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Noel Gallagher a Milano, l’importanza di vivere il presente

Nell’ora e mezza di concerto al Forum, forse un po’ troppo poco per un artista come lui, Noel Gallagher se ne fotte dei classici degli Oasis, e in un certo senso va bene così

Ho visto dal vivo Noel Gallagher per la prima volta nel 2015, alla Summer Arena di Assago. Di quella giornata ricordo nitidamente due cose: il caldo insopportabile e l’ex frontman degli Oasis in camicia di jeans, abbottonata fino al collo. Due cose che chiaramente non potevano convivere nello stesso momento, ma io le ho viste davvero. Ancora non sapevo che quello sarebbe non solo stato il mio ultimo concerto di Noel per diverso tempo, ma anche l’inizio di una tormentata battaglia dentro me stessa tra i fratelli Gallagher, che oltre a non aver mai smesso di litigare tra loro a colpi di tweet, hanno litigato per anni anche dentro di me. Non è stato facile processare che dopo il debutto con l’omonimo Noel Gallagher’s High Flying Birds, insieme alla sua band, e Chasing Yesterday, The Chief si sarebbe rotto i coglioni di fare musica a la Oasis, cercando sonorità nuove, sperimentando e invecchiando insieme alla sua musica.

Dopo soli due album solisti avevo già perso quella magia che mi legava al più grande dei fratelli Gallagher. Ed è stato traumatico, finché non ho ritrovato in Liam quel senso di casa, di conosciuto. Una comfort zone dalla quale sono uscita con gli anni, arrivando a capire che, come tutti, anche Noel Gallagher sentiva l’esigenza di tagliare il cordone ombelicale. E così ha fatto. L’ex leader degli Oasis, però, non si è dimenticato delle sue origini e della band che gli ha dato il successo. Nella scaletta del suo nuovo tour, che ieri ha toccato l’Italia con un unica data il Forum di Milano, come in realtà ha sempre fatto anche in quelli precedenti, Noel Gallagher ha proposto diversi brani della sua ex band, senza essere mai banale. Non ha mai suonato Wonderwall, e mai lo farà. Ha sempre preferito Don’t Look Back In Anger, tra i pochi brani degli Oasis in cui lo sentiamo come voce principale. In un concerto di un’ora e mezza, un po’ troppo stringato forse per un artista che di brani da proporre ne avrebbe, The Chief propone una selezione di brani della band che fanno davvero emozionare i veri fan. Due canzoni su tutte: The Importance of Being Idle e The Masterplan. Non può mancare poi Live Forever e, chiaramente, un’accurata selezione di brani dai suoi album solisti, dalla romanticissima If I Had a Gun… a What a Life, fino alle più recenti Council Skies e Dead In The Water.

Noel è di poche parole, preferisce suonare insieme alla sua band di ottimi musicisti, e va bene così. Suonano, accompagnati da visual in perfetta sintonia con la musica, e il Forum più di una volta canta al posto suo. Ci si sente di nuovo a casa con i brani degli Oasis, confortati da un ricordo vissuto per chi li ha visti dal vivo e la speranza di non ha mai visto i due fratelli insieme di poterli vedere presto. Magari in un mondo utopico, o nel Metaverso, sarà possibile. Gli anni passano, loro continuano a dirsene di ogni e la reunion sembra sempre più lontana. Così ci godiamo il concerto di “the only good that i’ll ever need”, e anche se alle ventidue siamo già in macchina direzione casa siamo felici, perché The Chief è in ottima forma, come il rock, che in quest’ultimo periodo sembra non avere alcuna intenzione di morire.