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Charlie Puth è veramente l’erede artistico di Elton John?

La critica è piena di confronti fra artisti disposti ad un capo e l’altro del libro di storia; The Weeknd e Michael Jackson, ad esempio, ma anche la prima Gaga e Madonna o, se preferite, il più recente e stonato accordo Måneskin-Led Zeppelin. È un’associazione facile, che fa notizia, e attira i riflettori. Ma siamo sicuri di poter davvero sempre prenderci il lusso di farli, così, a cuor leggero, per un nostro personalissimo fetish? Siamo sicuri che possiamo permetterci, per nostro vezzo, di coniugare il più grande songwriter della storia ad un giovane artista, sicuramente molto talentuoso, ma che probabilmente ha ancora qualcosina da fare? A prescindere dal fatto che non ci aspettiamo che riesca nell’intento, ho la sensazione che associare Charlie Puth ad una figura tanto lucente come Elton John, possa risultare per l’artista di Attention più un peso insostenibile che una fonte inesauribile d’ispirazione.

Purtroppo il limite a volte è molto labile e l’associazione dei due nomi può rivelarsi un’arma a doppio taglio: se infatti da una parte, com’è ovvio, metterli insieme nello stesso brano è stata una mossa atta ad innalzare il nome di Charlie Puth a possibile futuro erede del King Bachelor della Regina d’Inghilterra, dall’altra la corda di questa tensione ideale può spezzarsi irrimediabilmente. D’altronde il confronto con i padri, figure immobili e intoccabili di successo e realizzazione fuori dalla storia, è un boccone difficile da digerire per tutti, tanto che l’idea dell’impossibilità del confronto in realtà è già contemplata e insita nel binomio. È già messa in conto, insomma, in una strategia in cui nulla è casuale, ma frutto di un piano marketing studiato a tavolino. In questo confronto purtroppo ad essere più esposta è l’immagine di Charlie Puth, perché il messaggio della trovata commerciale è chiaro: noi crediamo che Charlie Puth possa essere, se non un successore di Elton, una delle personalità artistiche che più gli si avvicinano, ma qualora non dovesse succedere, in ogni caso anche la svista sarà un successo pubblicitario, foriera di vendite, un volo dell’angelo andato a finire male ma che sicuramente, nella sua quasi sfacciata baldanzosità, creerà un certo interesse. Il tutto a scapito della nuova meteora.

Quindi se è vero che questo duo ci spinge naturalmente a porci la domanda e a scommettere su Charlie Puth, qui non possiamo fare altro che cominciare ad abbozzare qualche schizzo del nuovo criterio di ascolto di ciò che il giovane artista rilascerà, e lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Noi siamo fiduciosi, tenendo ben a mente che ogni confronto con Elton John può risultare troppo importante da sostenere per chiunque. Si tratta di una corona che nel suo essere straordinaria è senza dubbio difficile da reggere, e la responsabilità della reggenza, come ci insegna la storia, porta molto spesso con sè dei risvolti inattesi e deludenti, in un eterno ritorno di successi a cui seguono dei grandissimi e aspettatissimi flop. Ci esimiamo dal sottoscrivere tale previsione, ma sicuramente non possiamo non guardare al binomio con una certa diffidenza, così che anche After All avrà stranamente un sapore più concreto e umano, lontana dai viaggi spaziali che solo il pionieristico Rocket Man può fare.