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La nostalgica leggerezza dei Blossoms

Andrè Breton, poeta saggista e teorico del Surrealismo, usò un’immagine dall’intenso potere evocativo per definire l’anima femminista, tormentata e ribelle di Frida Kahlo: un nastro intorno ad una bomba. Il 2016 per i Blossoms segnò l’inizio di una instancabile maratona verso il successo anglosassone. Lo starter del caso fu Charlemagne, nomen omen, pezzo con tutte le carte in regola per assoggettare con estrema facilità giovani menti inglesi. Il regno di Tom Ogder e soci riuscì in poco tempo a dominare orecchie e gambe di migliaia di persone oltremanica, cavalcando senza sosta una nuova ondata britannica nel mondo, con tre dischi dal piglio catchy. Era il 2019 quando Tom Ogder, in tour in Messico con i Blossoms, fece visita alla casa di Frida Kahlo. Guardando i dipinti esposti, sentì qualcuno pronunciare quell’ossimoro di potenza e delicatezza allo stesso tempo. Capì che quell’immagine, del nastro intorno alla bomba, ben si adattava alla vita e all’umana abitudine di rendere più bello, piacevole e leggero anche ciò che in realtà ha un fondo oscuro.

Nel 2020, con pandemia e lockdown annessi, la corsa dei Blossoms si arresta. È l’occasione per la band di prendere coscienza di quanto fatto fino ad allora, con lo sguardo finalmente rivolto al presente e meno al futuro. Ribbon Around The Bomb, terzo album dei Blossoms, segna infatti la ripresa della corsa, dove evoluzione e consapevolezza rappresentano un solido punto di partenza. Un’analisi introspettiva, come band e individui, a favore di una visione monocolore della vita che si riflette nei testi e nella cover dell’album, lasciandone inalterate le sonorità. Ogder si apre a liriche più profonde, rivestendo il ruolo di writer, quello citato in più tracce, protagonista assoluto del disco: la narrativa, pur sempre colorata e fedele ai Blossoms che conosciamo, (vedi l’intro Oh la la Juliet di The Sulking Poet) si snoda attraverso nuovi capitoli, sotto uno scintillio che ora sa di anni Settanta, (Care For) ora di una decade più in là (Born Wild), traducendosi in una naturale evoluzione della Cool Britannia 2.0 dei primi album (Everything About You).

I Blossoms del 2022 offrono dodici immagini inedite di sé stessi, dal momento intimista ed acustico (The Writer) a quello riflessivo che sfiora i sette minuti in cui il Tom di oggi guarda all’Ogder ventitreenne (“Was I complete at 23?”). Anche il tocco visivo di Edwin Burdis (lo stesso che ha lavorato con gli Arctic Monkeys per AM e Tranquility Base Hotel & Casino) regala una nuova luce alle sonorità della band. Protagonista del video della title track Ribbon Around The Bomb Blossoms, introspezione e maturità acquisite, non perdono il colore, il piglio accattivante ed i ritornelli adesivi, per la gioia dei più fedeli seguaci e dei nuovi potenziali adepti, dimostrando che anche i pensieri nostalgici possono essere ben confezionati, magari con un synth e un nastro intorno.