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Nessuno sa raccontare il proprio spettro emotivo come Billie Eilish

Billie Eilish è ancora la voce di cui abbiamo bisogno nel 2022. Leggere termini rivolti alla sua musica come “datata” fanno accapponare la pelle e ci spingono ancora una volta a chiederci cosa significhi essere un fruitore (o una fruitrice) di musica nel nostro presente travagliato, frastagliato, irrefrenabile. Ci pensa la cantautrice di Los Angeles a tenerci con i piedi ben piantati a terra, grazie al suo nuovo extended play Guitar Songs, rilasciato a sorpresa venerdì scorso per Darkroom e Interscope Records. Al suo interno troviamo esclusivamente due pezzi, TV e The 30th, o meglio due veri gioiellini che riassumono perfettamente lo spettro emotivo di Billie, un’anima grezza, ribelle – a tratti controversa – che non ha mai avuto paura di convogliare e raccontare nei suoi pezzi. Questo grande talento naturale l’ha sempre accompagnata, fin dai tempi del disco di debutto When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, quando era stata etichettata come “la paladina del dark-pop”.

Eppure Billie Eilish è sempre stata molto di più. In TV si parla della fine di una relazione e di come sia necessario fare i conti con la propria solitudine per cicatrizzare le proprie ferite. L’artista americana ne parla con tanta delicatezza e altrettanta risolutezza, non da nulla per scontato e coglie l’occasione per scattare metaforicamente una foto del nostro presente storico (The internet’s gone wild watching movie stars on trial/While they’re overturning Roe v Wade). La società contemporanea, i suoi discutibili punti di riferimento e i suoi finti valori, nascosti sotto una patina di indifferenza e superficialità, spingono Billie a mettersi in discussione, chiedendosi se sia lei stessa una parte del problema. La ciliegina sulla torta? Il campionamento degli oltre 21mila presenti durante la data dell’Happier Than Ever, the World Tour alla Manchester Arena, e il loro conseguente inserimento nella canzone.

The 30th, il primo pezzo scritto dopo la release del sophomore album Happier Than Ever, nasce invece in maniera quasi viscerale e simbiotica, esattamente dopo un incidente che ha coinvolto in prima persona un caro amico dei fratelli O’Connell. «Ecco perché si chiama in questo modo. Si riferisce ad un fatto che è accaduto proprio quel giorno, lo scorso novembre, ed è stato uno dei momenti più indescrivbili che io abbia mai vissuto. Mi trovavo in studio con Finneas (fratello maggiore e producer ndr.) e ho subito pensato che fosse necessario scrivere una canzone su quanto era accaduto». Ascoltare un singolo, un EP o un disco di Billie Eilish equivale sempre a leggere una pagina del suo diario più intimo e personale, cogliendone appieno le molteplici sfumature e dimostrandoci che essere una popstar consapevole e senza sovrastrutture a ventidue anni è ancora possibile.