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Le strade infinite di City and Colour

Le strade infinite di City and Colour

Affidarsi alla musica, anche nelle sue pagine più oscure. Uno dei credo di Dallas Green, lungo le strade infinite di City and Colour.

Affidarsi alla musica, per leggere la vita, anche nelle sue pagine più oscure. È uno dei credo più radicati di Dallas Green, lo stesso che ha orientato la bussola dell’ispirazione lungo le strade infinite di City and Colour, progetto solista del frontman degli Alexisonfire. Nel più recente lavoro in studio, The Love Still Held Me Near – pubblicato lo scorso 31 marzo – l’artista canadese diluisce i contorni tra la sfera personale e quella universale, per processare il dolore, ricercando uno spiraglio di luce nel metabolizzarlo. Una crisi narrata con lucidità, senza mai perdere la speranza, tappa dopo tappa: la perdita di due persone care, il cugino Nicholas Osczypko e il produttore dei City And ColourKarl Bareham, l’angoscia del periodo pandemico, il divorzio sfiorato con la moglie. Un viaggio, però, anche alla scoperta di sé stesso, della perseveranza, verso una direzione di rinnovamento lungo cui riscoprire l’amore per l’arte e per la vita. Un viaggio che, il prossimo 3 luglio, porterà Dallas Green anche nel Bel Paese, al Parco della Musica di Padova.

Inizio con il tuo ultimo album, The Love Still Held Me Near. C’è un file-rouge che collega tutti i brani, come una forza intrinseca che conduce dal dolore alla speranza. È solo un viaggio artistico o anche personale?
L’ispirazione dell’album ha un profondo radicamento nelle esperienze che vissuto riguardo il lutto ed altre difficoltà affrontate negli ultimi anni. Quindi, in un certo senso, non potrebbe essere più personale per me. Ma credo che alla fine sia più incentrato sulla perdita in generale e sul modo in cui la attraversiamo per trovare la speranza dall’altra parte.

Dalle canzoni emerge una sorta di confronto, una continua riflessione della dimensione più intima con quella universale. Se dovesse guardarti da una prospettiva esterna, chi è oggi Dallas Green?
Ho sempre interpretato il successo come la possibilità di continuare a fare ciò che amo: scrivere con il cuore, attraverso la mia esperienza, sperando che in qualche modo risuoni in un altro essere umano. Credo di riuscirci ancora oggi. Direi che questo è ciò che sono come artista.

Il concetto di amore, oltre che nel titolo, è centrale in tutto il disco. In quale accezione viene considerato?
Credo che l’amore, in questo caso, rappresenti l’altra faccia di ogni aspetto del nostro quotidiano. A livello personale, si trattava di elaborare la perdita di due persone a me care, oltre a molto, molto altro… e di aggrapparsi all’idea che le cose andranno meglio. In ogni caso, l’amore rappresenta solo la luce.

A livello musicale, questo disco esprime il tuo sound più identitario, con la raffinata combinazione di linee melodiche e testi significativi. Come è nato e si è sviluppato il processo creativo nella fase compositiva?
Credo che lavorare nello stesso periodo anche alle canzoni dell’ultimo disco degli Alexisonfire, mi abbia aiutato ad avere un’idea più chiara anche sull’album di City and Colour. Musicalmente avrebbe dovuto risuonare in modo più crudo, più vivo: le canzoni parlano di sentirsi vivi, essere vivi. Non mi sono ispirato ad altro. Sempre e solo al mio amore spassionato per la musica rock.

A luglio suonerai in Italia, al Parco della Musica di Padova. C’è una città italiana che ami particolarmente, dove hai riconosciuto i “tuoi colori”?
Ad essere sincero, ho amato tutto di quello che ho visto in Italia finora. E ho avuto la fortuna di girare in tour per l’intero Paese. Ho trascorso un po’ di tempo in Toscana mentre non ero in tournée e mi è piaciuta molto. In generale, mi piace andare dove c’è un pubblico desideroso di ascoltare. 

Per l’ultima domanda, prenderò un ricordo del vostro concerto del 2020 a Milano, al Teatro dal Verme. Era il tour di A Pill for Loneliness, l’album che contiene Astronaut, una delle mie preferite. Mi riferisco alla figura dell’astronauta, a cui spesso i bambini associano il lavoro che sognano di fare da grandi. Quale sarebbe stato il lavoro da fare da grande se non fosse diventato un musicista di successo mondiale?
Avrei lavorato ovunque, mentre continuavo a cercare di diventare un musicista di successo mondiale. Oppure, se fossi stato più alto, nella National Basketball Association (ride ndr.).