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“Harry’s House” è la rottura definitiva di Harry Styles con il passato

Anticipato dal lead single As It Was, è finalmente fuori il terzo album in studio di Harry Styles, asfissiato – come mai prima d’ora – dal difficile compito di consolidare in maniera definitiva il proprio percorso solista. Un compito non facile considerando i livelli sin qui toccati grazie a due ottimi progetti, Harry Styles e Fine Line, i quali sembrerebbero comunque possedere un altro passo rispetto al nuovo arrivato. Diciamolo subito allora: Harry’s House si presenta come un validissimo capitolo perfettamente inserito all’interno della discografia solista dell’ex One Direction – con brani come Late Night Talking, Satellite o Keep Driving a dimostrarlo – in cui una certa efficacia lirica finisce per fare da padrone incontrastato sulle note di un sound pienamente rappresentativo dello stile relativo all’inglese. L’atmosfera sonora cucitagli addosso, infatti, grazie al contributo del produttore americano Tyler Johnson (Taylor Swift, Ed Sheeran), finisce per risultare avvolgente, efficace, sposando benissimo con quell’inconfondibile carisma che da sempre ne caratterizza l’immaginario artistico.

Le influenze di Styles, d’altronde, sono chiare e forse per la prima volta sembrano finalmente emergere senza la minima preoccupazione, sicuro forse di un successo già annunciato: dal funk al folk, fino al tumblr-pop del primo decennio del 2000 (ve lo ricordate anche voi?) e al pop soul più sfacciati, non deludendo affatto le aspettative di chi bramasse una convincente miscela di vibrazioni romantiche e dai contorni pressoché delicati. E al di là di una sezione centrale che sembra senz’altro risentire di un notevole rallentamento del ritmo generalmente suggerito dai primi minuti dell’opera, tutto sembra reggersi per gentile concessione di un equilibrio sonoro ben confezionato, ma che potrebbe decisamente migliorare e non di poco. Decisamente assente, d’altro canto, è la ricerca di un particolare tipo di legittimazione dal punto di vista artistico, in favore piuttosto di una vera e propria dichiarazione sincera e – perché no? – sofferta riguardo allo stato d’animo attualmente vissuto dall’artista, il quale sembra volerci comunicare in tutti i modi quanto non sia semplice reggere il susseguirsi di diversi drammi di carattere amoroso.

Le sensazioni descritte da Styles passano così dal più classico senso di nostalgia nei confronti di un amore passato, alla rinnovata fiducia che si è soliti provare per eventuali novità in ambito sentimentale. Perché in fondo, qui non è tanto la sostanza a decidere il risultato, quanto lo stile e l’efficacia con cui essa cercherebbe di assumere la più elegante delle forme disponibili. Se non altro, si potrebbe parlare di un rinnovato interesse nei confronti della musica del cantante inglese, o meglio di una piacevole riconferma; magari meno d’impatto rispetto ai suoi più o meno illustri predecessori, ma pur sempre una riconferma. E la casa di Harry, a questo punto, non può che somigliare a nient’altro che un caldo posto accogliente, in cui gli anni passati, visti scorrere da una fantomatica finestra vista pop music, continuerebbero ad apparirci come poco più che un simpatico ricordo.