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Ozzy Osbourne è il botox del buon vecchio rock

Ozzy Osbourne è tornato con un nuovo singolo e questa è un’ottima notizia per mille motivi. Tanto per cominciare – e scusate se è poco – l’ex Black Sabbath dopo un lungo periodo in cui si è ritrovato più volte a tu per tu con la morte – prima una brutta infezione poi una caduta nel bagno di casa («Ho pensato: “Stavolta è davvero finita”», ha raccontato) – è tornato in studio e non solo ha inciso Under The Graveyard ma addirittura ha realizzato un intero disco che arriverà sugli scaffali il prossimo gennaio. In più il Prince Of Darkness si è autoimposto di rinnovarsi, così ha ingaggiato Andrew Watt, il produttore dietro i 5 Seconds of Summer, Cardi B, Lana Del Rey e Post Malone. «Un giorno mia figlia Kelly mi ha detto: “Vuoi lavorare a un pezzo di Post Malone?”», racconta. «Io ho pensato: e chi cazzo è Post Malone? Sono andato a casa di Andrew Wyatt e mi ha detto che ce la saremmo sbrigata in fretta. Dopo aver finito quella canzone, mi ha chiesto se fossi interessato a iniziare un nuovo album. Io ho detto: “Sarebbe grandioso, ma non voglio stare in uno studio per sei mesi”. Duff McKagan (Guns N’ Roses ndr.) e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers ndr.) ci hanno dato una mano, di giorno improvvisavamo e di sera lavoravamo alle canzoni. Pensavo di non avere la forza per fare un altro album ma Andrew l’ha trovata dentro di me».

Ed è proprio da Post Malone che il nuovo Ozzy riparte: le prime note di Under The Graveyard (un giro di chitarra acustica che accompagna la voce riverberata di Osbourne) sembrano un proseguimento di Take What You Want, il brano contenuto in Hollywood’s Bleeding in cui il cantante Ozzy duetta con rapper di Syracuse e Travis Scott. “Oggi mi sono svegliato e mi odio/La morte non risponde quando chiedo aiuto/Nessun livello potrebbe salvarmi dalle profondità dell’Inferno”, canta nel primo verso, poi la canzone si trasforma in un ballad rock piena di sentimento che culmina in riff pesanti e coraggiosi con Osbourne che sifida con provocazione la propria mortalità: (“Sotto il cimitero/Siamo tutti ossa marce”). Il rischio era di tornare sulla piazza con un brutta copia di se stessi ma ancora una volta Osbourne ha saputo imboccare la giusta strada. Certo, Under The Graveyard non è un capolavoro, però è sicuramente un confortante recupero di identità.