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La guida definitiva ai migliori lavori in studio dei Motörhead

Mutuando un’espressione tanto cara al rap game, possiamo affermare, senza alcun timore, che Lemmy Kilmister è la rockstar preferita della tua rockstar preferita. Divinità sovrana del pantheon del rock & roll, Lemmy, insieme ai suoi Motörhead, non solo è riuscito ad incarnare alla perfezione la figura mitologica della rockstar – con tutti i suoi eccessi e i suoi difetti – ma è stato anche artefice di un sincretismo musicale che ha fatto scuola. Una miscela di blues, rock& roll, punk rock e metal, suonata rigorosamente a volumi altissimi, su impianti da centinaia di migliaia di watt. Un sound unico, grezzo, ma allo stesso tempo frutto di una maturazione stilistica e trasversale nella sua unicità; tutti sono d’accordo, metallari, punkettoni, semplici amanti del rock: i Motörhead spaccano, e pure tanto. Ecco quindi cinque brani (e cinque dischi) per non dimenticare Lemmy, la sua grandissima band e come viene suonato dell’ottimo rock & roll. Quindi mettetevi comodi, preparatevi un ottimo Jack e Cola, e play it loud.

You Better Run (March Ör Die, 1992)

Un blues con il testosterone altissimo. I Motörhead omaggiano le loro radici musicali, al solito modo: facendo casino. Interessanti gli intermezzi strumentali dove i nostri mettono in mostra i muscoli – una linea di basso solida e potente, abbondanti soli di chitarra e perfino una parte di pianoforte. March Ör Die forse non è il disco più ispirato della band ma contiene comunque delle tracce valide (una fra tutte, Hellraiser).

(We are) The Road Crew (Ace of Spades, 1980)

Ace of Spades, la traccia dell’album omonimo, ormai è un classico del rock, un brano iconico e senza tempo. Ma, nello stesso disco, si trova una canzone che riassume alla perfezione lo spirito della band. (We Are) The Road Crew è un vero e proprio manifesto programmatico. Una dichiarazione d’intenti, che sembra dire: tutto quello che vogliamo dalla vita è stare sulla strada, suonare in giro per i palchi di tutto il mondo e divertirci con qualche groupie. Tutto il resto può andare al diavolo.

Wake the Dead (We Are Motörhead, 2000)

Se l’assunto “una buona band la fa un buon batterista” è vero allora i Motörhead sono tranquillamente annoverabili tra le migliori band della storia. Mikkey Dee, oggi batterista degli Scorpions, mette in mostra tutte le sue qualità: energico, tecnico, capace di inserire ritmi variegati (da ascoltare con attenzione come lavora sui piatti) nello stesso brano. Si conferma essere un degno erede di Philty Animal Taylor. La doppia cassa di Dee, inoltre, accompagna un rilassato assolo di basso del nostro Lemmy, che va a smorzare la serratissima tensione del brano.

Going to Brazil (1916, 1991)

Immaginate un brano di Chuck Berry. Immaginate di somministrare al suddetto brano una massiccia dose di anfetamine. Ecco, avete ottenuto Going to Brazil. Lemmy era solito aprire i concerti sempre con la stessa frase: «We are Motörhead, and we play rock & roll». Niente di più vero, questo brano ne è la prova: il basso lascia spazio alle chitarre indiavolate, che suonano un giro di rock & roll super distorto, ballabile, impreziosito da assoli brevi e divertenti.

Whorehouse Blues (Inferno, 2004)

Chiudiamo questa veloce carrellata con un altro blues, questa volta acustico. Per la precisione, due chitarre acustiche, la voce di Lemmy e un’armonica a bocca. Il cantato del frontman si dimostra più versatile di quanto sembri in apparenza, scegliendo un tono più rilassato, valorizzando il suo particolarissimo timbro vocale. Lemmy mette a nudo la sua anima da bluesman, celata sotto una spessa scorza di anfetaminico fuorilegge del rock & roll. Da gustare con un buon whiskey.