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Il Tre, l’ultima notte prima del suo prossimo viaggio

Lo scorso febbraio, in un momento di incertezza e confusione per tutto il panorama musicale italiano, Il Tre decideva di pubblicare il suo album d’esordio. Il disco ha subito dimostrato quanto lavoro e dedizione ci fossero dietro, piazzandosi alla prima posizione in classifica nella settimana d’uscita. Sette mesi dopo Il Tre è tornato per concludere quel volo che aveva iniziato a inizio anno, atterrando venerdì 24 settembre in tutte le piattaforme digitali con Ali – Ultima notte, la deluxe del suo primo progetto.

La nuova deluxe colpisce per il cambio di mood e sonorità rispetto a quello che era il progetto originale: i pezzi, ad eccezione di Temporale, sono nati tutti nel periodo successivo all’uscita del disco.
L’idea di fare una deluxe era già nei miei pensieri prima che uscisse il disco. Ci eravamo detti che avremmo fatto una repack, ma non pensavamo di fare dei pezzi nuovi. Avevamo qualche scarto dal disco che non ci convinceva troppo e avremmo potuto metterlo nella repack, invece no: dopo il disco sono nati sette pezzi nuovi e abbiamo scelto questi che ci sembravano i più validi.

L’uscita di Ali ha indubbiamente influenzato la scrittura ed il percorso di creazione. Se dovessi pensare al contesto in cui sono nati i nuovi brani cosa ti viene in mente?
Come dici tu la cosa bella è che si sente che non sono scarti che tappano dei buchi. Ho scelto di scrivere questi pezzi e si sente la mia esigenza di trattare tematiche che io ho affrontato dopo l’uscita del disco. Tutti i brani hanno in comune la notte, dopo l’uscita dell’album mi sono concentrato su questo aspetto, sulla riflessione, e alla fine sono nate queste canzoni che mi sembravano perfette per essere inserirle nella repack.

Tra l’altro ho visto che sei andato a Berlino per girare il video di Fuori è notte.
È stato bellissimo avere l’occasione di decidere dove andare a girare il video. Abbiamo scelto Berlino perché la reputavamo una città abbastanza calda di notte, tutte quelle luci creano una città che ti fa sentire coccolato.

Uno dei pezzi che più mi ha colpito è Warzone, è quello che più di avvicina al mood del disco originale e si sente che ti sei divertito molto a crearlo.
È un pezzo che nasce con un ragazzo che ho conosciuto da poco, Lorenzo. Lui mi ha mandato un beat che all’inizio non aveva quel cambio di sound. Arrivati alla fine del brano ci siamo resi conto che ci poteva essere uno sbocco da qualche parte e lui, che secondo me è un ragazzo molto talentuoso, ha avuto l’idea di mettere questo cambio folle. A me queste cose piacciono tanto quindi è stato proprio bello. Io non avevo mai fatto un pezzo così: come primo esperimento direi che è uscito alla grande e senza dubbio è uno dei miei pezzi preferiti nella deluxe.

Cosa ti ha influenzato di più nel percorso di scrittura delle nuove tracce?
È bastato far passare tempo e trovarmi in situazioni nuove. A Berlino ero in studio con produttori che non avevo mai incontrato, poi alla prima nota di pianoforte era già nato un pezzo. Rubo un po’ da tutte le parti. Se faccio un discorso con una persona che non ho mai visto e che magari utilizza due o tre termini che non conosco, io me li appunto e poi li vado a cercare ed imparo così.

Nella deluxe non è presente alcun featuring. L’idea era quella di rappresentare a pieno la tua evoluzione?
È proprio una mia esigenza, i miei pezzi più famosi non sono dei featuring: sono dei pezzi da solista e questa cosa mi piace parecchio. Sicuramente farò altre collaborazioni, non è che non mi piaccia collaborare, ma mi piace che la deluxe del disco rappresenti Guido. L’ultima notte chiudo il cerchio, sono io e basta.

Da febbraio ad oggi immagino che sia cambiato molto ciò che ti circonda. Qual è il cambiamento più grande che vivi?
Arrivare al grande pubblico ha tanti lati positivi: domani suonerò all’Arena di Verona (con Guido ci siamo sentiti ad inizio settembre ndr.) che è uno dei palchi più prestigiosi su cui uno possa salire. Avere la libertà di dire «voglio andare a fare una sessione a Londra» e farlo è un’altra cosa bellissima. Dall’altro lato c’è tanta invidia nel mondo, le persone sono frustrate e pensano che sfogare la propria frustrazione su di te li renderà persone migliori. Alle fine ti ci abitui piano piano, non è facile, ma devi capire che hai anche grandi responsabilità e quindi tiri le somme e va bene così.

Cosa invece è cambiato in Guido?
Io sicuramente sono cambiato sotto tanti punti di vista: il cambiamento e l’evoluzione sono ciò che ha fatto sopravvivere la specie umana, non sono una cosa negativa. Ci sono anche cambiamenti in peggio, ma per ora non credo sia il mio caso. Ora, sicuramente, ho più consapevolezze e certezze su cosa la mia gente voglia dalla mia musica.

Qual è la tua più grande paura?
Perdere il talento. A volte mi metto a scrivere un pezzo per poi rendermi conto che non è cosi figo e penso “cazzo ho perso il talento, se n’è andato”, quando il talento non se ne va così da un momento all’altro. È una cosa così semplice da capire, ma farci i conti non è facile. Questa è la cosa che mi fa sentire speciale: fare una cosa che pochi sanno fare, scrivere canzoni belle che ti lasciano qualcosa. Questa cosa non vorrei mai perderla; come le ragnatele di Spiderman, sono ciò che lo rende un supereroe.

Ora che il viaggio del disco si è concluso con la deluxe cosa farai?
Io sono molto particolare da sto punto di vista. Ho passato due o addirittura tre mesi senza scrivere niente, proprio zero zero zero. Poi sono venuto tre giorni a Milano e sono nati quattro pezzi nuovi. La cosa bella di essere artisti è che basta trovarsi in situazioni diverse, essere in studio con la persona giusta e avere le vibes giuste, poi i pezzi nascono da soli.

A febbraio ci raccontavi della tuo sogno di partecipare a Sanremo, sei ancora convinto di volerlo fare e cosa ne pensi oggi?
Penso che il palco dell’Ariston sia uno di quei palchi che vale la pena calcare almeno una volta nella vita. Anche la situazione, lo stress psicologico a cui vieni sottoposto sono cose che voglio provare ad affrontare; per scoprire se sono pronto.

Guardando indietro, dopo mesi dall’uscita di Ali e ora che hai chiuso Ali Ultima notte, quando ti sei reso conto che qualcosa stava cambiando?
Sicuramente quando ho visto che il mio album ha debuttato al primo posto in FIMI, quello è stato un segnale importante. Un altro campanello è suonato quando ho fatto uscire i biglietti del tour; l’Atlantico è andato sold out. In quel momento capisci che non sei l’ultimo degli stronzi.