C’è uno stupendo documentario del 2007 che si chiama The Pixar Story e racconta la nascita dello studio di animazione statunitense fondato da George Lucas e finanziato da Steve Jobs. Quando i produttori decisero di traghettare i film in una nuova era – quella che acquista la terza dimensione e sostituisce telecamere fisiche, matite e pastelli alla computer grafica e alle camere virtuali – c’è una frase molto interessante che dice più o meno così: «Il vantaggio di spostare i nostri set su un computer è quella di poter muovere la telecamera dentro la bocca di un vulcano, nel fondo degli oceani o nell’iperspazio». Ora: tutti siamo coscienti del fatto che un concerto in presenza è tutta un’altra cosa. Non credo che qualcuno sia in grado di sostenere che il sesso con un visore di realtà aumentata ridia indietro le medesime esperienze della vita vissuta, oppure che una visita virtuale al museo del Louvre sia anche solo paragonabile ad una tradizionale in loco. Ciò non toglie comunque che in un momento come quello che stiamo vivendo, si debba fare di necessità virtù e approcciare nuove forme di fruizione dell’arte e dell’intrattenimento. Una prova passata a pieni voti è senz’altro quella di Post Malone per il 25esimo anniversario della nascita dei Pokémon. Una performance che ci porta, come ha fatto Pixar col cinema, in luoghi e situazioni in cui un concerto tradizionale non può portarci. Un Post Malone in 3D che canta sopra ad una piattaforma sospesa tra mondi cangianti e Pokémon di ogni tipologia. Il live inizia in un’arena piena di fan e creature del mondo ideato dall’informatico nipponico Satoshi Tajiri nel lontano 1996, ma ben presto, una hit dopo l’altra, Posty si ritrova in una collina erbosa e soleggiata, poi in una foresta luminescente, tra le nuvole, sul pelo dell’acqua di un Oceano, poi negli abissi all’interno di una bolla di sapone, per poi finire nella lava ardente e in una qualche landa del lontano West, in pieno tramonto. Compaiono qua e là Pokémon che hanno segnato la storia, compreso il celeberrimo Pikachu. Il tutto a costruire una coreografia che è un vero e proprio godimento per gli occhi, a prescindere dall’amore che si possa nutrire o meno verso i personaggi del franchise Giapponese. Il live si chiude dove era iniziato, nell’arena. Malone saluta, ringrazia, come se fosse realmente davanti a migliaia di persone. Per certi versi è così, ma è chiaro che una volta conclusosi l’evento, il più triste e addolorato è Jigglypuff.
Simone Mancini
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Nato lo stesso giorno dei suoi idoli Steve Jobs e Steve McCurry, Simone non ha nulla a che spartire con loro. Cerca di auto convincersi che la colpa sia dei genitori che non lo hanno chiamato Steve. Laureato in una cosa che gli permette di vivere senza lavorare davvero, sogna uno scudetto della Lazio e la pace nel mondo.