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“Solo noi” di Achille Lauro raccontata attraverso i commenti dei suoi fan

Nella notte è stato pubblicato il videoclip di Solo noi di Achille Lauro. Un loop, sostanzialmente, di una serie di riprese per lo più aeree al centro delle quali campeggia il titolo del brano, scritto a mano, come con un pennarello. È evidente che Achille Lauro sia diventato qualcosa di diverso dal passato. Un artista più completo che non ha paura di sperimentare nell’ambito della visual art, della performance art, dello styling e ovviamente della musica. Incredibile inoltre come Lauro sia passato dall’essere il bersaglio di una generazione, il capro espiatorio di una wave e l’emblema del proibito, all’essere un’icona transgenerazionale in grado di attrarre con egual veemenza l’interesse degli under venti e degli over cinquanta. Scorrendo tra i commenti di YouTube si leggono storie struggenti: alcune d’amore, altre di abbandono. Che poi la musica questo fa nel momento in cui incontra la vita delle persone; si deforma, prende le sembianze del contenitore, e diventa qualcos’altro, il più delle volte di migliore. Ecco Solo noi raccontata attraverso i commenti dei fan.

Ho 31 anni e da poco combatto contro una merda chiamata tumore. Non ho mai pianto sinora ma con questa tua canzone ho dovuto farlo. È dedicata ad ognuno di noi.

Sarà che da un anno siamo tutti un po’ più soli, ma questa canzone mi ha commosso dentro.

Una delle evoluzioni più esponenziali della storia della musica italiana. Eri un underdog marcio quando cominciarono ad ascoltarti e ora sei oltre la scena che hai contribuito a creare, in un punto più alto. Riesci a trasmettere emozioni con parole semplici, senza finire nella tristezza di alcuni artisti che non sono più ragazzini e, data la loro ignoranza, fanno retorica spiccia.

Sembra che ogni volta che Achille faccia uscire un pezzo nuovo, sappia cosa succede nella mia vita in quel preciso momento. E io mi inchino.

Per me, rappresentanti il David Bowie italiano. Sei eccezionale, disarmante ed emozionante. Non smettere mai di essere Lauro.

Ho più di cinquant’anni e non mi vergogno a dirlo: ti adoro, la tua persona, la tua musica, mi danno uno spiraglio di luce in questo buio immenso.

Il nuovo Vasco.

Lauro raccontato una Roma che molti preferiscono ignorare. Ha scritto canzoni che sono testimonianze di vita. E ora, con un brano solo, racconta in modo universale cosa si prova a sentirsi soli e dimenticati.

Questa canzone è una preghiera, una bestemmia, un urlo liberatorio, la resa finale. Un sospiro di sollievo e una dolce rassicurazione.