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“Strange Timez” è il viaggio intergalattico dei Gorillaz e Robert Smith

Una vista suggestiva sullo spazio. Il pianeta Terra diviso tra le ombre della notte e le luci del giorno. Una sorta di caravan interspaziale che va. È così che inizia, anzi prosegue, il viaggio intergalattico dei Gorillaz all’interno del loro nuovo strambo progetto. Strange Timez, questo il nome del sesto episodio di Song Machine, che appartiene alla prima stagione di quello che par essere il singolo tratto di un disegno molto più grande e mefistofelico targato Gorillaz (uscirà il 23 ottobre e comprenderà brani con Elton John e Beck), porta con sé, come ormai di consueto, un compagno di avventure, in altre parole, un featuring. A questo giro dal cilindro non è uscito un coniglio bianco, ma una rockstar in carne ed ossa, e che rockstar. Una di quelle col rossetto rosso e la cipria sul viso: un certo Robert Smith, noto anche e soprattutto per essere il frontman di una delle poche band nella storia della musica in grado di metter d’accordo un po’ tutti: dagli amanti dei ritornelli orecchiabili, fino ai cultori della musica alternative (e mi riferisco ovviamente ai Cure). Il volto di Smith è inserito in una luna piena forse a citare Le Voyage Dans la Lune di Georges Méliès (?) ed inizia a cantare. Nel frattempo 2D, Murdoc Niccals, Noodle e Russel Hobbs, ovvero i personaggi animati partoriti dalla mente geniale del fumettista Jamie Hewlett, raggiungono il suolo lunare e fanno qualcosa che non vogliamo spoilerare a chi ancora non ha visto la puntata.

Non è chiaro se i nostri eroi riusciranno nella loro missione, certo è che la vera partita, questa volta, la giochiamo tutti. Il senso della loro spedizione è infatti comunicare con i terrestri attraverso uno slogan tanto banale quanto tremendamente vivido. La realizzazione visiva è un mix tra cinema d’animazione e cinema d’autore, quanto al brano, beh, probabilmente non all’altezza delle aspettative (“Spinnin’ around the world at night/Spin around in black and white/Spinnin’ around until the sun comes up/Strange time to see the light”, canta Robert Smith). Dopo questo appunto agrodolce ci congediamo instillandovi un dubbio in testa: e se Strange Timez contenesse anche un tributo a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick?