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Quei bravi ragazzi dei Vampire Weekend

Quando si parla di indie pop sono pochi quelli che non drizzano le antenne. Si sa, è il genere che va per la maggiore, ma non per qualche sciocca tendenza momentanea ma perché è una somma artistica di tante cose che ci sono passate per le orecchie negli ultimi anni, alcune buone, altre meno. Tra quelle buone ci sono sicuramente i Vampire Weekend che si sono fatti attendere per ben sei anni prima della loro ultimissima fatica in studio, Father Of The Bride. Come ogni grande gruppo, la band capitanata da Ezra Koening si è presa il suo tempo per sfornare un disco degno di nota. Un disco che, dopo tredici anni di carriera, riconferma a suon di indie pop il valore di questa band. In questi anni di cose ne sono successe, tra cui l’abbandono del gruppo da parte di un membro importante, Rostam Batmanglij, che ha comunque dichiarato nel 2016 che avrebbe continuato a collaborare ai progetti in studio del gruppo.

Ma in questo corposo album di ben diciotto tracce ci sono tutti le carte in regola per lasciare al passato vecchi dissapori e per godersi una buona ora di indie pop. Tra i brani che spiccano troviamo Harmony Hall, un omaggio agli anni trascorsi (il pezzo porta infatti il nome del dormitorio dove la band si è formata). Vari brani dalla breve durata fungono da intermezzo spensierato e allegro per dare risalto a brani più mistici come Sunflower e Flowermoon. Il finale è forse la parte più interessante: Jerusalem – New York – Berlin, una track malinconica e per questa bellissima. Insomma, l’indie pop è tornato all’apice con i Vampire Weekend, che con Father Of The Bride sono riusciti ad eliminare quelle scorie che rischiavano di inquinare troppo un genere al punto di offuscarlo.