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Ensi e Nerone, quei bravi ragazzi

Ensi e Nerone hanno scelto di pubblicare (nel 2023!) un joint album che unisce gli amanti del rap e riconcilia chi ci è cresciuto.

Nell’epoca degli ascolti singoli è davvero difficile trovare progetti realizzati a quattro (o più) mani. Sembra ormai un’inversione di tendenza, una abitudine superata ed anacronistica: perché dividersi il lavoro (ed eventualmente le lodi) quando me le posso prendere da solo? Meno male che Ensi e Nerone parlando la stessa lingua, se ne sono altamente fregati delle logiche di mercato ed hanno scelto di pubblicare (nel 2023!) un joint album che unisce gli amanti del rap e riconcilia chi, con questa musica, ci è cresciuto. Brava gente sono quaranta minuti di rap fatto bene, incastri di rime che solo due come loro avrebbero potuto anche solo pensare, cambi di flow inattesi. Ma Max e Jari non si tirano indietro nemmeno davanti a brani più impegnati ed introspettivi, non lo hanno mai fatto durante la loro carriera decennale, e riescono anche a farti riflettere ascoltando alcuni passaggi del disco. E pazienza se il Brava Gente’s Restaurant rischia la chiusura a causa del materiale scadente o degli ospiti che non si presentano: come si fa a non fidarsi ed a non voler bene a quelle due sagome di Chef Fony e Chef Fosky? – E sì, in primis recuperate la campagna promozionale sui social, in secundis continuate con questa web serie, ve ne saremo eternamente grati!).

Brava gente è la ciliegina sulla torta nelle carriere di entrambi. Perché in fondo, dopo svariati progetti solisti per tutti e due, pensate davvero che a Nerone ed Ensi interessi qualcosa di certificazioni, streams o discorsi simili? «Se gli altri (ossia l’utente medio che circola sui social ndr.) diranno che il disco è stato un flop la risposta sarà comunque: non c’avete capito niente. Se la risposta sarà positiva Max dirà: in effetti, abbiamo spaccato», dice il rapper torinese. Ed effettivamente è così, si percepisce una affinità di pensiero da parte di entrambi. Poco importa se questo venerdì usciranno altri dischi capaci di catalizzare su di essi l’attenzione (e toglierla vicendevolmente a Brava gente), alla lunga siamo sicuri che chi apprezza il rap si riascolterà anche tra tot anni questo album. «Non ho mai fatto un disco per la critica, perché non ci ho mai visto la critica. L’unica critica che potrebbe essere attendibile possono portarla solo chi ha spaccato per una vita e poi ha smesso. Mi fiderei delle pagine se parlassero solo di musica, e non di beef o dissing vari», aggiunge Nerone. La vicinanza e la sinergia durante i cinque mesi di lavorazione hanno stimolato anche i due a dare il meglio di sé, per la logica del confronto diretto che possiamo ritrovare nello sport: se chi mi sta affianco continua ad alzare l’asticella, anch’io sarò spinto a fare sempre meglio, a cercare una chiusura ad effetto, una rima che ti fa restare a bocca aperta. Senza però quell’invidia che permea il mondo sportivo, riducendo il tutto ad una sana competizione tra due dei migliori MC attualmente in Italia.

L’universo creato da Brava gente è composto da tanti attori. I due principali sono gli animali da palco, King Kong e Godzilla, per citare il singolo pubblicato un paio di settimane fa. Fanno la loro apparizione anche Shari, Salmo, Speranza e Silent Bob. Amici prima ancora che colleghi, tutti entusiasti di esser parte di questo progetto. E se gli ospiti si riducono a quattro, per quanto riguarda il lato producers i nomi sono tanti e tutti di qualità altissima. Si spazia dalla produzione old school di Don Joe (utilizzando il break di Vida Loca dei Club Dogo, per un risultato di altissimo livello) al banger incalzante di Verano & Luciennn, il beat switch di Big Joe e Sine, la produzione meteropatica di Andry the Hitmaker («Siamo andati in studio carichi per fare un banger, lui però era in un altro mood: ne è uscita Quando nessuno guarda»). Un mix di nuova e vecchia scuola, tutti riuniti al tavolo dei goodfellas. Perché se è vero che un vero e proprio concept che lega le dodici tracce non c’è, il trait d’union non può che essere il rap, quello vero, quello fatto di punch ed incastri. «Chi ha partecipato a questo progetto aveva voglia di esserci, e sapeva benissimo che il disco nostro non è un disco dal quale, in modo schietto, puoi prendere rispetto ad un altro tipo di disco. Ma scegli comunque di farlo, perché c’è rispetto, c’è riconoscimento, c’è qualcosa che si muove al di là di tutto il meccanismo della musica. Tante cose uno le fa solo per esserci, al giorno d’oggi», mi spiega Ensi.

Insomma, non ci sono i classici meccanismi dell’industria dietro la realizzazione di questo disco, soltanto amicizie che legano gli artisti da tanti anni. Men che meno l’ostentazione che permea il rap game nel 2023, dove tutto è ostentato sui social, dove la logica del mostrare e del fare i soldi nel minor tempo possibile è quella che ammalia, soprattutto i giovani. «Le persone che non fanno il rap e seguono i loro idoli, e basta, non hanno un reale contatto con quello che i loro idoli sono, e tendono a voler essere quel tipo di persone perché la loro vita gli sembra più facile. Se seguissero i loro compagni delle medie, che magari hanno una vita di merda come quella di tutti, cambierebbe la percezione di superstar che le persone hanno»: stavolta è il Nerone-pensiero a fluire nella saletta del GhePensiMi. E potremmo andare avanti ore ed ore a chiacchierare, dalla passione per il calcio di entrambi alla vita nella metropoli milanese, che ormai è casa per tutti e due («nonostante Jari sia di Torino»). Ma lasciamo che sia la musica a parlare, rimettete in play il disco e fatevi prendere a cartelle in faccia dai continui scambi di battute tra due dei pesi massimi del rap italiano. Con buona pace dei tanti che dicono ancora, nel 2023, che il rap è morto.