Proprietà commutativa nelle addizioni: cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. E dunque; un riff di chitarra alla Guns, un fill di batteria, un acuto in piena wave hair metal e siamo nel 1987. La band di Axl e Slash è tornata, a vent’anni dall’ultima volta, con un singolo che appartiene alle sessioni in studio di Chinese Democracy. A quindici secondi dallo scoccare del primo minuto di Absurd, però, siamo già dentro il bridge di Live And Let Die prima (0:45) e dentro il solo Sweet Child O’Mine poi (0:50). Insomma: un brano che, se lo avesse rilasciato un’altra band, risulterebbe alquanto derivativo, ma – in questo caso – è più corretto dire “autoreferenziale”. Ma dicevamo, all’esordio di queste poche righe, che cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. Il problema di Absurd è che manca un addendo. Quell’addendo si chiama Axl Rose. Perché ok l’effetto megafonico a coprire la voce del cinquantanovenne frontman di Lafayette, ma la sensazione è che il timbro sia proprio un altro. Non stiamo facendo i complottisti (in tempo di terrapiattisti e no vax meglio mettere le cose in chiaro fin da subito), dico soltanto che risulta complicato riconoscere quel marchio di fabbrica tanto graffiante, quanto identificativo. Ad onor del vero, tuttavia, gli acuti alla Darkness (o se preferite, alla Guns N’ Roses) sparsi qua e là nel brano, sono sicuramente più riconducibili a Rose e dunque, per un attimo, siamo veramente a casa. Se la band statunitense è stata spesso tacciata di essere ripetitiva e priva di effetto sorpresa negli arrangiamenti, Absurd riserva un colpo di scena appena scavallati i due minuti di loop sopra descritti. Il brano sembra finito, e invece arrivano i reverse, la base si spegne in un canto intimo e morbido dove la voce angelica di Axl, al limite dell’irriconoscibile anche senza megafono, sembra quasi recitare una preghiera. Questo incantesimo di stampo nord europeo, alla Sigur Rós per intenderci, dura troppo poco: riparte il ritornello col megafono, ma quantomeno abbiamo avuto il nostro breve ma intenso effetto wow. First reaction: absurd.
Simone Mancini
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Nato lo stesso giorno dei suoi idoli Steve Jobs e Steve McCurry, Simone non ha nulla a che spartire con loro. Cerca di auto convincersi che la colpa sia dei genitori che non lo hanno chiamato Steve. Laureato in una cosa che gli permette di vivere senza lavorare davvero, sogna uno scudetto della Lazio e la pace nel mondo.