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“Delta Kream”: i Black Keys alla ricerca delle proprie origini

A due anni di distanza da Let’s Rock, ovvero l’album che aveva degnamente sancito il loro rientro sulla scena musicale americana dopo quello che per loro stessa ammissione è stato un necessario periodo di pausa in seguito alla frenesia con cui il successo precedentemente accumulato li aveva portati a confrontarsi, i Black Keys fanno il proprio ritorno con Delta Kream che, a giudicare dal risultato finale e dalla narrativa che ha circondato l’uscita del disco, è un progetto evidentemente pensato per simboleggiare una fase di transizione dell’ormai pluridecennale carriera piuttosto che per rappresentare una tappa significativa del loro percorso artistico. Le quindici tracce che lo compongono sono infatti cover di classici del Hill Country Blues che, a detta di Dan e Patrick, è stato una grande fonte di ispirazione per la band agli inizi della loro formazione artistica. In particolare, entrambi hanno negli anni più volte dichiarato di trarre grande ispirazione da Junior Kimbrough, leggenda del blues che ottenne notorietà in quella parte d’America negli anni Novanta e che in questo progetto viene omaggiato esplicitamente, dato che oltre la metà dei pezzi presenti nel disco erano originariamente stati registrati da lui. Stando alle dichiarazioni della band, il progetto è stato concepito in maniera estremamente naturale e istintiva. Tutte e quindici le tracce sono state infatti registrate nel giro di dieci ore nello studio di Auerbach a Nashville, con la collaborazione di Kenny Brown e Eric Deaton, verso la fine del tour che aveva seguito l’uscita di Let’s Rock nel 2019.

Il prodotto finale è perfettamente coerente con la narrativa che circonda la sua produzione: nel disco non vi è spazio per alcun tipo di sperimentazione musicale o lirica, come sarebbe anche illecito aspettarsi date le premesse. Si ha quasi l’impressione che il disco rappresenti un desiderio della band di condividere con il pubblico la musica sulla quale si sono formati per aiutare i fan a comprendere il percorso artistico che li ha portati da Akron, nel cuore dell’Ohio, a una carriera che è ormai entrata nel suo terzo decennio e che è stata contraddistinta anche dalla vincita di diversi dischi di platino. I quindici pezzi di Delta Kream sono caratterizzati da quell’atmosfera incalzante che è tipica del Hill Country Blues, a cui Auerbach, Carney e gli ospiti aggiungono alcuni elementi più riconducibili al rock classico, come lo splendido assolo di Kenny Brown in Going Down South, senza però riuscire davvero a dare vita nuova ai pezzi che vanno a esplorare. Sono delle cover sicuramente ben eseguite e gradevoli da ascoltare in queste nuove versioni anche per conoscere in chiave più moderna e conseguentemente accessibile un mondo, quello del blues, che è perlopiù scomparso dalla musica mainstream. Tuttavia, è altrettanto indubbio che non sarà questo disco a segnare un qualsiasi tipo di tappa significativa della carriera dei Black Keys.