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Tutte le stagioni di “American Horror Story” dalla peggiore alla migliore

Nonostante i picchi altissimi di trash, “American Horror Story” di Ryan Murphy ha fatto la storia della televisione: le stagioni da recuperare in vista di Halloween

Un bel giorno il CEO di Disney+ si è alzato dal letto e ha detto: «Piamose tutto». E così la piattaforma streaming più family friendly che ci sia è riuscita laddove Amazon Prime ha fallito e dove Netflix Italia non ha neanche provato: è finalmente disponibile American Horror Story. Che c’azzecca col family friendly? A quello penseremo un’altra volta, perché oggi siamo qui per stilare la classifica delle stagioni della serie di Ryan Murphy dalla peggiore alla migliore.

11. American Horror Story: Hotel

Plebiscitariamente è definita la stagione più brutta e inutile del franchise, e io mi trovo d’accordo. Sarebbe stato interessante approfondire di più la storia dell’Hotel Cortez (ispirato al letale Cecil di Los Angeles) e di chi lo popola, e invece no: Lady Gaga che squarta a destra e che flirta a sinistra. Per fortuna c’era Denis O’Hare che con la sua meravigliosa e iconica Liz Taylor ha tenuto in piedi la baracca. Voto: tre solo per la citazione: «Se mi tagli sanguino Dior».

10. American Horror Story: Apocalypse

Una parola sola per questa stagione: aiuto. L’apocalisse è finalmente arrivata e ha raso al suolo l’umanità, eccezion fatta per alcuni ricconi che giocano a Dieci piccoli indiani in un bunker. Nel mentre su una superficie chernobyliana pasteggia l’Anticristo, allevato da Kathy Bates. Se il figlio del demonio vi ricorda qualcosa, continuate a leggere.

9. American Horror Story: Freakshow

Ahinoi l’ultima stagione in cui recita la divina Jessica Lange, che in questa stagione interpreta Elsa Mars, una donna dal passato tremendamente oscuro e difficile, ora a capo di un freakshow. Estetica che strizza l’occhio a Tod Browning e alle leggende metropolitane americane, per poi concludersi con un’esibizione di Elsa sulle note, guardacaso, di Life On Mars? mentre si avvia verso il viale del tramonto. Che altro? Ah sì, Evan Peters che usa una deformazione per essere un John Holmes ante litteram e Neil Patrick Harris che fa… cose.

8. American Horror Story: Double Feature

La decima stagione, tanto chiacchierata perché divisa in due parti – Red Tide e Death Valley. Sulle locandine campeggiano vampiri (il mio punto debole) e alieni in uno scontro all’ultimo sangue, ma le premesse saranno veritiere? Non mi dilungo oltre per non fare spoiler a chi non l’ha vista, dico solo che si trova quasi a metà classifica perché si salva grazie alla prima parte (quella coi vampiri, ovviamente).

7. American Horror Story: Roanoke

Settimo posto per la sesta stagione di American Horror Story, anch’essa divisa in due parti di cui la prima sotto forma di documentario. Nonostante non sia piaciuta a molti devo dire che io l’ho apprezzata, forse perché ancora traumatizzata dalla precedente Hotel. Il folklore e i miti colonialisti tornano a nuova vita nel presente e svelano il lato oscuro di quegli Stati Uniti che ci ricordano film tanto amati come Le colline hanno gli occhi.

6. American Horror Story: Coven

Siamo di fronte a quella che probabilmente è la stagione più adolescenziale di American Horror Story, in quanto le vicende ruotano attorno a una scuola di magia tutta al femminile dove trovano rifugio delle ragazze con poteri senza precedenti. Ryan Murphy prende a piene mani dalla storia americana e mette in scena una lotta antichissima: quella tra magia bianca e magia nera, il voodoo. In sottofondo, Seven Wonders cantata da Stevie Nicks. Posso solo dire: «Balenciaga!».

5. American Horror Story: 1984

Probabilmente nessuno avrebbe inserito la nona stagione quasi sul podio, ma che ci posso fare? Amo gli slasher e 1984, già dal titolo, è un omaggio a questa tradizione del cinema horror. Tutto ruota attorno a un campeggio e a un killer che ricorda Jason Voorhees, a leggings attillatissimi e alla musica tipica del periodo. Ma il mio cuore è stato conquistato quando Will fa a Montana il complimento più bello di sempre: «Sarai sempre gli anni Ottanta!».

4. American Horror Story: Cult

Metti nella stessa stanza Zodiac, Jim Jones, Charles Manson, Benjamin Roden e Marshall Applewhite e otterrete la stagione perfetta per un’amante della cronaca nera come me. La stagione sulle sette ha luogo appena dopo l’elezione di Trump e gioca tutto il suo potenziale sulle paure lasciando a bocca aperta con il plot twist finale.

3. American Horror Story: NYC

La nuovissima stagione riporta American Horror Story ai vecchi fasti e non ci fa rimpiangere di aver guardato a lungo (forse troppo) del trash con qualche spruzzata di horror. L’attesa è stata ripagata con una stagione in cui Ryan Murphy mai come stavolta sfuma tra di loro reale e orrorifico, ambientandola nella New York a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, in cui la comunità LGBT è minacciata da due misteriosi killer: un assassino spietato e l’AIDS. Nel mondo che a poco a poco sta riprendendosi dai due anni di pandemia, quello di American Horror Story: NYC sarà un viaggio toccante all’interno di ciò che davvero ci fa paura: il pregiudizio e l’indifferenza.

2. American Horror Story: Asylum

Lo so che ora si leveranno in aria forconi e fiaccole, ma sì: Asylum è al secondo posto. Uno dei picchi più alti di tutta la serie, si svolge all’interno di un manicomio su cui fanno da sfondo vicende legate all’omofobia e all’odio razziale. I bei tempi in cui American Horror Story riusciva a gestire tutti gli ingredienti senza fare un miscuglio.

1. American Horror Story: Murder House

Eccola la medaglia d’oro: prima posizione per la prima stagione che ha dato vita ad American Horror Story. Ho amato particolarmente come tutte le vicende ruotino attorno a una casa infestata, riuscendo a gestire bene tutti i flashback e citando tantissimi episodi cult – sebbene tristi – della storia americana. Questa è inoltre la stagione in cui nasce l’Anticristo che ritroviamo cresciuto in Apocalypse. Se volete far iniziare qualcuno all’universo horror di Ryan Murphy, non potete non iniziare, neanche a farlo apposta, dal principio.