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I Chemical Brothers sono ancora i padroni del big beat

Il duo britannico di Push the Bottom è tornato con un disco moderno. Per chi non li conoscesse (dai, chi non li conosce?), i Chemical Brothers hanno fatto della musica elettronica una vera e propria cultura, non più underground come nei mitici anni novanta, ma un qualcosa che possa dilettare le orecchie di molti, anche di chi non ama il dancefloor ma preferisce sentirseli in macchina nello stereo. No Geography è un album imponente. Discostandosi dalle sonorità che hanno reso famoso il duo britannico, il disco è spiccatamente new wave, ma strizza comunque l’occhio a vecchie influenze, tra cui i Daft Punk e i Kraftwerk.

Ci sono vocal imponenti e ipnotici, c’è lo snare riverberato proprio della disco music e ci sono anche i drop che enfatizzano l’aspetto electro dell’album. Linee di synth acide e un gran cassa vibrante, protagonista in quasi ogni traccia. La cosa interessante è che su dieci tracce, la maggior parte sono collegate tra loro, quasi come a rimarcare l’altissima qualità a cui si è abituati ascoltando un live set dei Chemical. Brano di spicco è la title track No Geography, che fa seguito alla precedente Bango in uno splendido intermezzo di sintetizzatori, per poi sfociare in un assolo di drum machine efferatissima. E si sa, quando un pezzo così viene messo ad una festa, che sia di trecento o tremila persone, l’atmosfera è sempre pazzesca. L’esplosione emotiva è infatti nell’ultima traccia, che tradotta si intitola Prendimi mentre cado, una traccia senza beat, senza pulsazioni, che finisce rallentando piano piano, come se stesse finendo anche il vinile sotto la puntina.

È questo il segreto dell’elettronica, di questo genere di cui i Chemical Brothers sono stati i pionieri, innovatori e ora forse ultimo baluardo: dove non ci sono parole cantate, ma solo suoni, sta a noi scegliere cosa dirci sopra, cosa immaginarci, con chi ballarci e a chi farlo ascoltare. In questo tracciato musicale di oggi senza geografia, i Chemical hanno riproposto loro stessi, con qualche aggiunta e con qualcosa in meno, riconfermando il posto che gli spetta da sempre insieme a Prodigy, Daft Punk e Fatboy Slim: i padroni della danza, della festa e dell’elettronica.