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Non svegliare il Morgan che dorme

Mettere un leone in gabbia in mezzo a quattro bambini dodicenni che dalle sbarre gli tirano delle pietruzze non è un’ottima strategia se lo scopo è tutelare il leone

Morgan fuori da X Factor. È questa la notizia che si apprende da un comunicato di Sky Italia e Fremantle di qualche ora fa. E allora, da buoni interpreti del nostro tempo, eccoci tutti lungo la fila indiana numero uno oppure lungo la numero due. E guai a chi resta al centro, o a metà strada senza prender parte alla grande baruffa. D’altronde Dante ha dedicato un girone agli ignavi – ma questo, se fate parte di una specifica delle due file indiane, non diremo quale, probabilmente lo sapete già. Chi mi conosce sa che apprezzo molto Morgan, sia quello intellettuale che quello musicista. Un po’ meno lo showman, ma alla fine è uno scotto che si accetta senza troppi dolori, soprattutto decidendo di preferire l’ennesimo ascolto in cuffia di Altrove ad una puntata del sopracitato talent show. Ma oggi è di questo che dobbiamo parlare, e allora ecco che su questa vicenda non posso far altro che munirmi di sacrosanta onestà intellettuale (questa sconosciuta) e di pormi nel mezzo, con lo scopo – questo Morgan lo apprezzerebbe molto – di inimicarmi democraticamente ed equamente i membri di entrambe le file indiane.

Perché se è vero che ho goduto non poco a sentir Morgan blastare Francesca Michielin per la gaffe imperdonabile su Ivan Graziani (no, signori, non possiamo chiudere un occhio) è però altrettanto vero che ho trovato ingiustificabile e di cattivo gusto quella sulla depressione di Fedez. Ad onor di cronaca, visto che ve lo state chiedendo, avevo goduto anche per la storia di Kieślowski vs Vanzina e per l’invettiva contro Dargen – che è effettivamente tra gli artisti più venduti della storia della musica italiana, coi suoi occhiali e i bermuda 24/7. I fan del rap potrebbero avere da ridire ma, amici miei, se posso criticare l’involuzione di Chris Martin come autore, e vi assicuro che lo posso e lo voglio fare con tutto il fiato che ho in corpo, credete che possa provare vergogna ad esprimere il mio disdegno verso il precipizio artistico nel quale Dargen D’Amico si è consciamente gettato ormai da anni, in cambio di qualche disco d’oro? Ovviamente no. Ma questa è un’altra storia. Oggi la lente d’ingrandimento la vorrei mettere su ciò che è senza ombra di dubbio il fallimento definitivo del modello ibrido della tivù generalista in Italia (e non solo).

Perché è vero che senza contraddittorio anche la più nobile delle argomentazioni si svuota di interesse, ma è anche vero che mettere un leone in gabbia in mezzo a quattro bambini dodicenni che dalle sbarre gli tirano delle pietruzze non è un’ottima strategia se lo scopo è tutelare il leone. Il fatto è che chi ha messo lì il leone e i quattro adolescenti si erge a ente protettore delle specie a rischio, altrimenti cosa cazzo lo metti a fare Morgan in un talent show? Risposta: content is the king. E, per quanto ideologicamente contestabile, sarebbe a dir poco anacronistico non capire che sono dinamiche fisiologiche dello show business. Il problema è che stavolta il leone è riuscito a scappare dalla gabbia e ha azzannato i quattro giovani studenti in gita scolastica. No, non siamo a Ladispoli: siamo su Sky. E allora ecco che siamo qui a testimoniare senza alcun rischio di essere smentiti dai fatti futuri che il modello degli adolescenti e del leone ha fallito. Che si chiami Morgan, Elio, Manuel o Samuel cambia veramente poco, se attorno ci sono Federico, Dargen, Ambra e Francesca.