Da quando Walt Disney e Roy O. Disney hanno fondato la Disney Brothers Cartoon Studio nel 1923, il mondo dell’animazione è stato trasformato per sempre. Quest’anno, celebriamo un secolo di incantevoli racconti, personaggi iconici e avventure straordinarie. I Classici Disney sono una parte intramontabile del patrimonio culturale, incantando generazioni con storie che toccano il cuore e immagini che si sono fissate nella memoria collettiva. In questo speciale anniversario, ci prendiamo il tempo per esplorare e classificare i Classici Disney, dai lavori meno riusciti ai capolavori senza tempo. Un viaggio attraverso il passato e il presente della Disney, che rende omaggio alla sua incredibile eredità e alla sua capacità di creare storie che rimarranno per sempre nella storia del cinema.
All’ultimo posto di questa gigantesca classifica troviamo il primo film Disney completamente prodotto in CGI. Nel periodo cosiddetto sperimentale, la Disney puntò molto sulla fantascienza, ma questo film lascia solamente un senso di fastidio per la stupidità dei personaggi e delle loro gag. Un pollo come protagonista, serve aggiungere altro?
Alzi la mano chi si ricorda davvero di questo titolo. Nel 2004 la Disney ha la malsana idea di rilasciare una mediocre commedia western con protagoniste tre mucche che devono affrontare un cattivo ladro di bestiame. Se cercate un film uscito nello stesso anno a tema animali da fattoria, recuperate subito Galline in fuga.
L’ultimo Classico Disney in ordine temporale, nonché il più grande flop commerciale al botteghino del 2022. Che negli ultimi anni la Casa di Topolino non punti più sul suo annuale film d’animazione, complice la nascita della sua piattaforma in streaming, è fatto noto, ma un film così blando e privo di idee è davvero troppo. Un peccato enorme, considerando anche la prima presenza di personaggi LGBT in un Classico.
Un film nato più come un primo esperimento per testare la computer grafica da parte di Disney. L’idea di mescolare panorami in live action con i dinosauri in 3D è interessante, così come la storia in sé, ma rivisto oggi Dinosauri è invecchiato davvero troppo male visivamente, tanto da comprometterne la valutazione complessiva.
Il primo dei sei film collettivi che compongono il cosiddetto periodo di guerra della Disney, nonché il Classico più breve, 42 minuti. Fondamentalmente stiamo parlando di un documentario propagandistico sui paesi del Sud America composto in quattro atti, che mescolano live action e animazione. Però conosciamo il mitico Josè Carioca, la versione brasiliana di Paperino, quindi vale la pena recuperarlo.
Questo Classico non lo conosce davvero nessuno, non è neanche su Disney+. Sempre nel periodo di guerra, con gli animatori al fronte, La Disney provò a ripetere l’esperimento Fantasia, con due film composti da segmenti musicali, senza però ovviamente raggiungere il livello del loro predecessore. Da pelle d’oca l’ultimo episodio: La balena che voleva cantare all’opera.
Il secondo film musicale di quel periodo è Lo scrigno delle sette perle, che in questo caso propone dei brani più pop rispetto ai precedenti. Come il precedente Musica maestro, questi due film sembrano più un insieme di corti che poco hanno a che spartire tra di loro e non delle opere omogenee e ragionate.
Due cortometraggi uniti in un unico film, un espediente economico per una Disney falcidiata dalla guerra. Il primo, Bongo, è simpatico e dolce, ma è il secondo ad aver avuto il successo più grande, ovvero Topolino e il fagiolo magico, successivamente distribuito da solo. Terribili le sequenze in live action che legano i due episodi, con il ventriloquo Edgar Bergen che oggi definiremmo cringe.
Nei primi anni Duemila troviamo davvero pochi Classici davvero di livello, complice l’esplosione di studi di animazione come Pixar e Dreamworks. Bolt potrebbe rappresentare perfettamente quegli tempi: un film carino, con un umorismo molto infantile, ma del tutto dimenticabile. E pensare che tra i doppiatori originali troviamo John Travolta e Miley Cyrus.
Negli anni 80’ la Disney, a causa di grossi problemi finanziari, investiva poco e male sui suoi film d’animazione. Nel 1989 rilascia la sua versione di Oliver Twist di Charles Dickens con cani e gatti a Manhattan. Il film è povero, in tutti i sensi, e a tratti fastidioso, ma fu un successo commerciale che convinse Disney a tornare a rilasciare un film all’anno, dando il via al suo Rinascimento.
