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Perché la vittoria dei Måneskin all’Eurovision non ce la meritiamo

Nella commedia greca antica c’era un personaggio chiamato Eiron. Era un astuto uomo comune che trionfava sugli egoisti narcisisti fingendosi ingenuo. Cos’ha in comune Eiron con i Måneskin? Penso che il loro successo sia dovuto alla loro intelligenza. Mentre tutti parlavano di gender fluid e di vero rock & roll, loro hanno deciso di non impantanarsi nel tentativo di convincere gli scettici e gli ostruzionisti. Dal loro primo posto a Sanremo, la loro strategia è stata quella di essere cauti, discreti e strategici. E stanotte hanno trionfato su tutta l’Europa. Ma hanno trionfato da soli. Perché vi dico questo? Perché tutta questa esultanza è finta, come le extension chilometriche messe in testa alla girl band rappresentante della Serbia. L’Italia non ha vinto. Hanno vinto i Måneskin, ma l’Italia no. Perché vi dico questo? Vi racconto un aneddoto: è stata nostra l’ultima intervista ai Måneskin uscita prima di vincere Sanremo. Ed io che l’ho fatta, ho visto oltre la spavalderia di questi quattro ragazzi. Ho visto dei vincitori, e alla fine avevo ragione. Sono stati vincitori per ben due volte. Avevano torto, invece, le centinaia di persone che sotto l’intervista non facevano che insultare loro, e la nostra redazione, per aver raccolto i loro pensieri. Avevano torto le centinaia di persone che senza nessuna ragione apparente, sputavano veleno come fossero i responsabili di chissà quale carneficina. Roba che io non direi neanche se fossi Bugo e avessi davanti Morgan. Facile ora fare i simpatizzanti dei Måneskin. Facile farlo ora che sono sul carro dei vincitori. Dove sono tutti i commenti della gente che li schernivano per i loro outfit? Dove sono i detrattori del gender fluid, quelli che li volevano a cantare in giacca e cravatta? E che fine hanno fatto gli integralisti del rock? “Urla e facce da posseduti, che schifo”. “Hanno scritto la storia del trash”. “Sono osceni, dovrebbero fare copertine per giornali per parrucchiere”. Oggi sicuramente saranno al settimo cielo per il primo posto del nostro Paese. Ma è facile. Troppo facile. C’era da trattarli meglio prima. C’era da ringraziarli quando a Sanremo hanno messo i petardi sotto i divani di tutta Italia. C’era da ringraziarli quando hanno tirato fuori un genere in Italia che sembrava morto da vent’anni: il rock. C’era da ringraziarli, e stare così: zitti e buoni.