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“Se ti potessi dire” di Vasco Rossi è un’occasione persa

È stata annunciata come l’ultima canzone ma di fatto è l’ultima solamente in ordine cronologico, anche perché Vasco Rossi di andare in pensione non ci pensa minimante anzi, addirittura sembrerebbe stia pensando ad un album d’inediti (ci vorrà tempo ma arriverà). «Non sarà facile scriverne un’altra così», confessa su Instagram e noi ci crediamo, perché il brano, Se ti potessi dire da ieri on air, è fortemente autobiografico; il Kom (come lo chiamano i suoi irriducibili) parla di errori, di rinunce e delusioni, in un testo in perfetto stile vaschiano (“Se ti potessi dire / Quante volte ho pianto per capire / Quante volte sono stato sul punto / Di lasciarmi andare / All’inferno / Della mente / Quell’inferno che esiste veramente / Esiste veramente”, canta nella seconda strofa).

Una chiara risposta – neanche tanto velata – alla vita spericolata che cantava agli inizi degli anni ottanta: l’artista che guardandosi indietro prende coscienza dei suoi errori e delle abitudini di cui oggi, alla vigilia dei sessantasette, non va fiero. Ma come ogni dannata rockstar che si rispetti rifarebbe tutto, «stessi errori, stesse passioni e le stesse delusioni». Nonostante ciò, il pezzo risulta un’occasione persa, perché se è vero che il testo è di alta caratura e tra i suoi migliori degli ultimi vent’anni è anche vero che l’arrangiamento lascia più che qualche semplice dubbio.

Nella produzione di Celso Valli (già producer al fianco di Eros Ramazzotti, Claudio Baglioni, Ornella Vanoni e Alessandra Amoroso) c’è troppo di tutto: chitarre acustiche prepotenti, percussioni etniche che a tratti si impongono sopra la traccia vocale e poi ancora chitarre elettriche, viole e violini. Certo, non ci sono dubbi sul fatto che la canteremo tutti ai concerti che la prossima estate lo vedranno esibirsi a Firenze, Roma, Imola e Milano ma Se ti potessi dire lascia l’amaro in bocca perché sarebbe potuto essere un capolavoro ma di fatto non lo è. In fondo bastava lavorarla senza troppe pretese (basso, chitarra e batteria), senza sentirsi in obbligo di sperimentare un qualcosa che non gli appartiene. Insomma, non c’era da inventarsi nulla, c’era semplicemente da farla alla Vasco.