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Amadeus è come il Messiah di Jeff Foster

In una poesia intitolata The Mess-iah, Jeff Foster scrive: “Innamorati del caos della tua vita, dei momenti burrascosi, incontrollabili, imprevisti e inaspettati dell’esistenza. […] Perché se lo ami abbastanza, diventerai un mess-iah”. Il gioco di parole è basato sulla parola mess, che in inglese significa un “gran bel casino”. Ora, io non vorrei allarmare nessuno, ma Amadeus sta facendo un gran bel casino. È un po’ il Messiah di Jeff Foster, senza particolari doti divinatorie. Vive il momento più burrascoso della sua carriera, dandoci anche evidenti manifestazioni di defiance psicofisiche. Perchè se ciò non fosse, non ci sarebbero spiegazioni o giustificazioni che tengano e supportino il Festival di Sanremo più misogino della storia d’Italia. Quell’Italia che celebra le donne, ma solo quando stanno al posto loro. Un passo indietro. Ma partiamo con ordine.

Annuncio dei big in gara, solo cinque donne in gara. Ma com’è possibile? Se lo chiedono tutti. Se lo chiede anche la signora Cettina che alla vigilia di capodanno ascolta impietrita quella lista degli orrori davanti al divano di casa. Se lo chiedono i giornalisti, su 22 solo cinque donne. Qualcuno scrive, Amadeus capisce che evidentemente qualcosa non gira come deve girare, e si vede. Nessuno parla di lui, o dei big proposti, ma della lacuna incredibile di quote rosa. Così parte il festival delle giustificazioni. «Ascoltate le canzoni», dice. Ma è troppo poco. Neppure con Sanremo Giovani riusciamo a riequilibrare i numeri. The mess-iah lo capisce. Lo capirebbe anche uno che non ha alle spalle tutti i suoi anni di televisione, e allora cerca di fare qualcosa. Cambia le carte in tavola, non più 22 esibizioni ma 24. Aggiungiamo altre due donne in corsa. Ma sono poche comunque. Ma ecco il colpo di genio: appariamo i numeri con le vallette. «Altro che due, tre! Ve ne porto ‘na carrellata», si sarà detto. E così è stato. Una fa la giornalista, una la conduttrice, una non lo sa nessuno, e un’altra (bellissima, eh) fa la compagna di un uomo importante. «È stata scelta da me perché vedevo, intanto la bellezza, ma anche la capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro», dice col sorriso sornione. Error 404. Not Found.

Nessuna delle presenti reagisce all’uscita infelice. A parlare è solo la faccia di Antonella Clerici. Quella frase atroce passa così, nell’indifferenza generale. A parlare sono ancora i giornali, che giustamente fanno notare ad Amadeus lo scivolone terrificante che ha fatto, e che peggiora ancora di più una situazione già grave in partenza. E allora ecco dove devono stare le donne: un passo indietro. Interviene in differita M¥SS KETA, presentatrice dell L’altro Festival targato Rai Play. Le donne stanno un passo avanti. Certo! Un passo avanti, uno indietro, un movimento sexy, e non è più Sanremo, è Riccione 2008. È un ballo di gruppo triste, a cui gli italiani non vogliono prendere parte. È la deriva della dignità femminile, svilita da così tanto pressapochismo. Caro Amadeus, The Mess-iah di noi altri, ma è così difficile capire che il posto della donna è ovunque scelga di stare? Ovunque. Avanti o dietro, dal ferramenta o dal parrucchiere.

Lui si difende, «Sanremo è anche questo: ho imparato che bisogna stare attenti a ogni parola». Sei alla conferenza stampa di Sanremo, non alla sagra del gorgonzola di Cavallermaggiore. Dovevi ancora capire l’importanza di scegliere le parole giuste? Bel tempismo. Ancor di più se c’è da insabbiare tutto il maschilismo italiano che in questi giorni sta riaffiorando come peste bubbonica. Davvero una donna, nel 2020, deve essere premiata per la sua capacità di rimanere subalterna al compagno famoso e potente? Lei non reagisce. E così, invece che sentirsi mortificata, ringrazia Amadeus, e scrive una delle pagine più tristi della storia della televisione italiana. La ragazza che incassa, prende e va. Ma forse il problema non è Sanremo. Forse il problema è della musica italiana. E forse, più in generale, della cultura machista di questo Paese. La domanda che mi pongo è questa: abbiamo già toccato il fondo, o possiamo scendere ancora più giù di così? Ma soprattutto, signora Rai, l’anno prossimo vogliamo far condurre Sanremo a Salvo Veneziano? Tutto sommato non è poi una cattiva idea.