Nel 2011, a trentaquattro anni di distanza dal primo capitolo, Disney decide di produrre un nuovo film su l’orsetto più goloso che ci sia. Purtroppo il brand Winnie the Pooh si era indebolito ormai da un pezzo e la scelta si rivelò quindi folle, certificata da un gigantesco flop al botteghino.
Non che il primo capitolo del 1977 fosse chissà che film, anzi. La Disney aveva ormai settato i suoi Classici sul modello di un’unica storia ben precisa, e il ritorno ad un film ad episodi fu un passo indietro di trent’anni. Ci dispiace, ma il matrimonio tra Topolino e Winnie the Pooh non si doveva fare.
Secondo capitolo delle avventure di Ralph Spaccatutto e della piccola Vannellope. Il canovaccio narrativo è sempre lo stesso: citazionismo videoludico e cinematografico in salsa pseudo ironica. Minestra riscaldata di un franchise utile fondamentalmente a vendere tante action figure. Disney che prova a raccontare un Internet dove tutto è carino e coccoloso ce lo saremmo tranquillamente risparmiato.
Il sesto ed ultimo film del periodo bellico è anch’esso una fusione di due cortometraggi basati su due classici della letteratura. Il primo, più debole, è Il vento tra i salici, mentre il secondo è un piccolo cult, ovvero la storia di Ichabod Crane basata su La leggenda di Sleepy Hollow. Una delle pochissime divagazioni horror della storia dei Classici e, anche per questo, da apprezzare.
Secondo Classico interamente in CGI, ma il primo che mostrasse esseri umani animati, e il risultato non è certo eccellente. Una storia familiare che tocca il tema dell’adozione del protagonista Lewis in maniera un po’ troppo superficiale. Un vorrei ma non posso che scivolò via nell’indifferenza generale del pubblico.
Grande successo commerciale per quello che potremmo definire a tutti gli effetti la versione animata di Ready Player One. Un calderone di personaggi e citazioni dal mondo dei videogiochi che però si dimentica di una cosa fondamentale: raccontare una storia. E poi diciamocelo, i due protagonisti sono insopportabili.
In una famiglia dove tutti hanno un super talento, la giovane Mirabel non riesce a trovare il suo, ma alla fine sarà la vera eroina. Che fantasia vero? Encanto è la dimostrazione perfetta della scarsità di idee della Disney negli ultimi vent’anni, anche se la colonna sonora di Lin-Manuel Miranda è veramente bella.
Il giro del mondo della Disney nel 2016 fa tappa in Polinesia con Oceania – in originale Moana, un titolo considerato troppo scabroso per gli italiani. Interessante l’idea di dare ampio risalto ai miti oceanici, ma i personaggi sono davvero deboli e il fatto di non avere per l’ennesima volta un vero e proprio villain è una criticità troppo grande.
Amanti della psichedelia, questo è il film che fa per voi. Dopo Saludos Amigos, un altro film propagandistico ambientato in Sud America, ma stavolta siamo di fronte ad un’opera folle, divertente e visivamente unica, grazie alla combinazione tra live-action e tecnica mista. Il trio di pennuti composto da Paperino, Josè Carioca e Panchito Pistoles è sicuramente uno dei più iconici di tutta la storia del cinema.
Un’avventura fantasy con delle ambientazioni tipiche del Sud-est Asiatico, che strizza decisamente l’occhio a Mulan. Sicuramente non una delle storie più originali prodotte da Disney, ma almeno si rivedono un po’ di azione e combattimenti ben girati.
Per cercare di rimediare a dieci anni di insuccessi e film zoppicanti, la Disney prova nel 2009 a ritornare ai fasti del passato con la formula della fiaba dei fratelli Grimm con annessa principessa. L’atmosfera jazz e vudù di New Orleans e l’ultimo vero villain in un Classico non riuscirono però a fare breccia in un pubblico che ormai era stanco di un certo tipo di storie.
Un po’ lo stesso discorso fatto per Ralph spacca Internet, con la differenza che il livello della saga di Frozen è superiore. Un secondo capitolo che fondamentalmente riprende tutti gli elementi forti del primo capitolo, tra cui la pressante colonna sonora, andando ad approfondire il passato di Elsa. Operazione di marketing? Ovviamente sì, infatti è il film d’animazione ad aver incassato di più nella storia del cinema.
