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Guns N’ Roses, sopravvissuti agli anni novanta

Quando Axl Rose sale sul palco del Firenze Rocks il sole è ancora alto. L’orario (le otto di sera) è quello scelto normalmente per le band di supporto, ma loro sono i Guns N’ Roses e possono fare quello che vogliono. Di fronte a loro una distesa di settantamila fan arrivati da tutta Europa. Un oceano di teste e braccia che ricopre tutta la Visarno Arena. Parola d’ordine: rock. L’inizio è affidato a It’s So Easy, il brano capolavoro tratto da Appetite for Destruction: “It’s so easy, easy/When everybody’s tryin’ to please me baby”. Axl Rose – nonostante qualche chilo di troppo – è ancora l’animale da palcoscenico di una volta: corre da una parte all’altra dello stage coinvolgendo il pubblico a trecentosessanta gradi. In scaletta tutto i classici della band californiana: You Could Be Mine, Nightrain, Yesterdays ma anche la più recente Chinese Democracy. I live dei Guns sono un rito, e come tutti i riti passano per dei dogmi e dei cerimoniali. Arriva il riff più famoso del rock, quello che il chitarrista neofita medio impara subito dopo Smoke on the Water. E allora il palcoscenico si colora di Sweet Child O’Mine e Firenze si prostra facendo chapeau con il proprio cappello a cilindro per omaggiare Slash. Non mancano Welcome to the Jungle e Paradise City che raccontano bene le due facce dell’Ippodromo: una giungla, un paradiso. La celebrazione giunge al termine, i profeti del rock si congedano e i fedeli tornano a diffondere quel verbo chiamato rock & roll che ora più che mai possiamo dire non sia morto. Pieno di adrenalina il popolo di Firenze (la paradise city dell’estate musicale italiana) aspetta ora gli Iron Maiden con Eddie the Head e Ozzy Osbourne.