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La sfida di Jack Harlow era sembrata chiara sin dall’inizio: cercare di mantenere elevato il tasso di hype legato al proprio nome dopo un album di debutto che in fin dei conti non ha mai veramente fatto gridare al miracolo, ma che in ogni caso si prese il merito di esaltare le qualità dell’artista statunitense facendo ben sperare riguardo ai progetti futuri. Ebbene, Come Home The Kids Miss You, il suo nuovo album, più che offrirci nuovi spunti e una rinnovata curiosità, non fa altro che metterne in evidenza limiti e banalità che in un nome così altisonante sarebbe meglio non riscontrare. Partendo da un ottimo lavoro di produzione – ben superiore al precedente Thats What They All Say – è difficile elencare i momenti in cui Harlow sembra realmente eccellere nei 45 minuti di durata complessiva dell’opera. Si può certamente evidenziare il suo talento naturale per un dato tipo di canzoni dai caratteri catchy (nulla che non avessimo già assodato e comunque nettamente inferiori a quelle presenti nel disco precedente) e di come l’attitudine dimostrata lungo le note dei beat finisce per convince senza troppe difficoltà l’ascoltatore meno navigato. Peccato che quest’ultimo potrebbe fare molta fatica a notare tutte le assonanze ampiamente comparabili alla musica e allo stile di un certo Drake.

Da un punto di vista meramente contenutistico – non che si tratti di un ambito cruciale su cui soffermarsi qualora ci si dovesse ritrovare a discutere sulla poetica legata alla musica dello statunitense – metà di quanto scritto dal rapper sembra essere indirizzato alla totalità delle donne con cui avrebbe intrattenuto una relazione. Facendo una media veloce, possiamo concludere che almeno una barra per canzone sia incentrata sul sesso, vero protagonista della poetica sfoggiata da Harlow. Ma al di là di ciò, non si può certo dire che il risultato sia completamente negativo, o comunque privo di elementi positivi su cui far forza, come l’attitudine dimostrata in I’d Do Anything To Make You Smile, l’ottimo bilanciamento di flow e produzione riscontrabile in Lil Secret, l’egregio lavoro svolto dalle collaborazioni (Timberlake su tutti), senza dimenticare la conclusiva State Fair, unico brano interessante da un punto di vista lirico, volto a raccontare un genuino rapporto con il successo attualmente vissuto dal rapper. D’altro canto, però, non si può fingere di non notare quanto le produzioni finiscano puntualmente per rivelarsi sempre un passo in avanti rispetto all’operato di Harlow, il quale di tasca propria ci consegna un lavoro scolastico, assolutamente piacevole e ben curato nella produzione, che nonostante ciò abbassa non di poco le aspettative riguardo ai suoi probabili progetti futuri.

La sensazione che sembra accompagnare l’ascolto di Come Home The Kids Miss You, facendosi strada a poco a poco, è quella che comunicherebbe il verificarsi di un improvviso e vertiginoso calo di entusiasmo nei confronti del rapper di Louisville, il cui stile derivativo finirebbe per renderlo schiavo di un paragone ogni giorno più pesante. Perché è senza dubbio evidente che una buona metà di Come Home The Kids Miss You andrebbe perdendosi senza l’attitudine e il flow presi praticamente in prestito dal buon Drake, orfano dunque della sua influenza principale cui lo statunitense sembrerebbe non riuscire in alcun modo a opporre resistenza. Segno innegabile di quanto i tempi siano effettivamente cambiati: se, infatti, una volta i rapper bianchi erano soliti desiderare lo stile e l’estetica di Eminem, Jack Harlow oggi sembra volerci comunicare che l’unico vero punto di riferimento possibile sia un infallibile hitmaker di successo di nome Drake, che della tematica amorosa in salsa rap ne ha fatto il suo tratto distintivo principale.