e finali agrodolci. Un sogno che si materializza in La trama fenicia, l’ultima opera del regista texano Wes Anderson, presentata al Festival di Cannes 2025 e ora nelle sale italiane. Il film ci porta nel 1950, nel fittizio paese mediorientale di Fenicia, dove Zsa-zsa Korda (Benicio del Toro), un magnate europeo sopravvissuto al suo sesto incidente aereo, cerca di ricucire il rapporto con sua figlia Liesl (Mia Threapleton), ora novizia suora. Insieme, si trovano coinvolti in una complessa rete di spionaggio internazionale, tra intrighi politici e dilemmi morali.

Korda, con la sua eccentricità e ambizione, ricorda un tycoon mitteleuropeo, un personaggio che può ricordardare a tratti figure come Donald Trump, ma filtrati attraverso l’ironia e la sensibilità di Anderson. La sua trasformazione da industriale spietato a padre in cerca di redenzione è al centro del film, che esplora temi come la fede, il destino e la possibilità di cambiamento. Del resto: i cattivi non sono cattivi davvero. Con La trama fenicia si chiude idealmente una trilogia che era partita da The French Dispatch e Asteroid City, ma qui il respiro si fa più epico, il cuore più cupo, i personaggi più segnati dal tempo e dal senso di colpa. Eppure, nonostante la malinconia, resta quella meravigliosa illusione che tra un’inquadratura geometrica e l’altra, ci sia ancora spazio per redenzioni improbabili, padri in ritardo e figlie che non hanno smesso di aspettare. Il film è un’esperienza visiva straordinaria, con sequenze che spaziano da momenti di pura azione e divertimento a sequenze oniriche in bianco e nero di profonda introspezione, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Alexandre Desplat.

Il cast stellare include, oltre a Del Toro e Threapleton, anche Michael Cera, Tom Hanks, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch e il solito vecchio Bill Murray, finalmente nel ruolo che forse più lo può rappresentare nell’universo andersioniano: quello di Dio. A chi si è già lasciato stregare negli anni dal cinema di Wes Anderson, questo film sembrerà casa: fatta di maioliche di Venezia, di dialoghi serrati come la telecronaca di una finale di Copa Libertadores, di finali dolci e amari come un tè alla menta lasciato raffreddare. Agli altri, sembrerà forse un enigma estetico, un gioco troppo raffinato per toccare davvero. Ma per chi ci crede, La trama fenicia è un piccolo inno alla possibilità di cambiare rotta.

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