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Niccolò Contessa ha regalato al 2020 una demo al retrogusto di David Lynch

La pelle d’oca è un’eredità evolutiva. Un rilascio istantaneo di adrenalina che ha lo scopo di aiutare il corpo a riscaldarsi più velocemente. Nell’anno in cui il mondo è sembrato essere il posto più freddo, un gesto inaspettato come quello di questa notte sembra finalizzato a scaldare il cuore e nel contempo a far apparire la pelle d’oca sulle braccia dei fan disillusi del one man band Niccolò Contessa. Sul profilo SoundCloud de I Cani è apparso infatti un nuovo brano dal titolo Alla fine del sogno. Lo stesso profilo da cui tutto è partito, in quel lontano giugno 2010 che facciamo coincidere con il Big Bang dell’indie italiano. La storia de I Cani di lì in avanti la conosciamo tutti: I pariolini di diciott’anni è divenuto un cult capitolino al pari di Welcome to Favelas, Geko e i The Pills, l’album Glamour ha spiegato alla scena che è possibile far musica intimista anche con un’estetica post punk e Aurora ha aperto la strada a quell’itpop che Contessa ha messo in mano a Coez, trasformandolo nel portabandiera del nuovo pop nostrano. Perché Contessa è un croupier che sa contare le carte, un trasformista e un poeta decadente. L’ultimo della sua stirpe.

Ma torniamo alla fine (del sogno): un brano che viene introdotto da un suono di campane quasi a dire “sveglia”. Una demo in pieno stile contessiano che fa sfoggio di tutti quegli espedienti che il cantautore romano ha imparato a modellare attorno ai propri brani; dalle frasi incessanti che si sovrappongono e si ripetono come dentro una caverna o un tunnel infinito, fino ai synth e i pad che riuscirebbero a rendere dreamy perfino un brano dei Sex Pistols. Un brano confuso, sporco, a tratti disturbante, che sembra la trasposizione discografica di una turba mentale di Lynch. Un testamento sulla fine, sul toccare il fondo, sul velo di Maya che avvolge le cose, fino alla fine del sogno. E chissà che questo brano non coincida anche con la fine di un brutto incubo. In attesa del prossimo spoiler.