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Basta il giusto hype per diventare più grandi di Beyoncé

Billie Eilish

Il potere che ricopre lo streaming musicale è ormai sotto gli occhi di tutti; ce lo mostrano i risultati di metà anno diffusi da Nielsen, la società di analisi dati più importante al mondo: 333.5 miliardi sono stati gli ascolti streaming totali nei primi sei mesi del 2019, con un incremento rispetto all’ultimo report pari al 28%. L’analisi dei primi sei mesi ha anche individuato quali sono i primi cinque artisti in testa alla classifica dello streaming USA: al vertice c’è Drake con 2,66 miliardi di streams seguito da Ariana Grande (2,59 miliardi), Post Malone (2,35 miliardi), Billie Eilish (2,23 miliardi) e Juice WRLD (1,91 miliardi). Il punto però è che se si sommano i dati relativi agli ascolti di questi cinque artisti (11,74 miliardi il totale) scopriamo che – se confrontati ai primi cinque top del 2018 – c’è stato un calo di dieci milioni di streams (dodici mesi fa i top five erano Drake con 3,33 miliardi di streams, Post Malone con 3,15 miliardi, XXXTentaction con 1,92 miliardi, Migos con 1,90 miliardi e J.Cole con 1,53 miliardi).

Tutto questo significa una cosa sola: siamo in un momento di passaggio di consegne dei grandi artisti dai grandi numeri a quelli con un pubblico quantitativamente medio, ossia quelli che l’industria musicale americana chiama middle tier. E anche se, dati alla mano, Drake è il re incontrastato degli ultimi ventiquattro mesi, quello che prevede Nielsen è che anche l’autore di Money In The Grave perderà in un anno circa 670 milioni di ascolti (cifre che valgono moltissimo sotto ogni profilo). Forse anche per questo pare che Spotify si stia dando come obiettivo quello di sbloccare la creatività umana di milioni di potenziali artisti fornendo a tutti la possibilità di avere milioni di listeners. Al momento non è possibile sapere quanti di questi potenziali middle tier artists riusciranno ad esprimere la loro arte ma una cosa è certa: mentre le case discografiche indietreggiano, il colosso svedeze dell’industria musicale (Spotify) sta acquisendo sempre più potere.

Il trend attuale, quindi, favorisce i middle tier alle megastar. A comprovare quanto ho appena affermato, c’è l’analisi pubblicata da Live Nation, il più grande promoter di live show al mondo: i guadagni sono saliti del 16% nella prima metà di quest’anno grazie alla vendita dei live di artisti che non rientrano nei primi cento per importanza presenti nel loro roster. E questo è il business plan su cui Live Nation punterà ancora tra quest’anno e il 2020. La corsa di questi artisti verso l’Olimpo è, secondo Robert Mueller, promoter e organizzatore del Coachella, strettamente legata alle strategie virali che trainano i nuovi progetti.

Insomma, oggi con un buon disco e il giusto hype si può diventare più grandi di Beyoncé senza necessariamente avere una grossa major alle spalle. Ed ecco spiegato quindi il fenomeno Billie Eilish che non solo è al quarto posto della classifica degli artisti più ascoltati negli States ma è passata in diciotto mesi dall’esibirsi nei piccoli club alle grandi arene. Fenomeno analogo è quello di Ed Sheeran che – a soli ventotto anni – è il più consistente fenomeno live (il Divide Tour ha stracciato il record detenuto dagli U2). Certo, c’è sempre da capire quanto durerà la loro capacità di scrivere hit e coinvolgere pubblico ma attualmente la corsa dei middle tier è un fatto: «Non so dire se sia l’età dell’oro o il rinascimento per questa fascia di artisti, però siamo passati dai duemila a quattromila posti per ogni sera per loro. pIn venticinque anni di lavoro non ho mai visto un fenomeno simile: band che escono dal nulla all’improvviso fanno numeri astronomici in location impensabili», ha concluso Mueller.