Il Classico meno disneyano in 100 anni di storia. Sì, è un film sbagliato, spezzettato a causa della censura e con mille problemi di animazione, ma un’opera così gotica, horror e sporca non può che essere considerata un piccolo cult. E poi parliamoci chiaro: ma quanto diavolo fa paura Re Cornelius?
Tra i Classici più interessanti dell’ultima decade c’è sicuramente Big Hero 6, tratto da un fumetto Marvel. L’idea di unire la cultura americana con quella nipponica funziona, così come il bellissimo design del robot Baymax. Ma la cosa migliore del film è sicuramente il tornare ad affrontare temi più intimi e personali come la perdita e il senso di colpa del protagonista Hiro.
La fase del cosiddetto Medioevo Disney degli anni 80’ riservò opere particolari, magari poco conosciute, ma sicuramente interessanti. Basil l’investigatopo è fondamentalmente una trasposizione di Sherlock Holmes a tema roditori che riesce nell’intento di creare un giallo intrigante e divertente che ridiede slancio ad una Disney molto affaticata.
Chi non ha pianto almeno una volta vedendo questo film non ha un cuore. La storia di Kenai e Koda è emozionante, così come la spiritualità data dal contesto preistorico che invade tutta l’opera. Un film maturo, magari poco adatto ai più piccoli, che ha il solo difetto di essere oggettivamente molto lento.
Il Classico più divisivo di sempre, c’è chi lo ama alla follia e chi lo detesta. Oggettivamente bisogna riconoscere che le avventure artiche di Elsa, Anna e l’allegra combriccola rappresentano per Disney l’ultimo vero baluardo di uno stile disneyano unico e di successo. La colonna sonora è entrata nella storia, ma per favore non fateci sentire ancora Let It Go. Purtroppo la trama è a tratti fallace e i personaggi secondari sono fastidiosissimi e petulanti, Olaf in primis.
Per festeggiare l’arrivo del nuovo millennio e l’anniversario dei sessant’anni di Fantasia, la Disney decise di produrre un nuovo film musicale ad episodi. Bella idea, ma il paragone con l’originale è troppo pesante e, a parte Rapsodia in blu di George Gershwin, gli altri segmenti non sono così memorabili.
Il rapporto di amicizia tra un cane e una volpe, che crescendo non possono dimenticare la loro indole di cacciatore e preda. Un film molto adulto per gli standard della Disney, che con una morale semplice riesce a scaldare il cuore ancora oggi. La scena finale dell’addio tra Red e Toby è sempre un colpo al cuore.
Due topi partono all’avventura per salvare una piccola orfana nelle mani della terribile Madame Medusa. Una divertente storia on the road che ha dalla sua dei personaggi scritti benissimo, ma soprattutto un messaggio umanitario di fondo davvero innovativo per l’epoca. Ma poi quanto sono fighi i coccodrilli Bruto e Nerone?
La storia d’amore tra un cane d’appartamento e un randagio: fondamentalmente una storia molto semplice e banale. Ma il punto di forza di questo film è la qualità assurda dell’animazione, considerando che parliamo di un’opera del 1955. Inoltre, la scena degli spaghetti è una dei baci più iconici di tutta la storia del cinema, ammettiamolo.
l primo film ad essere prodotto dopo la morte di Walt Disney nel 1966, ma anche l’ultimo da lui approvato. Come in Lilli e il vagabondo, anche qui troviamo il rapporto tra animali da salotto e randagi, in questo caso però versione felina. La linea comica funziona benissimo, i personaggi sono tutti piacevoli e l’atmosfera parigina su note jazz è veramente indimenticabile.
Uno dei Classici più importanti in cento anni di storia Disney. Fu il ritorno ad un grande film con un’unica storia dopo la parentesi bellica, con un soggetto tratto dalle fiabe più famose. Siamo tutti affezionati alla magia della Fata Smemorina, alla simpatia dei tre topolini e alla cattiveria delle sorellastre, ma bisogna anche ammettere che tra i film con le principesse Disney, Cenerentola è uno dei più banali.
Nel pieno del suo periodo artisticamente ed economicamente più florido, il Rinascimento, Disney propone il suo ad oggi l’unico Classico basato su una storia vera, ovvero le vicende dell’indigena Pocahontas e di John Smith. Un film più adulto, con uno stile d’animazione che ricorda le pitture rupestri dei nativi americani e che sotto sotto cela una forte critica nei confronti del colonialismo americano.
