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Charli XCX se ne frega dei giudizi

Charli XCX è stata ampiamente e lungamente criticata per le sue continue collaborazioni con altri artisti. É stata accusata di non essere capace di fare musica da sola e lei ha risposto con Charli, un album di quindici tracce e con ben dieci featuring. Perché a Charli, fondamentalmente, se ne frega dei giudizi. Ad anticipare la release un numero inusuale di singoli. 1999, che la vede collaborare con il principe del pop Troye Sivan, è una hit nostalgica riporta nel passato tra una reference a Britney Spears e un accenno a Michael Jackson e agli NSYNC. Poi Blame It On Your Love, insieme al fenomeno mondiale Lizzo: un pezzo super radiofonico che ha avuto un grande successo grazie alle sue sonorità iper-pop. E ancora: l’affascinante Gone (che vede la partecipazione della francese Christine And The Queens) presentato per la prima volta al Primavera Sound che è il racconto onesto di una persona che soffre d’ansia su una base decisamente catchy e February 2017 con la stella del web Clairo e Yaeji, la cantante e disc jockey americana che fa virare l’album verso note più house, con una produzione frammentata che rende il brano particolarmente originale.

L’ultimo singolo in ordine di tempo è l’assurda 2099 che vede tornare Troye Sivan nel brano forse più strano dell’intero album: la produzione è futuristica, in linea con il titolo del pezzo, le voci di Charli e Troye sono robotiche mentre la base è fatta di distorsioni e synth. Charli, nella sua interezza, è un album che parla di Charli più di quanto abbiano fatto tutti gli altri mettendo di fronte a tutti quello in cui crede. Non sembra infatti essere un caso che tanti degli artisti chiamati a collaborare appartengano alla comunità LGBT+, né tantomeno è un caso che abbia scelto di affrontare temi più pesanti rispetto al passato. La sensazione è che Charli XCX stia rischiando tutto: gioca con la musica, è sincera nei suoi testi e non si tira indietro quando si tratta di prendere posizioni. La produzione è curata nel dettaglio, presente e ingombrante in ogni singola traccia ma che si accompagna in maniera armoniosa alla voce della cantante e al mood delle canzoni: dalle vibes più anni ottanta in Thoughts a canzoni più dreamy come White Mercedes, passando per Shake It che unisce sound tipicamente digitali a rap e reggaeton creando un piacevolissimo caos. Insomma, Charli è (per ora) l’album più personale e coraggioso della popstar britannica ed è questo che lo rende il suo prodotto migliore: pura avanguardia mescolata ad un’introspezione tenera.