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“Donda” di Kanye West non si ascolta, a “Donda” di Kanye West si assiste

Sette giorni. È una settimana l’arco temporale minimo da far trascorrere prima di parlare di un progetto come Donda di Kanye West. Un album così significativo che, ancora prima di uscire, ha catturato l’attenzione di tutto il mondo – appassionato di rap e non. Dopo molteplici rinvii e false partenze, il decimo disco di Kanye è atterrato su tutte le piattaforme di streaming musicale e il suo arrivo non poteva non essere accompagnato da ulteriori polemiche; sembra infatti che Universal Music Group abbia reso disponibile il disco senza il consenso di Ye. Il lungo pellegrinaggio che ha portato Donda fino a noi è stato parte integrante del progetto stesso. I listening party di Atlanta e Chicago hanno introdotto gradualmente gli ascoltatori all’interno del progetto, accompagnandoli come una sorta di rappresentazione teatrale dei brani. Il disco si allontana dai classici canoni di durata a cui il rap ci ha abituato negli ultimi anni: 108 minuti e 49 secondi distribuiti su ventisette tracce, le quali hanno inizialmente scosso il pubblico, che ha etichettato il progetto come eccessivamente pesante e indigesto. Queste constatazioni, molte anche affrettate e prive di argomentazione, sono una piccola dimostrazione della drastica riduzione della soglia di attenzione degli ascoltatori.

Altrettanto affrettati sono stati i giudizi piovuti su Donda: già a poche ore dall’uscita infatti, un’ampissima fetta di pubblico gridava al flop e al fallimento artistico. Niente di nuovo potrebbe dire qualcuno, ogni volta che un artista pubblica un nuovo album i social, dopo un unico ascolto disattento, si sentono in diritto di esprimere la propria opinione, e fino a qui nulla di sbagliato, se non fosse che questa opinione assume solo due forme: disco dell’anno e flop. Se questo discorso è sbagliato in ogni circostanza, in Donda ci troviamo di fronte a qualcosa di ancor meno opinabile e riducibile al semplice giudizio da pollice su pollice giù. Donda è una conversazione intima, tra un figlio e la sua defunta madre, alla quale assistono trenta differenti ospiti senza risultare invadenti o inopportuni, gli invitati alla messa hanno una funzione di cornice, testimonianza e interpretazione delle emozioni ed i messaggi che scaturiscono dal dialogo tra Kanye West e Donda West. Questo album non lo si sente, né lo si ascolta, a questo album si assiste come ad un evento astronomico su cui si possono fare commenti tecnici e a cui si possono dare spiegazioni scientifiche, ma poi l’aspetto più emozionante rimane l’alone di mistero che avvolge l’accadimento. Ciò che è successo domenica scorsa è proprio questo: milioni di persone, in 152 paesi diversi – secondo i dati di Apple Music – che ascoltavano esclusivamente il tanto atteso, e allo stesso tempo inaspettato, album di Ye.

Se oggi però, ad una settimana dal quarto atto dell’evento Donda, ci dovessero essere ancora dei detrattori, sono finalmente arrivate le risposte anche per loro; i più cinici e razionali. Donda ha venduto 327mila copie digitali in meno di una settimana e debuttato al primo posto della classifica Billboard, facendo di Kanye West l’unico artista in questo secolo ad aver collezionato dieci prime posizioni Billboard nella settimana di lancio dei suoi album. Donda e la reazione alla quale abbiamo assistito subito dopo la sua uscita ci insegna una cosa; dovremmo smetterla di far sapere la nostra prima impressione sotto ai post Instagram in cui si parla dell’ultimo disco uscito. Dovremmo invece prenderci del tempo da dedicare alla musica, ascoltarla in momenti, circostanze e stati d’animo diversi prima di decidere cosa fare di quell’uscita che tanto aspettavamo, se aggiungerla alla nostra libreria musicale, tenere solo alcuni brani o se, semplicemente, non fa per noi.