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Fedez è un Drake che ha smesso di cantare

Sulle note di Che cazzo ridi i led wall lo lasciano intravedere, da lì e per le successive due ore sarà un continuo susseguirsi di fuochi artificiali, fiamme e laser. C’è molto Drake nel nuovo show di Fedez, non a caso lo stage cita proprio quello del Assassination Vacation Tour del rapper di God’s Plan (ma anche quello dell’eXPERIENCE+iNNOCENCE Tour degli U2): un grosso cubo di led trasparenti che proiettano ologrammi e visual. E non ne fa segreto neanche il padrone di casa: «Mi sono ispirato ai grandi live internazionali», dice.

Completo Fendi, sneakers e occhiali da vista, Fedez sale sul palco con il classico quarto d’ora accademico. Il boato è quello di un Palazzo dello Sport di Roma gremito in ogni ordine di posto. Di live c’è ben poco, c’è da ammetterlo. Il good boy del rap si limita a canticchiare qualche parola sulle basi sparate in cassa dalla regia, ma è chiaro che l’attenzione non vuole essere posta sulle sue doti canore (che ahimè, Fedez non ha mai avuto), bensì sulla complessa struttura che lo accerchia. E il suo pubblico non pretende altro.

La setlist è in realtà un greatest hits, così il live che si apre con il suo ultimo singolo cantato in coppia con Tedua, si conclude con Vorrei ma non posto (incisa con l’ormai ex compagno di palco J-Ax). In mezzo un’intera carriera, tra ballad intime (Magnifico e Cigno nero, cantate da Fedez su un b-stage a ridosso del primo anello) e pezzi che solamente i fan della prima ora riescono a seguire dall’inizio alla fine (Faccio brutto e Si scrive schiavitù). Una contrapposizione tra passato e presente che delinea e racconta perfettamente la sua carriera: da un lato il Fedez outsider dei primi dischi, dall’altra il Fedez mainstream che non sbaglia un colpo nel music business.

Fedez al Palazzo dello Sport di Roma, foto di Valeria Magri

Nulla è lasciato al caso, neanche la passerella di amici e colleghi che lo raggiungono sul palco e che rendono la notte romana ancora più unica: il già citato Tedua lascia il posto a Stash dei The Kolors (Assenzio), Annalisa (Fuck the noia) e Emis Killa. «L’ultima volta che ho suonato con Emis eravamo sul palco di un locale milanese che non esiste più. Con il proprietaio avevamo pattuito un cachet di cinquanta euro che non ci hanno mai dato. Questo per dire che sono estremamente contento di questo duetto perché Emis è l’unica persona che mi collega al mio passato e che insieme a me sa i sacrifici che ci sono voluti per essere qui oggi», dice emozionato subito dopo Kim & Kanye.

Sul finale lo show abbandona la piega politically correct, Senza pagare lascia il posto a TVTB, durante il quale Federico duetta con la Dark Polo Gang. “Perché ti voglio tanto/Bene/Con la faccia da/Meme”, canta Fedez, “Il tuo cervello mangiato dal sesso/Quando twerka con le chiappe applaude/In mezzo alle gambe tengo il ferro/La massaggio con la lingua sì ma dall’interno”, gli fa eco Wayne. E la schiera di ragazzine che riempie i tre settori del palasport canta a squarciagola ogni singolo parola (beata ingenuità).

Non è stata sicuramente un’impresa facile per la squadra del rapper milanese allestire un nuovo tour a distanza di pochi mesi dal live evento allo Stadio San Siro. Quello show finale, condiviso con J-Ax, ha racchiuso tutto quello che una produzione italiana oggi può offrire. Nonostante ciò, con questo nuovo tour Fedez è riuscito a saltare l’ostacolo. Il Paranoia Airlines Tour è uno show di importante caratura, ben studiato, che farebbe gola ad artisti di mezzo mondo. Insomma, c’è da dare a Fedez quello che è di Fedez.

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