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I Pinguini Tattici Nucleari non sono cambiati, ma cresciuti

L’arte di non prendersi sul serio, a mio avviso, sta diventando molto rara. Sempre più spesso capita di sentirsi attaccati davvero per la qualunque. I Pinguini Tattici Nucleari, però, continuano a coltivare l’ironia e lo dimostrano durante il promo day per l’uscita del nuovo EP. Il 2020 è stato un anno da montagne russe per la band di Riccardo Zanotti. A febbraio, come fa ben notare Valerio Lundini – è lui a moderare l’incontro – abbiamo vissuto uno degli ultimi momenti di «vera normalità» con il Festival di Sanremo. Un palco importante per la band, che aveva già registrato il tutto esaurito per la data al Mediolanum Forum, il loro primo palazzetto.

Peccato che il 24 febbraio, a pochi giorni dal loro concerto, gli eventi siano stati pian piano tutti annullati. Il resto lo sappiamo bene. «All’inizio eravamo arrabbiati. Non capivamo la gravità della situazione, soprattutto nelle nostre zone. Il sentimento negativo però è andato via subito», racconta Zanotti. «Abbiamo ancora tanto da dimostrare – continua Elio Biffi – Non vediamo l’ora di risalire su un palco. In quel periodo ci siamo stretti tanto tra noi. Non abbiamo avuto un confronto diretto con la malattia, ma vedevamo cosa succedeva. Quello che è successo ha unito tutti e credo che abbia permesso di guardarsi e riconoscersi. Abbiamo ridato tanto valore al momento dell’incontro».

Oltre all’EP, composto da 7 tracce, è stato pubblicato anche l’omonimo libro, scritto da 1/6 dei Pinguini Tattici Nucleari, Riccardo Zanotti, e pubblicato a inizio novembre. «Mi piacerebbe scrivere altri libri, sto cercando di convincere anche quello con i baffi – dice riferendosi a Biffi – Scrivere un libro mi ha fatto capire che ci sono cose che si possono riapplicare alle canzoni. Poi, non sono un assiduo lettore, ma sicuramente un’influenza forte è quella di Stefano Benni. È un modello per me, ha inventato un modo di scrivere».

E sul legame tra canzoni e libro, Zanotti spiega che un legame c’è, ma Ahia! (questo il titolo dell’EP) non è un concept album. «Nel 2020 risulta pesante, secondo me. Il concept album non ti lascia la libertà che invece ora serve. Comunque ci sono diverse tematiche che troviamo in entrambi: il rapporto con la famiglia, qualcosa che abbiamo imparato ad apprezzare ancora di più con il lockdown, ma anche il concetto di maschera, quasi pirandelliano. In Scooby Doo si parla proprio di una ragazza che mette una maschera per difendersi dal mondo».

In Ahia! i linguaggi musicali sono diversi tra loro, spesso anche lontani da quelli a cui i Pinguini Tattici Nucleari ci hanno abituato con i loro precedenti progetti. «L’EP è una sorta di usato sicuro, che ti permette di andare ad esplorare nuovi orizzonti – spiega Zanotti – Noi ascoltiamo tanta musica nuova, giovane. tha Supreme, Sfera Ebbasta. Ti devi rendere conto che il mondo cambia e devi stare al passo con la musica. Devi capire i nuovi linguaggi, ma non è che devi cambiare tu. Mi piace sentire altri linguaggi e credo sia il giusto modo di vivere la musica: non bisogna chiudere le orecchie, ma essere sempre curiosi».

E proprio di cambiamenti parlano i sei di Bergamo. Già, perché alla fine la critica più facile da muovere ai nostri artisti preferiti, è sempre la stessa: “siete cambiati”. O anche, per chi c’è stato: “siete cambiati dopo Sanremo”. I Club Dogo avrebbero detto: “Non siamo più quelli di Mi Fist”. E forse lo potrebbero dire anche i Pinguini: “Non siamo più quelli di Gioventù bruciata o di Diamo un calcio all’aldilà”. Il punto è: i Pinguini Tattici Nucleari non sono cambiati, ma cresciuti, com’è giusto che sia. «Siamo cambiati anche prima di Sanremo, ma non ci siamo snaturati. Semplicemente, bisogna rendersi conto del contesto in cui si è». Fortunatamente, come fanno notare, la loro fan base è piuttosto educata. «Anche se qualcuno ci accusa ancora di non essere più come prima, ci siamo abituati, e sono anche voci singole. La maggior parte del pubblico ha capito che abbiamo anime e caratteri diversi».

In Ahia! non sono presenti featuring. Una caratteristica che ai più potrebbe risultare strana, visto che siamo stati abituati, soprattutto negli ultimi anni, a progetti ricchi di collaborazioni. «Senza preconcetti abbiamo detto di no. In alcuni casi ci abbiamo provato, ma i risultati non erano soddisfacenti. È stato comunque bello tentare. Abbiamo anche collaborato con il mondo rap, e qualcosa di buono è uscito, ma non sappiamo se le pubblicheremo», dice Zanotti. Poi prende la parola Biffi: «Italia i feat sono visti come qualcosa di commerciale, più che artistico. A noi non interessava fare collaborazioni per riempire il disco». Per quanto riguarda il tour rimandato hanno da dire solo una cosa: chissà. «È davvero difficile prevedere cosa succederà. Non capire quello che accadrà rende la fruibilità dell’arte complicata. La musica viva è la musica live, e al momento le date del tour rimangono confermate, anche se è davvero difficile dire cosa succederà».