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I Måneskin rischiano di diventare un eterno déjà vu

Non si fa che parlare di loro: del gruppo che, mettendo d’accordo teenagers, grandi e nostalgici, nel giro di un anno è stato capace di conquistare i cuori della penisola e di esportare un po’ di sano rock made in Italy nel mondo. Sono partiti dalla vittoria conquistata a Sanremo grazie a quel mega-singolo (perché di questo stiamo parlando) intitolato Zitti e buoni e hanno proseguito con la pubblicazione del loro secondo album in studio, Teatro d’ira – Vol. I. Dopodiché la vittoria dell’Eurovision e la pubblicazione di I Wanna Be Your Slave – di recente oggetto di un tanto deludente quanto simbolico remix che ha visto la partecipazione della storica iguana del rock – che ha permesso loro di allargare il bacino d’utenza verso l’estero.

Ma prima di arrivare a questa consacrazione fuori dal Belpaese, bisogna tenere conto del fatto che la vera invasione italiana ad opera dei quattro ragazzi romani è iniziata grazie ad una superlativa rivisitazione del brano Beggin’, che gli ha letteralmente spianato loro la strada verso i palcoscenici e le classifiche internazionali. E qual è stata quindi la tanto attesa mossa successiva in quest’annata d’oro in cui pare che – almeno numericamente – nulla sia andato storto? Mammamia è la risposta a chi chiedeva nuova musica, a chi si era stancato di ascoltare le solite hit in continua rotazione radiofonica e a chi era curioso di una nuova modulazione del suono targato Måneskin. Un brano coinvolgente, scolastico, che risponde puntualmente ai canoni di un’ampia fetta di pubblico. Il primo singolo della band romana dopo il boom fa benissimo il suo lavoro – ovvero, scuotere ritmicamente milioni e milioni di teste – e tranquillamente potrebbe dominare ancora una volta le classifiche di mezzo mondo. Ma siamo davvero sicuri che sia abbastanza? Più che di nuova musica, qui sembra che si stia parlando di una I Wanna Be Your Slave 2.0, e non crediamo che le aspettative fossero queste.

Insomma, ci troviamo all’interno della comfort zone del complesso romano, ma anche in quello che rischia di diventare un eterno déjà vu. Chiariamo: non che ciò costituisca un difetto a priori, ma la delusione di chi sperava in qualcosa di diverso – e non nell’ennesimo riciclo – è a dir poco palpabile. Mammamia funziona, i Måneskin pure e la voce di Damiano è una garanzia in pieno stato di grazia che, anche a questo giro, permetterà alla band di rimanere in cima e di consolidare la propria posizione. Lunga vita al rock, anche a quello più leggero, sperando che la band rivelazione di questo 2021 non continui ad attingere dal proprio successo, perché è pur vero che squadra che vince non si cambia, ma è anche bene tenere a mente che prima o poi la rosa a disposizione non sarà più la stessa e che i momenti favorevoli, in assenza di rinnovamenti, sono destinati a finire.