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Gli Stereophonics sono ancora all’apice del loro gioco

A 25 anni dal debutto, gli Stereophonics tornano con Oochya!, il loro dodicesimo album in studio. Il frontman Kelly Jones aveva assicurato che si sarebbe trattato di un disco più ottimista rispetto al predecessore, pur non tradendo la componente aggressiva – presente soprattutto nella primissima parte di dell’opera – che non è mai mancata al sound dei gallesi. Ed è qui che va ricercato l’aspetto che deve essere tenuto in considerazione quando si parla di questo nuovo capitolo, in cui la band cerca di fare il possibile per non snaturarsi e per rimanere fedele a quel suono che da sempre caratterizza la sua musica. Una sorta di piacevole comfort zone, in cui Kelly Jones e soci si muovono con assoluta qualità. Chi sperava in una classica perdita di smalto da parte dei britannici, insomma, si sbagliava di grosso. E Hanging On Your Hings dimostra quanto appena detto, con una traccia puramente rock che non si vergogna affatto di strizzare l’occhio ad affascinanti influenze blues. Fino alle successive Forever, When You See It e Do Ya Feel My Love?, dove Kelly Jones presta la sua voce ad infallibili ritornelli in perfetto stile Stereophonics.

Persino in Right Place Right Time, un brano dal sapore squisitamente country, in cui il frontman – cominciando ad addolcire sensibilmente i toni del disco – approfondirà la propria storia personale, ricordando con affetto i primi giorni condivisi all’interno della band e con la ragazza che in seguito sarebbe diventata sua moglie. E più o meno si procederà in questa direzione, alternando momenti più sfacciati a (non pochi) momenti dai toni più morbidi, che risalteranno ancora una volta tutto il cuore che sta alla base della musica dei gallesi. Missione per nulla scontata, data la lunghezza generale dell’album (15 tracce corrispondenti ad un’ora e quattro minuti di riproduzione complessivi), in cui bisognerà attendere fino al dodicesima brano per riscontrare qualche segno di cedimento, perfettamente rappresentato da Made A Mess Of Me, più simile ad un filler piuttosto che ad un brano indispensabile. D’altro canto non mancano anche gradevoli e spudorati omaggi agli AC/DC nella buona Running Round My Brain, che senza infamia e senza lode porta a casa un risultato dignitoso, alla pari di altre tracce situate nella parte centrale di Oochya!.

È chiaro che gli Stereophonics non intendessero rivoluzionare la storia del rock con questo disco e, d’altronde, sarebbe sbagliato avanzare pretese simili. Se non altro perché nuocerebbero a quanto di buono è stato conseguito nella lavorazione di questo nuovo progetto, che è intimo e senza veli e intende consegnarci un ritratto limpido di Kelly Jones: dalle sue relazioni complicate fino ad altre vicende legate alla sua storia personale. Il tutto attraverso una visione della musica in grado di abbracciare con orgoglio le influenze di U2 e Oasis. Non si sta assolutamente parlando di un prodotto fatto su misura per i fan, al contrario, l’ascoltatore occasionale potrebbe ritrovarsi allo stesso modo rapito – o quantomeno intrattenuto – dalle piacevoli note del quintetto. Il tutto racchiuso in un’esclamazione tipica del gruppo, appunto, “oochya!” – che dovrebbe corrispondere all’italiano “facciamolo!” – risaltando in maniera assolutamente chiara lo spirito contenuto all’interno dell’opera. Perché forse c’è poco da riconoscere ai gallesi dopo un ascolto simile, tranne una cosa sola: che dopo un quarto di secolo, gli Stereophonics siano ancora all’apice del loro stesso gioco.