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Tananai vuole essere la colonna sonora della tua “presa bene”

Da un lato c’è la parte più cazzona, il rave, dall’altro il suo lato più introspettivo, l’eclissi: Tananai racconta il suo primo disco.

Un singolo attimo può fare la differenza e stravolgerti completamente la vita. E questo Tananai lo sa molto bene che, dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo 2022, non si è più fermato. Dopo singoli, un tour nei club e la collaborazione con Fedez e Mara Sattei tre volte disco di platino che conta ad oggi oltre sessanta milioni di views su YouTube, il baby goddamn della musica ha rilasciato Rave, Eclissi, il suo primo disco. Composto da quindici tracce e prodotto interamente da se stesso con la supervisione artistica del suo manager, Stefano Clessi, Rave, Eclissi racchiude tutte le sfaccettature di Tananai come artista, produttore e cantautore; gli alti e bassi di un mestiere che dà e contemporaneamente toglie, ma anche la consapevolezza che nel suo vissuto possano coesistere leggerezza ed introspezione. «Rave, Eclissi vuole essere il sunto di due anime che fin dall’inizio del mio progetto ho deciso di inserire nelle canzoni. Da un lato, c’è la parte più cazzona, leggera, nonché quella che nell’ultimo anno ha permesso alla maggior parte delle persone di conoscermi: il rave. Dopo la festa c’è sempre il momento più down, il mio lato più introspettivo: l’eclissi. Cosa accomuna questi due aspetti della mia persona? Mettermi sempre a nudo. Mi sono ripromesso che lo avrei fatto con ogni singolo aspetto della mia vita».

Durante la nostra conversazione, seduti all’interno di un grande complesso industriale milanese, gli chiedo come sia nata la costruzione sonora del disco e quanto abbia influito nel risultato finale il suo precedente progetto da producer (Not For Us). «Il produttore di musica elettronica è esattamente la metà di Tananai. Per quanto riguarda i brani di Rave, Eclissi, ho cercato di essere il più sincero e spontaneo possibile. Mi risulta facile dare subito un’impronta precisa ad una canzone, perciò scrivere e produrre spesso e volentieri coincidono. Sono entrambe due fasi molto istintive del mio processo creativo. Non ragiono su arrangiamenti e testo, vado di getto. Può essere certamente un’arma a doppio taglio, ma so che non vorrò farlo per sempre. Spero di cambiare e sento l’esigenza di farlo». Nel disco spicca solo una collaborazione con un altro nome cardine della Generazione Z, Ariete. «Ho voluto creare un album che fosse il più vero e spontaneo possibile. Arianna (Ariete ndr.) non è stata una scelta. Semplicemente, lei è stata l’unica con cui sono riuscito ad intersecare i miei giorni liberi. Ci trovavamo entrambi a Roma, ci siamo beccati per uscire e poi ci siamo ritrovati in studio. Una volta pronta, mi sono detto: questa canzone merita di essere parte della tracklist. Campo Minato alla fine della fiera è più sua che mia». Rave, Eclissi è un album nel quale tanti ragazzi potranno rivedersi con facilità, mi viene spontaneo domandargli se si senta il portavoce della sua stessa generazione o se sia un termine troppo importante sulle spalle di un ragazzo di ventisette anni. «Non mi sento portavoce di nessuno. Ciò che voglio preservare è il mio rapporto con i miei fan e che le persone che sono riuscite a rispecchiarsi in me, perché anche io mi rispecchio in loro. Sono un loro amico», dice.

E come ogni amico che si rispetti, Rave, Eclissi diventa un diario aperto attraverso il quale confidarsi ed esporsi, seppur con le dovute precauzioni. «Penso che se non ti senti sicuro, sia giusto così. Vuol dire che è meglio non farsi troppe domande, altrimenti ci si rende conto di non starci dentro del tutto (ride ndr.). Le mie insicurezze si trovano tutte nelle mie canzoni e preferisco parlare attraverso di loro. Non riesco a farlo in maniera diversa, è questo il modo che ho per conoscermi meglio». Perdersi nella musica di Tananai è un po’ come essere il personaggio di un libro di Dan Brown. Ci si ritrova a cercare degli indizi o dei codici che ci permettano di scavare a fondo e andare oltre le apparenze, anche per capirlo meglio e comprendere chi ci sia dietro il “preso bene”. Forse è proprio questo il bello della sua musica, ovvero il fatto che sia scanzonata, imprevedibile, sconnessa e centrata al tempo stesso, divisa tra amore, paure, nostalgia e spensieratezza, voglia di libertà, di festa, di connessioni. «Il motivo principale per cui ho fatto un album è quello di mostrarmi il più possibile. Sono una persona diversa da chi ero quando è uscito il mio primo EP (Piccoli boati nel 2020 ndr.). Tutti i pezzi sono nati di getto, guidati dall’istinto. Se dedico più di due giorni ad un brano, lo scarto direttamente perché so che ha perso la sua freschezza».