Le avventure di Milo e del suo equipaggio alla ricerca della perduta Atlantide sono la migliore divagazione steampunk di tutta la storia Disney. Un film d’avventura fantascientifica che strizza l’occhio a Jules Verne e ad Hayao Miyazaki, intrattenendo magicamente dal primo all’ultimo minuto, grazie anche ad un comparto tecnico di altissimo livello.
Dopo il grande flop de La principessa e il ranocchio, la Disney capì che doveva cambiare rotta con i suoi Classici, e Rapunzel ne è la perfetta dimostrazione. Il film riesce ad essere divertente in ogni suo istante, sovvertendo i canoni stereotipati della fiaba dei fratelli Grimm che volevano una principessa debole e un principe eroico pronto a salvarla.
Poche volte la Disney ha avuto tanto coraggio quanto in Zootropolis. La metafora animale della società americana è pungente e divertente a livelli mai visti, ma anche spietata nel suo mettere a nudo tutte le contraddizioni razziali a stelle e strisce. Inoltre, la sequenza di Flash, il bradipo che lavora alla motorizzazione, è la perfetta sintesi del tono di questo piccolo capolavoro.
Piccolo capolavoro è anche Lilo & Stitch, ovvero la storia del rapporto tra una piccola bambina hawaiana e un alieno atterrato sulla Terra. Probabilmente il Classico che tratta il tema della famiglia nella maniera più forte e progressista di tutta la storia Disney. Anche qui le gag funzionano magnificamente e il design dei personaggi è curato alla perfezione.
Film a basso budget dei primi anni 70’, ma veramente clamoroso. La trasposizione della leggenda popolare di Robin Hood con gli animali antropomorfi funziona dal primo all’ultimo minuto, anche grazie al suo stile più grezzo. Little John, Fra Tuck e Lady Cocca sono solo alcuni tra i personaggi più amati del film, del quale ancora oggi cantiamo Urca-Urca Tirulero con la voce del Cantagallo.
Discorso analogo a Robin Hood potrebbe essere fatto per un altro Classico del cosiddetto periodo di bronzo, caratterizzato da un’animazione più povera, ma da storie semplici e divertenti. Le avventure del piccolo Mogwli all’interno della giungla indiana sono indimenticabili, così come i personaggi secondari di Baloo, Bagheera e Re Luigi che fanno morire dal ridere. Del resto, ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile.
Il primo sequel di un Classico Disney ad essere considerato canonico. Offuscato dai capolavori del Rinascimento, in realtà questo film ha poco da invidiare ai suoi contemporanei. Ciò che salta subito all’occhio è la straordinaria qualità tecnica, grazie all’utilizzo del processo CAPS della Pixar. Le scene d’azione sono stupende, in particolare tutte le sequenze di volo dell’aquila dorata che tolgono il fiato.
C’è davvero qualcuno che non è innamorato di questo film? Il primo Classico uscito dopo la morte di Walt Disney è un coming of age basato sulle prove che Semola dovrà affrontare prima di diventare Re Artù. L’idea di calare nel più piacevole contesto Disney la leggenda inglese per eccellenza è riuscitissima, così come riusciti sono tutti gli aiutanti del protagonista, da Merlino ad Anacleto, vera e propria mascotte dell’universo disneyano.
Il Classico che apre il nuovo millennio è uno degli azzardi più grandi in casa Disney. Le follie dell’imperatore è sicuramente la commedia più fresca ed originale tra tutti i Classici. La scelta di proporre un protagonista, Kuzco, che nasce come un personaggio odioso ed egoista è vincente, così come tutte le scene con Izma e Kronk, vero MVP di un film che fa piangere dalle risate per 78 minuti.
Il ritratto perfetto della Disney più autentica, quella che rendeva i sogni dei bambini realtà grazie alla matita. L’ultimo film dei Nine Old Men, i primi nove storici animatori della Casa di Topolino, è un inno alla libertà, incarnato perfettamente dai voli di Peter e dei suoi amici. Un film ricco di messaggi buoni e sinceri, che non si dimentica di strappare una risata grazie all’indimenticabile Capitan Uncino.
Hercules è un’opera sorprendente che cattura l’essenza dell’antica mitologia greca con una freschezza narrativa unica. Il film incanta gli spettatori con uno stile d’animazione che richiama l’arte greca classica, creando un mondo visivamente affascinante. La storia di un semi-dio alle prese con l’addestramento divino e l’ascesa eroica è avvincente e divertente, offrendo un’esperienza cinematografica indimenticabile per giovani e adulti.
