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Il joint album di Bruno Mars e Anderson .Paak è una bomba

Sedere su una poltroncina barocca, sorseggiare un drink al tavolo più vicino al pianoforte d’epoca, guardarsi intorno e sentirsi catapultati in un’atmosfera in pieno periodo proibizionismo. La Oro Secret Room di Milano è stata la cornice del preascolto di An Evening With Silk Sonic, l’attesissimo disco del fantasmagorico binomio Bruno MarsAnderson .Paak. È sufficiente il “one, two, three, four” di apertura di Silk Sonic Intro per sentirsi a bordo di un’ulteriore macchina del tempo, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, nell’epoca patinata della “vecchia scuola” – come la definisce l’artista hawaiano – che comprende dai grandi gruppi soul di Philadelphia (The Delfonics, The O’Jays) alle leggende della Motown Records. Tuttavia il lavoro d’insieme risulta tutt’altro che una mera riproduzione nostalgica o un labor limae di stile. Le nove tracce – per una durata che tende alla perfezione di 31 minuti – fluiscono in refrains pop, melodie accattivanti, testi melliflui, allusivi ed ironici. Testi che, assieme ai primi esperimenti ed improvvisazioni, hanno iniziato a delinearsi nella primavera del 2017, durante il tour di 24K Magic di Bruno Mars, che vedeva Anderson .Paak come opening act.

Quello che i due amici e colleghi definiscono jibb talk – un parlare scherzoso ma a tratti anche intimo e personale – si è presto tramutato in canzoni: «C’è stata subito sinergia. Dopo una settimana dall’inizio del tour eravamo già in studio. Spesso mettevamo in rima le cazzate sparate nel backstage. Ed è nato tutto dal cuore perché si tratta di nostre esperienze, delle nostre emozioni ed è raro che due uomini si confrontino sull’amore». Nonostante le carte per un joint album fossero già in regola, non venne fissata alcuna scadenza. Con l’inizio del 2020, Mars – riascoltando le demo – ha ricontattato di nuovo Andy: «Ho trovato il mood giusto. Ti aspetto in studio». Condivisione, stima reciproca, tendenza a sfiorare picchi sempre più alti di ispirazione, complementarietà. Da una parte, la reputazione da accanito professionista di Bruno – si racconta che dozzine di versioni (quasi) definitive siano state scartate per una nota di produzione leggermente sbavata – dall’altra l’intuitività e l’istinto di .Paak, qui anche nel ruolo di batterista. E, soprattutto, la velocità di distillare quel sound attraverso la ricerca della strumentazione e dell’approccio ideale alla registrazione: «Abbiamo scelto persino una specifica tipologia di pelli delle batterie. Non ci eravamo mai accorti di quanto possa significare l’utilizzo di un certo plettro o la calibrazione delle corde. Poi ci siamo anche allineati a quel suonare in punta di piedi dei musicisti jazz, alla loro matematica».

Grazie alla cura straordinaria di ogni dettaglio, An Evening With Silk Sonic evita la trappola della nostalgia stucchevole mirando ad una contemporanea freschezza, ad una sorta di atemporalità. Dopo la sfavillante apertura con Silk Sonic Intro – in cui viene presentata la guest star del progetto, il bassista e leggenda del funk Bootsy Collins (Parliament-Funkadelic) oltre che autore dell’accostamento lessicale Silk-Sonic – il primo singolo Leave The Door Open si posiziona come manifesto di intenzioni alchemiche. Una combinazione di accordi cangianti, morbide linee di pianoforte, archi e glockenspiel, valorizzata dal bridge ascendente, terreno fertile per una maestosa prova vocale di Mars (guardare l’esibizione ai Grammys Awards 2021 per credere). Sono contraddistinti dalla stessa matrice anche gli altri due estratti: Skate si eleva sull’incedere espressivo delle percussioni mentre in Smokin Out The Window – brano da cui tutto è nato durante le fortunate jam di quattro anni fa – Bruno Mars indossa le vesti canore un po’ alla Sinatra, un po’ alla Marvin Gaye, con un risultato di raffinato ed ironico omaggio. Se, piroettando su giri di basso energici e tipicamente funky, Fly As Me e 777 ammiccano all’hip-hop di cui .Paak si fa ambasciatore, After Last Night, oltre ad ospitare Thundercat in qualità di altro nome illustre, instaura un dialogo suadente tra due amanti, preannunciando i toni malinconici e accorati di Put On A Smile. È quest’ultima canzone la vera punta di diamante: composta in collaborazione con Babyface, la power ballad si sviluppa attorno ad un sentimento di catarsi, nel topos dell’innamorato che tenta di mascherare il cuore spezzato (si pensi a I Wish It Will Rain dei Tempation o a The Tracks of My Tears dei The Miracles).

Seguendo i battiti accelerati di una batteria sempre più travolgente, Bruno Mars si cimenta in una performance da brividi, scalando le cime dei suoi falsetti, raggiungendo livelli sublimi di emozione. I saluti al termine della serata con i Silk Sonic sono affidati a Blast Off – chiusura psichedelica tra il funk, l’RNB e il soft rock – che celebra la sensazione di piacevole distensione dopo aver assunto determinate sostanze. Uno status quo da club esclusivo che non rimanderebbe mai al frangente in cui si sono concentrate le registrazioni. Tutto, infatti, ha preso forma durante i mesi del lockdown, benché – fin dal principio – l’obiettivo dichiarato è stato uno soltanto. Anderson spiega: «Bruno era perfettamente conscio del mio piglio impegnato, dalle questioni sociali legate al Black Lives Matter all’incubo della pandemia. Ha insistito, però, nel realizzare musica che piacesse alle donne e facesse ballare le persone. Nessuna tristezza. A volte basta un accordo giusto e va in scena la magia». E bravi ragazzi, ci siete riusciti.