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Harry Styles a Milano, oltre il pop c’è molto di più

Arrivo al Mediolanum Forum di Milano e, inaspettatamente, il parcheggio è mezzo vuoto. Ma non era sold out il concerto? Certo che lo è. Semplicemente non avevo considerato che la stragrandissima maggioranza del pubblico di Harry Styles è composta da ragazzine. Sì perché puoi anche fare un disco maturo, promosso a pieni voti da tutti, ma sei sempre Harry Styles, quello degli One Direction e il tuo pubblico – almeno per il momento – è ancora quello. Se non ricordate chi fossero gli One Direction vi basti sapere che erano un prodotto studiato a tavolino nel 2011 dal gran maestro di X Factor Simon Cowell. I cinque ragazzi hanno prodotto cinque dischi, venduto cinquanta milioni di copie degli stessi e fatto live a pioggia. Una gavetta di stralusso insomma. Ma alla fine, se nella vita vuoi fare il cantante, devi sopravvivere alla tua boy band e non è cosa affatto facile. Mica tutti sono Robbie Williams o Justin Timberlake.

L’anno scorso Styles ha pubblicato il suo primo disco solista e mentre gli ex compagni si dilettavano a duettare qua è là, lui ha decisamente saltato la staccionata convincendo praticamente tutti con un lavoro dalle sonorità rock anni settanta che richiama i grandi del genere, dagli Stones a David Bowie. Harry Styles si presenta sul palco del Mediolanum Forum sulle note di Only Angel vestito con un completo rosa antico, pieno di glitter e paillettes, che a lui incredibilmente dona. Un palco tutto sommato semplice con due grossi schermi e privo di effetti speciali. Niente coriandolate o fuochi d’artificio; Styles propone uno show fondamentalmente semplice, incentrato sulla musica e sulla sua tranquilla empatia. Harry ringrazia il suo pubblico continuamente, prova a dire qualche frase in italiano («Vi amo dal profondo del mio cuore», dice ai dodici mila accorsi da tutta Italia), scherza con qualche ragazza in prima fila e suona la chitarra per quasi tutto il concerto come le vere rockstar. In scaletta tutti i pezzi del disco solista, da Two Ghosts e Sweet Creature (suonata da Harry sul b-stage posizionato a ridosso della tribuna centrale) all’emozionante Sign of the Time.

Sul palco milanese l’artista inglese porta anche i successi tratti dal repertorio degli One Direction (If I Could Fly e What Makes You Beautiful) e due cover, Just a Little Bit of Your Heart dell’amica Ariana Grande e The Chain dei Fleetwood Mac. Un’ora e mezza di buon pop rock: si vede che dietro le spalle di questo artista c’è del mestiere. Mai un gesto o una parola fuori posto. Insomma, ha delle solide basi per continuare ad essere se stesso, come cantante solista, per diverso tempo. Quindi, dopo X Factor e dopo una boy band c’è ancora della speranza, basta avere qualcosa di proprio da mettere sul piatto e (soprattutto) sul palco.