Ancora oggi rimane davvero incomprensibile come un film di questo livello sia stato un flop commerciale. Per fortuna Il pianeta del tesoro ha ricevuto il suo giusto plauso nel corso degli anni, diventando un cult dell’animazione. La versione fantascientifica del classico di Stevenson è indimenticabile e propone il più sincero e delicato rapporto padre figlio della storia Disney, il tutto all’interno di un universo curato alla perfezione. Impossibile trattenere le lacrime ogni volta che sentiamo Ci sono anch’io di Max Pezzali.
Dopo il gigantesco flop commerciale de La bella addormentata nel bosco, gli anni 60’ aprirono la tradizione di film più economici, grazie alla tecnica xerografica. La povertà del tratto è però uno dei punti di forza de La carica dei cento uno, che si riflette in una storia londinese dai toni cupi che si oppone al candore dei cuccioli di dalmata protagonisti. Ancora oggi Crudelia De Mon rimane una dei villain più crudeli della storia Disney.
Il decimo ed ultimo film del Rinascimento è un’avventura emozionante che porta gli spettatori nella giungla africana insieme a Tarzan, il ragazzo cresciuto tra le scimmie. Un’animazione straordinaria, la narrazione dinamica e i personaggi affascinanti rendono il film una meravigliosa esplorazione di temi come l’identità, la famiglia e l’amore. Menzione d’onore per la colonna sonora di Phil Collins, che interpretò tutti i brani in ben cinque lingue differenti.
Dumbo è un classico intramontabile che racconta la toccante storia di un giovane elefante con orecchie enormi e il suo viaggio verso l’accettazione e l’autoconsapevolezza. Questo film tocca il cuore del pubblico con la sua dolcezza e la sua lezione sulla bellezza interiore. Anche se oggi alcuni elementi del film ci sembrano datati e stereotipati, Dumbo riesce ancora ad affascinarci, come nella sequenza onirica degli elefanti rosa.
Il film che fece rischiare il fallimento all’intera compagnia. I costi esorbitanti de La bella addormentata nel bosco causarono una perdita al botteghino enorme, ma a beneficiarne fu la qualità artistica del progetto. Ancora oggi il film risulta un’opera d’arte, grazie ai suoi fondali inchiostrati a mano ispirati all’arte medievale. In mancanza di una protagonista molto presente nella narrazione, il ruolo di personaggio principale del film fu affidato a Malefica, che ad oggi ha ancora lo scettro di migliore antagonista Disney.
Proprio a causa del suddetto flop, la Disney non adattò più fiabe per ben trent’anni, ma l’attesa fu ampiamente ripagata. Il Rinascimento Disney parte proprio dal 1989 con La sirenetta, un affascinante racconto sottomarino che narra la storia di Ariel, una giovane sirena desiderosa di esplorare il mondo umano. Il film è una perfetta fusione di una colonna sonora magica, con canzoni come Part of Your World e Under the Sea e animazioni sorprendenti che catturano la bellezza e la maestosità degli abissi marini.
Entriamo nella top ten di questa lunghissima classifica, dove troviamo Aladdin, forse il Classico più magico e sognante di tutti. Le strade della mitica Agrabah fanno da cornice a questa storia intrisa d’amore, avventura e tanta comicità, grazie soprattutto al Genio di Robin Williams, senza ombra di dubbio la migliore spalla comica di tutti i film Disney. L’indimenticabile comparto musicale ci trasporta ancora oggi su un tappeto volante dove tutto è possibile.
In tanti hanno provato a trasporre al cinema il celebre romanzo di Carlo Collodi, ma dopo più di ottanta anni nessuno è ancora arrivato al risultato del secondo Classico Disney. L’Odissea del burattino più famoso della storia passa attraverso l’incontro con personaggi ambigui e oscuri, e in tanti momenti il film assume dei tratti politicamente scorretti, che sono il vero punto di forza dell’opera. La scena finale della balena è ancora oggi inspiegabile dal punto di vista tecnico.
La potenza dell’animazione, nella massima espressione disneyana. Da molti considerato un film troppo lento, Bambi è in realtà un capolavoro sotto ogni punto di vista. Un’opera che nel 1942 parla già di ambientalismo, raccontando la crescita del principino della foresta dal punto di vista degli animali. La scena dell’uccisione della madre di Bambi è potentissima; era infatti impensabile per quegli anni veder trattato il lutto in un film d’animazione, ma nel periodo d’oro dei primi anni 40’ la Disney non aveva paura di nulla.
