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Siberia, mai così contemporanei

Quando sei mesi fa i Siberia hanno iniziato a lavorare al nuovo album, lo hanno fatto con un obiettivo ben preciso: completare definitivamente il percorso verso la contemporaneità. «Per quanto possa sembrare paradossale visti gli esiti, già con Si vuole scappare ci stavamo sforzando di cacciare fuori una vena più commestibile e più pop», racconta Eugenio Sournia, 28 anni, leader del gruppo livornese. A tre anni dal disco d’esordio che ha segnato il loro periodo new wave, ecco quindi servito Tutti amiamo senza fine, un concept album sull’amore prodotto da Federico Nardelli (Ligabue, Gazzelle, Emma) con cui i Siberia cercano di scendere dal piedistallo: «In tutte le canzoni del vecchio disco volevamo dare una lezione; volevamo insegnare qualcosa per dire come la pensavamo su determinati argomenti. Stavolta è diverso, lo continuiamo a fare ma non in tutte le canzoni».

L’effetto del cambio di sound nell’album si sente moltissimo anche se è impercettibile capirlo appena si preme il tasto play; il brano d’apertura – che tra l’altro è anche la title track – è infatti il più malinconico dell’intero lavoro: «Inizialmente pensavamo di escluderlo poiché va in una direzione più classica rispetto alle altre canzoni in cui invece c’è lo sforzo di essere contemporanei. Però poi ci siamo resi conto che era un buon bignami di quello di cui parlavamo nel disco. Con questo pezzo vogliamo comunicare il fatto che reputiamo il sentimento dell’amore irrinunciabile, una cosa connaturata, inalienabile. Poi siamo noi ad ammantare questo sentimento anche con connotati problematici, nella stessa canzone infatti canto “Anche lei col sangue in bocca, un rapido riferimento al tema della violenza sulle donne che specialmente in quel momento in cui ho scritto la canzone era centrale». Nelle intenzioni – e nei risultati, va detto – il nuovo album rappresenta una nuova maturità per il gruppo: «Abbiamo cercato di parlare delle relazioni, dell’erotismo, del sentimento in maniera più possibile sfaccettata e realistica», spiegano. «Prendi ad esempio Carnevale, parla di quando ti trovi di fronte ad una persona ma non riesci a darle quello che vorresti. Fa riferimento alla mole sterminata di impulsi erotici ma anche di distrazioni che derivano dai social network che ormai pervadono la nostra vita e non ci consentono di affrontare con la stessa concentrazione».

Tra Si vuole scappare e Tutti amiamo senza fine è passato un anno e mezzo. Un intervallo breve ma importante in cui i Siberia hanno maturato una nuova consapevolezza artistica: «Abbiamo cercato di assumere una maggiore leggerezza. Banalmente potremmo dire che entra un po’ di giovinezza e, rispetto al passato, c’è una volontà di essere più leggeri. Certo, sicuramente fa parte della nostra identità essere crudi; non cercare obbligatoriamente di portare la festa quando si entra in una stanza ma il nostro obiettivo è quello di non essere delle figure che si dirigono verso la gioia o il dolore. Non vogliamo essere etichettati come un gruppo deprimente; ogni tanto è giusto lasciare entrare la luce che come persone abbiamo dentro».

Coautore: Vanessa Putignano