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Ghali nei palasport, quando la trap si fa pop

«Sono passato dai palazzi ai palazzetti», dice ad un certo punto dello show di fronte al pubblico del suo primo palasport. Il che è assolutamente vero. È stato un anno incredibile per Ghali: la sua cara Italia lo ha portato ad un livello di popolarità inimmaginabile (sia per lui che per noi). Lo spettacolo è di un livello veramente alto: nessuna sbavatura tecnica, segno che la data zero di Mantova ha fatto pulizia di qualsiasi dubbio portando quindi alla prima data un meccanismo da show ben rodato.

Ad aprire lo spettacolo un cortometraggio con cui Ghali riassume la sua vita: la sua infanzia, i problemi famigliari e l’arresto del padre («Questa volta porto in scena uno spettacolo tutto nuovo  dove ci sarà tanto della mia storia. Sarà un racconto urbano, fantastico, reale e poetico che è poi quello che si trova nelle mie canzoni», aveva dichiarato prima dello show di Mantova); d’altronde il mondo in cui si muove prevede che la propria storia debba essere raccontata e riscattata. Insomma, i riferimenti alle sue origini sono molti e non manca la critica a chi vuole alzare barriere fra le persone invece che eliminare le differenze.

Il trapper italo-tunisino sale sul palco da solo proponendosi al pubblico semi nascosto da un cilindro di tende velate. Non è facile presentarsi per la prima volta nei palasport con un concerto nell’arena indoor più grande d’Italia senza sembrare o essere in difficoltà. Eppure così è stato ed è proprio questa estrema sicurezza la vera forza di Ghali sul palco. La scaletta – in attesa dei nuovi brani in uscita il prossimo anno – è un best of: Lacrime Optional, Cazzo Mene, Sempre Me, Bugiardi, Pizza Kebab e Ne è valsa la pena, cantata in coppia con l’amico Capo Plaza (l’altro big della scena trap italiana).

Ghali, foto di Valeria Magri

Il finale è interamente dedicato alle hit: Habibi, Zingarello, Peace And Love. Happy Days (che arriva prima dei due bis, Ninna Nanna e Cara Italia) è un omaggio al king of pop Michael Jackson: “Voglio un picnic, fanculo Just Eat/Timberlake o Bieber l’importante è che sia just in/Non guardarmi così, I’m a rich bitch/Ti interrompo la festa come un cazzo di blitz”, canta sulla base di Wanna Be Startin’ Somethin’.

È chiaro che il talento di Ghali va al di là dei confini della scena trap dalla quale proviene. Èriuscito a creare un immaginario davvero potente – attraverso le parole, la musica, lo stile –  che in pochissimo tempo l’ha portato al ruolo di popstar. Ebbene sì: con Ghali la trap si fa pop.