Dalla tana di un coniglio parte un viaggio psichedelico in un mondo surreale e onirico. Questo film cattura perfettamente l’atmosfera straniante del libro di Lewis Carroll, portando gli spettatori attraverso un labirinto di eventi bizzarri e personaggi eccentrici come il Cappellaio Matto, il Brucaliffo e lo Stregatto. L’animazione è un tripudio di colori vivaci e forme distorte, mentre la narrazione segue il flusso dei sogni, sfidando la logica e la coerenza.
Il primo film d’animazione della storia ad essere candidato all’Oscar come miglior film è un capolavoro che mescola atmosfere dark e gotiche con momenti di bellezza incantevole. L’ambientazione del castello in rovina e l’inquietante design della Bestia trasmettono una sensazione di mistero e romanticismo. La scena nella sala da ballo è un punto culminante, con l’incredibile coreografia e la splendida musica che catturano la magia della storia d’amore tra Belle e la Bestia. Questo film equilibra con maestria il lato oscuro della narrazione con la bellezza e la speranza dei protagonisti.
In un’epoca in cui si parla tanto di femminismo nel cinema, la Disney fece da apripista con 25 anni di anticipo. Mulan, infatti, sfida i tradizionali stereotipi di genere, ponendo in primo piano la forza e l’indipendenza di una giovane donna. La protagonista rompe con le aspettative sociali per difendere la sua famiglia e il suo paese, rappresentando una figura femminista ispiratrice. L’animazione del film è una festa per gli occhi, richiamando l’arte cinese con dettagli accurati e una palette di colori stupefacenti. Anche la colonna sonora è potente e commovente, con canzoni come I’ll Make a Man Out of You da urlare a squarciagola ogni volta.
Adattamento del celebre romanzo di Victor Hugo, Il Gobbo di Notre Dame della Disney è un film che brilla per la sua audacia e complessità. Questa straordinaria opera affronta tematiche mature, come l’intolleranza, l’ingiustizia sociale e l’ossessione, con una profondità sorprendente, toccando picchi emotivi profondi. Il personaggio di Quasimodo è un esempio di gentilezza e coraggio, mentre il villain Frollo aggiunge un elemento di malvagità memorabile. L’ambientazione gotica di Parigi e la colonna sonora sontuosa si fondono in un’esperienza visiva e musicale spettacolare, percepibile fin dai primissimi minuti del prologo.
Troppo difficile definire Fantasia come un semplice film d’animazione. Sul gradino più basso del podio troviamo l’idea più folle di Walt Disney, un esperimento che voleva essere una connessione mai vista prima tra cinema e musica, tanto da risultare un concerto per orchestra su grande schermo. Gli otto segmenti che compongono Fantasia sono tutti epici, grazie ad un’animazione perfetta e le musiche di maestri come Čajkovskij, Bach, Beethoven, Stravinskij e Schubert. L’apprendista stregone rese Topolino la mascotte ufficiale della Disney, mentre il segmento finale, Una notte sul Monte Calvo, è semplicemente da standing ovation.
La medaglia d’argento va al film che più ha rappresentato il Rinascimento Disney e la forza che la Casa di Topolino aveva in quegli anni. Il re leone è l’epica avventura di Simba, che dopo la morte del padre Mufasa, dovrà trovare la strada per riprendersi ciò che gli spetta nella savana. La responsabilità, la crescita, la famiglia e il coraggio sono solo alcune delle tematiche del film, noto per la sua animazione straordinaria, la colonna sonora memorabile di Elton John e una gamma di personaggi indimenticabili come Timon e Pumbaa. Ogni secondo de Il re leone è un’istantanea impressa nel nostro cuore, riassumibile in due semplici parole: Hakuna Matata.
Potrà sembrare una scelta comoda o banale, ma al primo posto di questa classifica troviamo il film da cui tutto è nato: Biancaneve e i sette nani del 1937. Come ogni grande storia, tutto nasce dalla folle idea di un uomo, che in questo caso credeva che fosse possibile portare al cinema dei lungometraggi d’animazione. Ancora oggi, a più di ottant’anni di distanza, il primo Classico della storia lascia a bocca aperta per la qualità delle immagini, la complessità della trama e le incredibili canzoni. Walt Disney fu in grado di diluire l’inchiostro con la magia, e la sensazione è che Biancaneve e i sette nani sia un miracolo irripetibile.