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Da quando Taylor Swift suona come i The National?

Il 2020 doveva essere l’anno di Taylor Swift. Dopo aver pubblicato ad agosto dello scorso anno il suo settimo album in studio, Lover, quest’estate sarebbe dovuta salire sul palco del Glastonbury Festival come headliner. Un’occasione incredibile non solo perché quest’anno il noto evento britannico ha spento metaforicamente cinquanta candeline, ma anche perché l’ultima volta che una donna, Adele, era salita sul palco come headliner era il 2016. Peccato che si sia messa di mezzo una pandemia mondiale che ha cancellato con uno schiocco di dita tutti i grandi eventi live.

Nonostante Taylor abbia visto sfumarsi davanti agli occhi tantissimi progetti per l’estate, c’è qualcosa che non aveva pianificato e che invece ha portato a termine. “Dentro ci ho riversato tutti i miei capricci, sogni, paure e riflessioni”, ha scritto la cantante in un post sul suo profilo Instagram. Così, appena sedici ore dopo averlo annunciato, Taylor Swift ha pubblicato il suo ottavo album in studio, Folklore. A lavorare con lei a questo nuovo progetto discografico troviamo il suo frequente collaboratore Jack Antonoff, definito dalla stessa cantante “uno di famiglia”, e William Bowery. Ma non solo. Per Folklore la cantante ha lavorato anche con due dei cinque membri della band indie rock The National: i fratelli gemelli Aaron, che ha co-scritto e prodotto 11 dei 16 brani del disco, e Bryce Dessner.

Se qualcuno mi avesse detto, nel lontano 2006, che nel 2020 sarebbe uscito un album di Taylor Swift dalle sonorità così vicine al mondo dei The National e dell’unico altro artista presente nel disco, Bon Iver, non ci avrei mai creduto. Il disco suona così indie folk che potrebbe quasi portarci a credere che non sia l’ottavo album della cantante, che ci ha abituati a tutt’altro tipo di sonorità. Sono passati quattordici anni dall’omonimo debutto di Taylor Swift e lei di strada ne ha fatta. È una delle artiste più premiate della storia della musica ed è l’artista del decennio agli American Music Awards e per Billboard. Nel mentre, è riuscita a partecipare ad un film (Cats), pubblicare un documentario sulla sua carriera, Miss Americana, e litigare con Kanye West. Adesso sulla sua parete dei trofei (se mai dovesse averne una) può anche scrivere di aver pubblicato un album che si allontana completamente dal suo mondo e che potrebbe farla avvicinare anche ad un pubblico nuovo che non la mai presa in considerazione.

Folklore è il suo ottavo disco e Taylor, dimenticandosi completamente che le ricorrenze più importanti da festeggiare sono quelle a due cifre, decide di rilasciare non una, ma ben nove versioni dell’album. La prima cosa che emerge dal nuovo progetto di Taylor è sicuramente il già citato cambio di direzione sonora. Se Lover era un disco ballabile, con synth e sonorità anni ’80, con Folklore ci troviamo di fronte, o nelle orecchie, un album che ci fa lasciare la voglia di ballare a casa. Taylor Swift decide di accantonare il pop per esplorare il mondo del folk, del rock alternativo e dell’indie. Pubblica così un disco riflessivo e introspettivo, con un immaginario (a partire dalla cover del disco) piuttosto lontano da quello dei suoi predecessori.

“Prima di quest’anno probabilmente mi sarei fermata a riflettere su quando sarebbe stato il momento perfetto per pubblicare queste canzoni, ma i tempi in cui viviamo – ha scritto la cantante su Instagram – continuano a ricordarmi che nulla è certo. Il mio istinto mi dice che se fai qualcosa che ami, dovresti semplicemente mostrarlo al mondo. Questo è il lato dell’incertezza che più mi piace”. Può essere che questo pensiero abbia spinto la popstar ad un cambio di direzione? L’isolamento e l’incertezza possono giocare strani scherzi. Taylor sceglie come primo singolo Cardigan, un brano che parla d’amore, uno dei suoi main topic, arrivato in un momento di difficoltà e buio. Quel tipo d’amore che con la sua potenza riesce a salvarti e riportarti un po’ di felicità. Il video, diretto dalla stessa artista, è un corto fantasy. Un viaggio metaforico tra boschi fatati e acque in tempesta che si chiude con il ritorno a casa, luogo accogliente, caldo e familiare.

Sicuramente, però, oggi l’attenzione di tanti (aprire Instagram per credere) è concentrata su Exile, il brano in collaborazione con Justin Vernon dei Bon Iver, riassumibile in: malinconico. Una ballad tenebrosa che unisce la voce potente di Taylor a quella calda e avvolgente di Justin. Duetto riuscito? Sì, anche perché ci ricorda molto le sonorità di I, I, l’ultimo album del gruppo americano. Dal pianoforte, protagonista di The 1 e Mad Woman, all’immaginarsi il proprio funerale in Her Gaze, l’ottavo album di Taylor Swift riesce a farti pensare: io cos’ho fatto in quarantena? Probabilmente schifo. E lei cos’ha fatto? Ha scritto un disco che riassume perfettamente il mood dell’isolamento e della frustrazione nel vedere il mondo lì fuori cambiare, mentre noi non possiamo fare nulla.

“Sono molto orgoglioso di tutte queste canzoni e profondamente grato a Taylor Swift per avermi invitato nel suo progetto ed essersi fidata di me”, ha scritto in un post su Instagram Aaron Dessner. Il cantautore e polistrumentista ha poi elogiato la cantante, definendola una delle artiste più talentuose, laboriose e premurose mai incontrate. Folklore, uscito da neanche 24 ore, potrebbe essere il disco che meglio riassume quella che è stato per tanti il periodo del lockdown e riesce a mostrarci che, anche in isolamento, c’è qualcuno che è riuscito a fare qualcosa di buono.