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Highsnob: «Sanremo ha sempre raccontato poco il mercato digitale»

Quello di Sanremo è senz’altro uno dei palchi più difficili di questo Paese; il sogno di ogni aspirante musicista che sia bramoso di una brillante carriera nel mondo della musica nazionale che conta. Lo sanno bene Highsnob e Hu (lui classe 1985, lei 1994) che a febbraio presenteranno Abbi cura di te – con lo zampino di Andry The Hitmaker alle produzioni – calcando per la prima volta il palcoscenico di Sanremo. Il brano, nato e scritto dalla penna di Highsnob, ruota attorno alla fine di una relazione ed agli inevitabili sentimenti che l’accompagnano, con uno speciale augurio di bene universale nei confronti della persona amata. Un messaggio d’amore, insomma, che mira a colpire nel profondo le coscienze degli ascoltatori, a trasmettere un messaggio maturo e consapevole, valido per tutte le generazioni. Ed è proprio questa totale assenza di confini a rendere così interessante il sodalizio. Infatti, Abbi cura di te viene descritto da Hu come un brano capace di mostrare la musica rap sotto un’altra luce, incurante di qualunque forma di pregiudizio nei confronti del genere.

«Sinceramente, penso che il pezzo giochi un altro campionato – dice Hu – Il lavoro che ha fatto Mike (Highsnob ndr.) sulla voce per questo brano è significativo ed eleva il rap ad un’altra categoria estetica. E sì, per un certo tipo di target, il rap è sicuramente associato ad un determinato stereotipo, come un po’ tutti i generi musicali, purtroppo. Però, credo che ciò che conta siano le emozioni che una canzone riesce a trasmettere, al di là dei generi e delle etichette. E credo che questo vada ben oltre l’età anagrafica». Una dichiarazione decisa, che non teme il pubblico sanremese più tradizionalista, quello stesso pubblico che bocciò senza mezze misure l’operato di un altro rapper, Junior Cally, il cui caso non sembra toccare minimamente Highsnob. «Si sta parlando di due percorsi differenti. Penso che un artista si debba – giustamente – assumere la responsabilità di ciò che scrive o di ciò che dice, ed io credo di aver agito sempre seguendo questo principio. È inutile giustificarsi con discorsi del tipo “dopotutto è arte”. Credo che comunque esista una responsabilità di fondo. Io mi sento responsabile di quello che dico e mi sono sempre messo a nudo nei miei testi, raccontando la mia vita, e non credo di dover temere nulla per questo».

E siccome associare un rapper all’Ariston è da sempre un’impresa ardua, Highsnob fa un po di chiarezza sulla questione una volta per tutte: «Credo che la mia generazione debba cominciare a capire che c’è gente che sta crescendo e che a sua volta è cresciuta guardando Sanremo. Ti parlo di persone che sono cresciute con gli Articolo 31, per intenderci. Ecco, io penso che queste persone conoscano bene il genere e si può certamente dire che negli ultimi anni sia diventato normale vedere dei rapper all’Ariston. Fino a qualche anno fa il festival poteva risultare un po’ anacronistico, diciamo che raccontava poco quello che era il mercato digitale e la scena rap. Insomma, c’era un’unica fascia di artisti che però su Spotify non esisteva. Con la vittoria di Mahmood qualcosa è cambiato. Tutta quella fascia d’età che va dai 20 ai 30 anni oggi è coinvolta e guarda volentieri Sanremo in tv». Insomma, Highsnob e Hu sono un’accoppiata che potrebbe regalarci una piacevole sorpresa e (perché no?) anche una bella lezione di vita. Una lezione che, parafrasando il discorso di un noto campione sportivo, suona più o meno così: e cioè che i limiti, così come le paure, spesso sono soltanto un’illusione.