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Di cosa parlano i film che hanno trionfato a Venezia 77

The Wasteland di Ahmad Bahrami (Premio Orizzonti per il miglior film)

In una remota area nell’Iran nord orientale, si intrecciano le storie dei lavoratori di una fabbrica di mattoni. Scissi da divisioni etniche e religiose, gli operai sono tutti uniti da un’unica grande preoccupazione: la paga che non arriva e la paura, ancora peggiore, che lo stabilimento chiuda per fallimento. Il film di Ahmad Bahrami apre una finestra sulla desolata realtà del lavoro nelle zone più remote dell’Iran. Dove i diritti dei lavoratori non esistono, i soprusi sono all’ordine del giorno e l’immobilità sociale pesa più di un milione di mattoni.

Wife Of a Spy di Kiyoshi Kurosawa (Leone d’argento per la migliore regia)

Il film diretto da Kiyoshi Kurosawa con Yu Aoi e Masahiro Higashide racconta la storia di un mercante giapponese che lascia la moglie a casa e si reca in Manchuria, dove assiste a un atto di barbarie. Le azioni seguenti causeranno incomprensioni, gelosia e problemi legali per sua moglie.

Nuevo Orden di Michel Franco (Gran premio della giuria)

Il film diretto da Michel Franco è ambientato in un futuro distopico e in un mondo in cui la maggior parte dei Paesi sono governati da regimi totalitari. Siamo a Città del Messico e in una residenza borghese si sta per celebrare tra alcune famiglie dell’alta società un importante matrimonio. Questo lieto evento verrà finirà in un caos generale, quando un gruppo di persone di rango inferiore salteranno il recinto dell’abitazione e si sparpaglieranno all’interno della proprietà.

https://www.youtube.com/watch?v=kWg9xQPvsI0

The Disciple di Chaitanya Tamhane (Premio Osella per la miglior sceneggiatura)

Il giovane Sharad Nerulkar lavora in un archivio di Mumbai, dove digitalizza le lezioni di Maadi, storica interprete di rāga che fu l’insegnante di suo padre. Così come quest’ultimo, Sharad ha infatti deciso di consacrare la propria esistenza all’eccellere nella musica classica indiana, nonostante una generale mancanza di talento, diventando allievo dello stimato e anziano musicista Guruji.

Listen di Ana Rocha De Sousa (Leone del futuro)

In una zona periferica di Londra, Bela e Jota, una coppia portoghese con tre bambini, fatica a far quadrare i conti. Quando a scuola si verifica un malinteso con la loro figlia sorda, i servizi sociali si mostrano preoccupati per le condizioni in cui vivono i bambini. Il film racconta l’instancabile battaglia contro la legge di questi genitori migranti che vogliono tenere insieme la propria famiglia.

Nomadland di Chloé Zhao (Leone d’oro per il miglior film)

Il film diretto da Chloé Zhao racconta la storia di Fern (Frances McDormand), una donna sulla sessantina del Nevada, che – a seguito del crollo economico, dovuto alla Grande Recessione – decide di tentare la vita on the road. Con i bagagli in spalla, Fern si mette in viaggio verso gli States occidentali, determinata a vivere come una nomade dei nostri giorni, al di fuori della attuale società e delle convenzioni odierne.

Cari compagni! di Andrei Konchalovsky (Premio speciale della giuria)

Novocherkassk, URSS, 1962. Lyudmila è un membro del partito comunista locale: una convinta militante che nutre un’incrollabile fiducia negli ideali comunisti e un profondo disprezzo per ogni forma di dissenso. Durante una manifestazione operaia in una fabbrica di locomotive, la donna assiste a una sparatoria sui dimostranti ordinata dal governo per reprimere lo sciopero: un evento che cambierà per sempre la sua visione del mondo. Molti i feriti e numerosi i dispersi. La città è sconvolta dagli arresti, da condanne sommarie e dal coprifuoco. E in quei giorni la figlia di Lyudmila scompare nel nulla. Per la donna inizia così un’affannosa quanto rischiosa ricerca, senza sosta e senza quartiere – a dispetto del blocco della città, degli arresti e dei tentativi di insabbiamento da parte delle autorità.

I predatori di Pietro Castellitto (Premio Orizzonti per la migliore sceneggiatura)

È mattina presto, il mare di Ostia è calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio. È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa giungla: Roma. Un banale incidente farà collidere quei due poli. E la follia di un ragazzo di venticinque anni scoprirà le carte per rivelare che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo tutti predatori.

Padrenostro di Claudio Noce (Coppa Volpi per il miglior attore a Pierfrancesco Favino)

Roma, 1976. Valerio ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di bambino viene sconvolta quando, insieme alla madre Gina, assiste all’attentato ai danni di suo padre Alfonso da parte di un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio conosce Christian, un ragazzino poco più grande di lui. Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato dal nulla. Quell’incontro, in un’estate carica di scoperte, cambierà per sempre le loro vite.

Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó (Coppa Volpi per la migliore attrice a Vanessa Kirby)

Martha e Sean Carson, una coppia di Boston, sono in procinto di avere un bambino. La loro vita cambia irrimediabilmente durante un parto in casa, per mano di un’ostetrica confusa e agitata che verrà accusata di negligenza criminale. Comincia così un’odissea lunga un anno per Martha, che deve sopportare il suo dolore e al contempo gestire le difficili relazioni con il marito e la dispotica madre, oltre che confrontarsi in tribunale con l’ostetrica, divenuta oggetto di pubblica denigrazione. Pieces of a Woman è un’aria profondamente personale e dolorosamente familiare, tratteggiata in ricercati toni di grigio, la storia trascendente di una donna che impara a convivere con la sua perdita.