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Lazza, non chiamatelo rapper

Lazza torna con “Re Mida”: «Non ascolto la musica italiana, né i cantautori né i rapper. Ho paura di cadere nei plagi»

«Ho dormito tre ore stanotte. Oggi è una delle giornate più importanti della mia vita». Sono le parole del rapper Lazza. Anzi, no: non chiamatelo rapper, che la definizione gli sta stretta. Semplicemente, Lazza. Lui fa rime sopra le melodie tratteggiate da un pianoforte. Il suo grande amore è Chopin e ha la pelle zeppa di tatuaggi. C’è anche il volto di Chopin, appunto: sulla coscia destra. Venerdì scorso è uscito Re Mida, il suo secondo album che unisce hip hop e musica classica. «È stata una cosa naturale», spiega lui. «Una commistione che è sempre esistita. Io non ho fatto altro che seguire il mio percorso».

Quindici tracce, con una manciata featuring decisamente di peso: tra i credits, Fabri FibraIziTedua, LucheGué Pequeno. «Per ricambiare dei favori? Ma non scherziamo: io certe cose non le faccio. Fibra è un amico, che mi ha dato credito. Un giorno mi è arrivato un suo video mentre, in macchina, ascoltava un mio pezzo: Lario. Ne abbiamo fatto un remix insieme». Un altro nome che compare nel disco è quello di Giorgio Gaber. Per una citazione: «Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono», ripete Lazza. «Non ascolto la musica italiana, né i cantautori né i rapper. Ho paura di cadere nei plagi. Penso che sia normale: quando ascolti qualcosa che ti piace, poi lo assorbi. E io voglio evitarlo. Mi rifaccio molto al modello americano, mettendoci del mio, e poi prendo tanto dall’hip hop europeo: francese, tedesco e un po’ anche spagnolo».

Con lo spettro della musica classica che rimane sempre lì. «Ho studiato tanti anni al conservatorio. Voglio essere versatile. In Italia credo di essere l’unico a fare rivisitazioni classiche». Potrebbero storcere il naso i ragazzi de Il VoloAndrea BocelliGiovanni Allevi. A cui non sempre è andata bene. «Voglio spezzare una lancia in favore di Allevi: a me piace molto. Non so cosa aspettarmi dal mio saper suonare il pianoforte: per ora ha con sé solo aspetti positivi, perché emoziona la gente. La settimana scorsa ho rilasciato Netflix in una versione puramente acustica e non escludo che un domani pubblicherò un disco con soli brani al piano. Questo lavoro è un rischio e io voglio rischiare. Se avranno ragione loro, pazienza».